Cinema

Cannes 2019, “Alain Delon non deve ricevere la Palma d’Oro: è razzista, omofobo e misogino”

L’attacco ad alzo zero contro una leggenda del cinema mondiale è stato lanciato dell’associazione femminista Women and Hollywood. “Non dobbiamo dargli il premio Nobel per la pace – ha gettato acqua sul fuoco il delegato generale del festival, Thierry Fremaux – Cannes onora Delon come artista e rende omaggio ai suoi successi nell’industria cinematografica che non hanno nulla a che fare con le sue opinioni politiche o la sua amicizia con Le Pen”

di Davide Turrini

Razzista, omofobo e misogino. Alain Delon non deve ricevere la Palma d’Oro alla carriera a Cannes. L’attacco ad alzo zero contro una leggenda del cinema mondiale è stato lanciato dell’associazione femminista Women and Hollywood. Sul red carpet ci sono gli zombie di Jim Jarmusch ma sulla Croisette si parla solo di questo. Online la petizione per revocare il premio all’interprete de L’ultima notte di quiete e Rocco e i suoi fratelli ha raccolto 23mila firme su 25mila richieste. “Delon è conosciuto per aver affermato pubblicamente che le coppie gay non dovrebbero avere il diritto di avere o adottare bambini e che le donne devono essere trattate con atteggiamento da “macho” e vanno “schiaffeggiate” come fece del resto lui – è scritto nella petizione – suo figlio lo ha persino accusato di violenza domestica. Inoltre, ha dichiarato le sue simpatie verso i movimenti di estrema destra in Francia (l’amicizia con Jean-Marie Le Pen conosciuto durante il servizio militare ndr) e il suo interesse a fermare l’immigrazione nel suo paese”.

Non dobbiamo dargli il premio Nobel per la pace – ha gettato acqua sul fuoco il delegato generale del festival, Thierry Fremaux – Cannes onora Delon come artista e rende omaggio ai suoi successi nell’industria cinematografica che non hanno nulla a che fare con le sue opinioni politiche o la sua amicizia con Le Pen”. “Delon è libero di avere quelle opinioni anche se non le condivido” ha detto Fremaux che ha poi aggiunto, secondo quanto riporta Variety, che il festival è interessato a promuovere la libertà di espressione e le opinioni di Delon sul movimento di estrema destra francese impallidiscono rispetto alle richieste del presidente Donald Trump di reprimere l’immigrazione clandestina negli Stati Uniti. E ancora, in tono scherzoso, riporta la bibbia del cinema, Fremaux ha affermato che ci vorrebbero più petizioni negli Stati Uniti per il cambiamento climatico.

Così il delegato generale di Cannes si ritrova schiacciato tra quel movimento antiviolenza e molestie nel cinema che aveva sfilato proprio durante la serissima apertura sulla montée des marches 2018, e un Delon che fonti ben informate hanno segnalato come riluttante fino all’ultimo nel ricevere la Palma alla carriera visto il difficile rapporto con un festival che non lo ha mai realmente amato. L’attore 83enne ha rilasciato una lunga intervista uscita sul quotidiano Nice Matin dove non ha parlato di petizioni, razzismo e omofobia ma ha ripercorso con nostalgia il tempo che passa, i successi, le difficoltà personali, familiari e di salute. “Vorrei tornare ad avere 50 anni, dannazione come passa il tempo! (…) Il carattere selvaggio è ancora lo stesso, ma la bellezza non è comunque più quella di prima”. E ancora, dopo l’ennesimo elogio a Romy Schneider (con la quale ebbe una relazione ndr) quando nessuno più voleva lavorare con lei: “Ho avuto una carriera impensabile, in un’altra epoca, altri tempi (…) Ho lavorato con Clément, Visconti, Losey. (…) Oggi siamo rimasti in tre della cosiddetta banda dei cinque: Trintignant, Belmondo e il sottoscritto. Cassel e Brialy se ne sono andati. Il cinema mi ha indicato una strada e salvato dalla morte”.

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