Nelle liste d’attese, in ambito sanitario, continua esserci poca o nessun trasparenza. In tutta Italia, soltanto nove regioni hanno il portale interattivo previsto dal Ministero della Salute, “ma nessuna fornisce informazioni sia sul rispetto dei tempi massimi di attesa che sulla prima disponibilità per il cittadino”. In altre parole, i pazienti sanno quando prenotano, ma non quando toccherà a loro. Nelle altre regioni si forniscono solo poche informazioni non aggiornate, oppure non esiste alcuna aggregazione di dati a livello regionale. La Calabria, addirittura, non dà alcuna informazione sui tempi d’attesa.
Secondo un report della Fondazione Gimbe, è ancora lunga la strada per introdurre più trasparenza sui tempi d’attesa per visite mediche ed esami clinici. Lo stesso ministro della Salute, Giulia Grillo, punta il dito contro i Centri unici di prenotazione: “Ho provato a chiamarne uno per una mattinata intera, ma nessuno ha risposto”, afferma. E ribadisce: “Dal primo giorno del mio insediamento ho dichiarato guerra alle liste d’attesa”.
Le autorità monitorano 43 prestazioni ambulatoriali per valutare i progressi del Piano Nazionale per la Gestione delle Liste d’Attesa 2010-2012. Ma, precisa il rapporto, la situazione “è ancora lontana da standard ottimali ed estremamente variabile tra le diverse Regioni, nonostante il netto miglioramento”. Nelle nove regioni più virtuose, tra cui Basilicata, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Piemonte, Toscana, Valle d’Aosta, “emerge notevole eterogeneità di struttura e funzioni, da cui deriva la differente utilità per l’informazione al cittadino”. Insomma, prenotare una visita non è altrettanto facile in tutto il territorio regionale.
Uno dei motivi dei tempi lunghi delle liste d’attesa, secondo la Federazione nazionale degli Ordini dei medici, è la mancanza di medici specialisti. Un problema che nel prossimo futuro è destinato ad aumentare. Entro il 2025, in Italia, mancheranno circa 16.500 medici specialisti. Sulla base delle ultime stime della Fnomceo, nei prossimi dieci anni in Italia andranno in pensione più di 52mila specialisti, circa il 50% degli attuali. Nell’ambiente medico, la crisi in arrivo è stata definita “tempesta perfetta”, in quanto causata allo stesso tempo da mancata programmazione, blocco delle assunzioni, troppi pensionamenti.
L’auspicio, precisa il presidente Gimbe Nino Cartabellotta, “è che i risultati del nostro studio vengano utilizzati, a livello istituzionale, per riallineare sistemi regionali e aziendali, fornendo così una base univoca di dati per confrontare le performance”. Questo sarà utile soprattutto alla luce nel nuovo Piano per il Governo delle Liste d’Attesa 2019-21 approvato pochi mesi fa e che punta molto sulla trasparenza. La ministra Grillo ha precisato di aver messo a disposizione 350 milioni per il passaggio al digitale, ma “l’efficienza delle liste d’attesa – ha precisato su Facebook – passa innanzitutto attraverso i Cup”. In tal senso, per segnalare i disservizi, è disponibile il numero 1500.