All'Aria che tira l'ex premier difende il conduttore di Che tempo che fa: "Se avessi tolto io tre puntate a Fazio sarebbe stato un inferno". Poi commenta la bozza di legge anti milionari del M5s: "Non sono preoccupato di queste proposte di legge, hanno paura di me e vogliono eliminarmi ma la Corte Costituzionale la boccerà"
Non ha dimenticato l’Editto Bulgaro: nega addirittura di averlo fatto. Silvio Berlusconi si è riscoperto sostenitore della libertà d’informazione e del servizio pubblico. L’ex presidente del consiglio è intervenuto a difesa di Fabio Fazio, conduttore di Che fuori tempo che fa, il programma del lunedì sera che chiuderà lunedì 13 maggio con tre settimane di anticipo. ”Non credo che si voglia arrivare a questo”, ovvero a cacciarlo dalla Rai, ma, “certo, la censura è stato un episodio grave…”, dice il leader di Forza Italia. Ma come? Proprio lui? L’uomo che il 18 aprile del 2002 tuonò da Sofia, in Bulgaria: “L’uso che Biagi, Santoro, Luttazzi hanno fatto della televisione pubblica, pagata coi soldi di tutti, è un uso criminoso”. Un vero e proprio diktat dato che nei mesi successivi i tre volti televisivi scomparvero gradualmente dalle reti Rai, seppur con modalità diverse.
Diciassette anni dopo, però, Berlusconi nega. “Io non ho mai fatto un editto bulgaro…”, sostiene oggi. “Ma se avessi tolto io tre puntate a Fazio sarebbe stato un inferno“, dice l’ex cavaliere all’Aria che tira. Parole da statista e sostenitore della libertà d’informazione. Poi, per difendere Fazio, Berlusconi indossa l’altro suo abito storico: quello dell’editore televisivo: “C’è un contratto e i contratti vanno rispettati. Anche se devo ammettere che da quando è stato trasferito sulla prima rete, gli ascolti non sono granchè”.
Parole da politico ma anche di imprenditore della tv, nella stessa intervista. Una duplice veste spia di un conflitto d’interessi mai risolto. E infatti, ecco che il leader di Forza Italia commenta anche la bozza di legge presentata sul tema dal Movimento 5 stelle: una proposta che esclude da incarichi di governo i soggetti con un patrimonio mobiliare o immobiliare superiore ai 10 milioni di euro, anche per interposta persona. Se fosse esistita una legge simile, Berlusconi non sarebbe mai stato presidente del consiglio. “Il conflitto di interessi – dice oggi – non solo è ridicolo ma anche incostituzionale, perché la Carta prevede parità di diritti e doveri di tutti i cittadini, decidere dal censo se uno possa fare politica è contro la nostra costituzione. Non sono preoccupato di queste proposte di legge, hanno paura di me e vogliono eliminarmi ma la Corte Costituzionale la boccerà”.