I video in live streaming si sono rivelati una bella grana per Facebook, quando questo metodo è stato usato per trasmettere in diretta social la strage di Christchurch. Le scuse dell’azienda di Zuckerberg sono state sovrastate da un’ondata di proteste internazionali da parte di utenti, governi ed enti. Adesso è arrivato il giro di vite: basterà trasgredire le regole anche una sola volta per vedersi interdetto l’utilizzo di Live per un certo periodo di tempo. Una regola che nel mondo anglosassone è nota come “one strike” e che sta semplicemente a indicare che non è concessa una seconda possibilità.
Regole che non sono state aggiornate, e che si trovano esposte alla pagina ufficiale alla voce “Community standards“. Rientrano l’incitamento all’odio, razzismo, bullismo e cyberbullismo, incitazione ad arrecare danni fisici, finanziari ed emotivi, eccetera. Da notare che di recente le regole sono state aggiornate introducendo il riferimento preciso a “individui e organizzazioni pericolosi” già sfruttato per bandire un certo numero di contenuti all’inizio di questo mese.
La novità quindi non è tanto nelle regole, quanto nelle restrizioni circa il loro rispetto: “D’ora in poi, chiunque violi le nostre politiche sarà limitato dall’uso di Live per determinati periodi di tempo, ad esempio 30 giorni, a partire dal primo reato. Ad esempio, qualcuno che condivide un collegamento con una dichiarazione di un gruppo terroristico senza contesto verrà immediatamente bloccato dall’uso di Live per un determinato periodo di tempo“, si legge nell’ultima nota ufficiale. L’azienda inoltre ha messo in preventivo ulteriori restrizioni per chi viola le regole, fra cui il divieto di usare i Live per i suddetti “individui e organizzazioni pericolosi”.
Un portavoce di Facebook ha dichiarato al sito CNN Business che “se ci fossero già state queste nuove condizioni in atto, l’attentatore di Christchurch non avrebbe potuto trasmettere il massacro in diretta streaming dal suo account, lo scorso marzo”.
La novità, nelle intenzioni, sembra incontrare le richieste provenienti da più parti di filtrare i contenuti sul Web, l’efficacia e l’arbitrarietà nell’applicazione pratica saranno da valutare. Insieme agli esiti dei corposi investimenti (7,5 milioni di dollari) messi sul piatto da Facebook per trovare nuove soluzioni “automatiche” per individuare immagini, video e audio manipolati appositamente per eludere i controlli. Al riguardo è sempre più protagonista l’Intelligenza Artificiale, anche se episodi passati hanno evidenziato notevoli criticità. Per migliorare le tecniche sono al lavoro l’Università del Maryland, la Cornell University e l’Università della California Berkeley.