Tangenti presunte e politica reale. Al presidente di Confindustria Lombardia Marco Bonometti la procura di Milano contesta una fattura emessa a gennaio scorso a favore di una società tra i cui soci figura l’europarlamentare di Forza Italia Lara Comi: per questo motivo il capo degli industriali lombardi è indagato per finanziamento illecito insieme all’esponente berlusconiana. Un rapporto su cui l’indagine dei pm farà chiarezza. Ciò che non ha ombre, invece, è il pensiero di Bonometti nei confronti dell’attuale governo: che è un male assoluto, specie a causa dei 5 Stelle. Opinione ribadita pubblicamente in più occasione, prima e dopo gli episodi contestati dai magistrati. Da una parte Bonometti finanziava Forza Italia (sempre secondo l’accusa dei magistrati), dall’altra tifava per la caduta del governo gialloverde, quasi chiedendo tra le righe alla Lega di staccare la spina. Il 13 gennaio scorso, ad esempio, in un’intervista rilasciata a Repubblica, Bonometti non le manda a dire: “Più che un rimpasto credo sia meglio andare di nuovo alle elezioni. Meglio nessun governo che l’attuale”. Posizione netta, come quella fornita alla Stampa il 25 aprile. Dopo aver criticato il Decreto crescita in cui “manca un’azione choc che ridia fiducia alle imprese”, il presidente di Confindustria accusa l’esecutivo di non avere “una visione sul futuro” e “non mantiene nemmeno le promesse. L’autonomia, per esempio, aiuterebbe le regione virtuose a creare un clima favorevole alle imprese. E invece è sparita, come la Tav“.
La Tav, appunto: le grandi opere sono il vero cruccio di Bonometti, come si legge in un intervento pubblicato sul sito Brescianews il 13 febbraio. “Le scelte del governo non vanno nella giusta direzione” ha scritto l’industriale, che dopo aver snocciolato i dati (preoccupanti) sull’economia e chiesto l’eliminazione dell’ecotassa, ha attaccato il reddito di cittadinanza: “Il livello del beneficio economico è un disincentivo a cercare un impiego” è il parere di Bonometti, che contestualmente ha invocato un’azione sul cuneo fiscale, di “sbloccare le 400 opere pubbliche già finanziate per circa 26 miliardi di euro“, di rilanciare “l’autonomia, che può essere una risposta immediata per difendere la competitività dei territori”. Che il pensiero di Bonometti fosse quello, del resto, era chiaro sin da ottobre 2018. Erano i giorni in cui il presidente nazionale di Confindustria Vincenzo Boccia dichiarava che gli industriali “credono nella Lega”. Nacque una querelle politica e Bonometti non mancò di dire la sua. Riporta l’agenzia Ansa del primo ottobre 2018: “Voglio pensare che Boccia abbia voluto fare leva sulla Lega per mettere un freno a certe iniziative dei 5 Stelle – ha sottolineato – Con questa manovra si rischia di imboccare una deriva pericolosa e irreversibile. Ci si augura – ha spiegato – che la Lega possa fare da baluardo”. Poi ha aggiunto: “Gli esponenti del M5s non rispondono nemmeno alle chiamate. Noi siamo aperti al confronto con tutti, ma solo con i leghisti ci si vede e ci si parla”. E secondo i magistrati anche con Forza Italia.