Giustizia & Impunità

Campania, nuova indagine su assunzioni clientelari alla Gori/Acea. Ritardi inchiesta, Bonafede non manda ispettori

La risposta del ministero di Giustizia all’interrogazione del deputato M5s Luigi Gallo sulle lungaggini dell'attività investigativa è emersa l'esistenza di un nuovo fascicolo su appalti pilotati e spartizioni di posti di lavoro nella la società pubblica che gestisce il servizio idrico tra le province di Napoli e Salerno

La risposta del ministero di Giustizia all’interrogazione del deputato M5s Luigi Gallo e di altri parlamentari pentastellati sui ritardi dell’inchiesta su appalti pilotati e spartizioni di posti di lavoro in Gori/Acea, la società pubblica che gestisce il servizio idrico tra le province di Napoli e Salerno, produce due notizie. La prima è che la Procura di Torre Annunziata sta lavorando ad un nuovo fascicolo sulle assunzioni clientelari. Quelle che il management di Gori avrebbe concesso agli appetiti dei sindaci e dei politici locali, per favorire le politiche di espansione della multiutility romana Acea, socio controllore di Gori, sul territorio campano. La seconda è che dal dicastero retto dal Guardasigilli Alfonso Bonafede non saranno inviati ispettori a Torre Annunziata. Non ci saranno verifiche sui tempi non proprio rapidi di una inchiesta conclusa con l’archiviazione per prescrizione del fascicolo madre con 26 indagati, avvenuta nove anni dopo le prime perquisizioni che ne rivelarono l’esistenza, ma con motivazioni molto severe per gli indagati e le loro condotte, tra cui l’ex ad di Gori Stefano Tempesta, l’attuale ad Giovanni Paolo Marati – entrambi di provenienza Acea – e l’imprenditore e vice sindaco di Piano di Sorrento Pasquale D’Aniello.

La risposta all’interrogazione parlamentare: “Si indaga ancora sulle assunzioni clientelari”
Secondo le indiscrezioni raccolte da ilfattoquotidiano.it tramite fonti qualificate, il documento di un paio di pagine che sta per essere depositato in commissione Giustizia della Camera riferisce che dalle informazioni raccolte dal Procuratore generale della Corte d’Appello di Napoli, gli inquirenti della procura torrese hanno lavorato vagliando scrupolosamente ogni aspetto di una vicenda molto complessa e non sono stati ravvisati elementi idonei a iniziare procedure ispettive. La risposta però sta per rendere noto ufficialmente agli interroganti che sono in corso ulteriori accertamenti investigativi sulle assunzioni clientelari. Dunque, c’è una inchiesta-bis scaturita dalle dichiarazioni di alcuni lavoratori. Probabilmente riguardano alcuni dossier elaborati tra il 2015 e 2016 da operai di cooperative che hanno lavorato per la Gori e che durante un’iniziativa politica per l’acqua pubblica a Vico Equense consegnarono copia delle loro carte a Gallo, che a sua volta le trasmise ai carabinieri e poi fu sentito in procura come persona informata dei fatti.

La Finanza sollecitò al pm gli arresti degli indagati: “Indispensabile interrompere il sodalizio criminale”
Ma dalla discovery dell’archiviazione fioriscono ulteriori notizie sull’indagine ormai abortita. L’informativa finale della Guardia di Finanza di Massa Lubrense, depositata il 19 luglio 2011 nella segreteria del pm Rosa Annunziata e firmata dal comandante della tenenza Umberto Soavi, si concludeva con un invito a richiedere “con urgenza” gli arresti di “tutti i soggetti coinvolti nelle indagini” perché i militari ritenevano “indispensabile interrompere il sodalizio criminale”. Le 173 pagine del rapporto hanno ricostruito con minuzia la rete tessuta da Gori sul territorio, i piani di sviluppo che prevedevano “un andamento elefantiaco dei costi poi ricoperti con rialzi tariffari” sulle bollette dell’acqua e l’esistenza di un’associazione a delinquere costituita da “imprenditori privati, dirigenti e manager di Gori” e “finalizzata alla commissione di una pluralità di reati contro la pubblica amministrazione” intorno agli appalti “concessi dopo il 2006”.

I legami tra Tempesta e D’Aniello, appaltatore privilegiato: “Le auto di Gori accompagnarono i lavori privati della casa dell’Ad”
E ci sono tutti i dettagli di una vicenda già raccontata per sommi capi dal Fatto: quella dei 40mila euro circa di lavori edili che D’Aniello avrebbe regalato a Tempesta per la ristrutturazione della sua abitazione romana prima che la Gori inizi a beneficiare le ditte dell’imprenditore costiero di più di 3 milioni di appalti assegnati senza gara. La Finanza ricorda che D’Aniello in quegli anni è assessore alle Attività Produttive di Piano di Sorrento. Le attività tecniche hanno permesso di accertare che è uno “stretto amico anche del senatore Raffaele Lauro” (estraneo all’inchiesta, ndr), nonché dirigente di Msc, la compagnia di navigazione: “Le intercettazioni – si legge – hanno dimostrato la facilità per il D’Aniello, grazie al ruolo rivestito all’interno della società Msc (nonché per il suo peso politico sul territorio), di poter far “imbarcare” personale da lui segnalato”. Ci sono poi decine di verbali. Un tecnico di D’Aniello racconta di aver dormito insieme a un operaio nella casa di Tempesta, semivuota e da ristrutturare, per “massimizzare i tempi”. Dipendenti ed ex dipendenti di New Electra, l’impresa di D’Aniello, spiegano che fu fatta “una ristrutturazione completa sia dal punto di vista elettrico, idraulico e di muratura”. Una dipendente Gori, sentita il 22 aprile 2010, rivela: “Tempo fa furono elevate delle contravvenzioni al Codice della Strada a delle macchine della Gori mentre si trovavano a Roma per eseguire dei lavori a casa del Tempesta. In quell’occasione furono elevate delle multe anche alle auto di servizio della New Electra“.

I lavori avvengono a fine 2005 ma viene emessa fattura di 45mila euro solo nel 2007. È intestata alla moglie di Tempesta. Il pagamento sarebbe avvenuto in contanti. La Finanza non ci crede. E ritiene la fattura una pezza sul buco dei sospetti “nell’ambiente Gori” sui rapporti privilegiati tra Tempesta e D’Aniello. Per una serie di ragioni: il pagamento non è rintracciabile, aggira la legge sul limite dell’importo in contanti, non c’è traccia di prelevamenti bancari sufficienti a supportare il pagamento, non è logico pagare a distanza di due anni dal lavoro, e non è credibile che un signore scelga una impresa distante 300 km da casa sua, alla quale, guarda caso, da quel momento in poi inizia a elargire “una serie smisurata di appalti illegittimi”. Ma non ci sarà nessun processo. L’archiviazione per prescrizione è un danno anche per gli indagati, che non hanno potuto difendersi da queste accuse e hanno perso la possibilità di dimostrare la correttezza delle circostanze del pagamento, e delle loro scelte private e aziendali.

Gallo (M5s): “Con la Spazzacorrotti ci sarebbe stato un processo. Resterà impunito questo sistema”
Il deputato Gallo commenta così: “Dalle indiscrezioni provenienti dal ministero di Giustizia si evince che il M5S ha da sempre preso una posizione giusta su due punti importanti a vantaggio dei cittadini: la riforma della Prescrizione e l’acqua pubblica. Grazie alla legge Spazzacorrotti la riforma della prescrizione sarà attiva dal prossimo anno. Se fossimo arrivati prima al governo, oggi non avremmo impuniti intorno allo scandalo più grande alle falde del Vesuvio, in una delle peggiori privatizzazioni d’Italia che hanno permesso i vecchi partiti, e i politici di ieri e quelli di oggi, che politicamente sopravvivono. Oggi possiamo dire tranquillamente che la privatizzazione dell’acqua fatta nel nostro Paese ha fatto comodo solo agli amici degli amici a danno delle tasche di tutti i cittadini, a causa degli aumenti delle bollette che hanno coperto i costi e gli sprechi”. “La vicenda comunque non è chiusa – conclude Gallo – perché un faro sulla gestione Gori è ancora acceso in Procura e noi saremo soddisfatti solo quando verrà consegnata la verità ai cittadini affinché chi ha sbagliato paghi”.