“Chiediamo l’assoluzione per la violenza sessuale e l’omicidio”. E la richiesta degli avvocati Umberto Gramenzi e Simone Matraxia, legali di Innocent Oseghale, imputato nel processo davanti alla Corte di assise di Macerata per la morte di Pamela Mastropietro, la 18enne romana i cui resti furono ritrovati in un trolley il 31 gennaio 2018. Per l’imputato la scorsa settimana la procura ha invocato l’ergastolo. Per quanto riguarda l’omicidio è stata richiesta, hanno spiegato gli avvocati al termine dell’udienza, la derubricazione come “morte in conseguenza di altro delitto” ossia collegato alla cessione della droga che è “un’altra ipotesi delittuosa e comporta altre pene”.
Gli avvocati hanno anche chiesto “il minimo della pena per il reato ammesso ossia quello di vilipendio, distruzione e occultamento di cadavere“. Oseghale, nel corso del processo, ha ammesso infatti di aver fatto a pezzi la ragazza ma ha negato di averla violentata e uccisa. “In questo processo la violenza sessuale è stata contestata come aggravante del delitto di omicidio – ha osservato al termine dell’udienza l’avvocato Gramenzi – riteniamo che non sussista l’ipotesi della violenza sessuale e, laddove dovesse essere ritenuta non sussistente, la pena potrebbe arrivare a 30 anni e non l’ergastolo” chiesto dalla procura. I legali di Oseghale hanno anche chiesto per il loro assistito le “attenuanti generiche” in virtù dell’”atteggiamento processuale”.
Per la difesa il quadro probatorio è incerto, il clamore mediatico non ha giovato all’inchiesta e non c’è certezza che la vittima sia morta per le coltellate. Piuttosto, sostiene la difesa, la ragazzina romana sarebbe morta per overdose dopo aver avuto un rapporto consensuale con lo spacciatore. “Le sentenze non si emettono per compiacere il popolo né per compiacere i mass media” ha detto, alla fine della sua arringa l’avvocato Matraxia.