Televisione

Eurovision Song Contest, ecco chi sono gli Hatari: il gruppo islandese che ha fatto impazzire i fan tra bondage e anti-capitalismo

Qualcuno già li definisce “i nuovi Rammstein”: criticano il populismo, difendono i diritti LGBT e cantano vestiti di latex e borchie. Ritratto degli Hatari, la rivelazione di Tel Aviv

di Beatrice Manca

Il loro nome significa haters, odiatori: vestono in stile BDSM, tutto latex e cinghie, cantano un brano sull’odio e urlano parecchio. Sono gli Hatari, il gruppo islandese che più ha attirato l’attenzione all’Eurovision Song Contest, il contest musicale internazionale in corso in questi giorni a Tel Aviv. La loro performance nella serata di martedì ha fatto impazzire il pubblico, facendo guadagnare all’Islanda un posto in finale.

Il gruppo, fondato nel 2015, è composto dal batterista Einar Hrafn Stefansson (figlio dell’ambasciatore islandese in Uk) Klemens Hannigan, e dal cantante Matthias Tryggvi Haraldsson’s. Il loro brano “Hatrið mun sigra” ha un testo rassicurante che tradotto suona più o meno così: “L’odio prevarrà, impalando il cuore dell’Europa, brucerà la rete di bugie, dalla distruzione ora risorgeremo uniti”. Per la loro esibizione hanno illuminato il palco di rosso sangue, con uno sfondo di catene e una palla da demolizione. Ma quel che attira più l’attenzione è il loro abbigliamento sadomaso: intrecci di cinghie, borchie, maschere sul viso, stivaloni con doppiofondo (fai anche triplo). In più, indossano lenti a contatto colorate che rendono l’iride bianca come quella di un rettile. Eppure, il pubblico li adora: su Twitter gli spettatori italiani dell’Eurovision erano in visibilio come davanti a una cucciolata di gattini.

Si definiscono “tecno-distopici” e qualcuno già li considera “i nuovi Rammstein”. Nelle interviste hanno più volte dichiarato il loro scopo: distruggere il capitalismo. Una cosa semplice, insomma. Criticano duramente il populismo in Europa e sono fieri sostenitori dei diritti LGBT: anche a Tel Aviv si sono presentati con una bandiera arcobaleno. Recentemente sono stati attaccati per il lancio di un’acqua minerale imbottigliata, la SodaDream (no, stavolta Chiara Ferragni e la sua Evian non c’entrano nulla). Ma in realtà era tutto finto: una provocazione che parodiava la israeliana SodaStream, il dispositivo per fare l’acqua frizzante acquistato lo scorso anno dalla Pepsi. Lo slogan della presunta bibita che appare sul sito web, “Dare To Dream”, è proprio lo slogan dell’Eurovision.

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