Il sottosegretario all'Editoria, audito in commissione di Vigilanza Rai, chiude a qualsiasi ipotesi di nuovi finanziamenti all'emittente che, specifica, "è di competenza del Mise". Poi interviene Matteo Salvini: "Un peccato cancellarla con un tratto di penna". E arriva l'emendamento del Carroccio al dl Crescita: "3,5 milioni per tenere aperta la radio fino a fine anno"
Nessuna volontà di prorogare la convenzione a Radio Radicale. Anzi no, una proroga di sei mesi. Il nuovo dispetto tra alleati di governo si consuma con un emendamento al decreto Crescita, depositato in commissione alla Camera, a prima firma del capogruppo della Lega in Vigilanza Rai, Massimiliano Capitanio. Il Carroccio propone di investire 3,5 milioni di euro per permettere a Radio Radicale di proseguire le trasmissioni in convenzione fino alla fine del 2019. Solo poche ore prima, il sottosegretario all’Editoria, Vito Crimi, in audizione proprio davanti alla Commissione di Vigilanza Rai aveva chiuso in maniera netta all’ipotesi di rinnovare il finanziamento pubblico all’emittente dei radicali, nonostante le richieste dell’Agcom.
“Sulla convenzione con Radio Radicale ad oggi non c’è nessuna volontà di proroga Sull’archivio ci stiamo ragionando, ma quella è una questione del tutto diversa”, aveva spiegato in mattinata il pentastellato Crimi, sottolineando anche la propria incompetenza sull’emittente e spiegando che questa è del Mise. Dopo l’audizione del sottosegretario, sulla vicenda è intervenuto anche il vicepremier Matteo Salvini: “Non ne faccio una questione politica, io difendo la libertà di parola di tutti, anche di Radio Radicale, che è un peccato cancellare con un tratto di penna”. Secondo il leader della Lega, “spazi di recupero economico ce ne sono sulla tv pubblica, con cui si pagherebbero metà delle radio italiane”. Poi è arrivata la proposta di proroga inserita nel dl Crescita.
L’audizione di Crimi in Vigilanza Rai
Le affermazioni di Crimi in Vigilanza avevano già scatenato le proteste dei commissari di opposizione. Tra loro Federico Mollicone, deputato Fdi, che si domanda se il sottosegretario all’editoria abbia così smentito Luigi Di Maio. “Disse che per Radio Radicale sarebbe stata trovata una soluzione ed oggi Vito Crimi sconfessa tutto, affermando in maniera netta che non esiste né possibilità di proroga né possibilità di rinnovo della convenzione. Di Maio cosa ne pensa? – chiede al sottosegretario l’esponente di Fratelli d’Italia – Il governo non ha evidentemente una linea, nonostante le aperture di alcuni componenti della maggioranza. Il 21 maggio scadrà la convenzione di Radio Radicale e non sono ancora state trovate formule di proroga né bandita una gara. Fdi ha presentato emendamenti in Senato al dl Sblocca cantieri per la proroga semestrale della convenzione. Invito i colleghi che condividono la battaglia a sottoscrivere e votare favorevolmente”.
Rispondendo alle domande, Crimi ha ribadito che “come governo abbiamo tenuto questa posizione, cioè che non debba prorogarsi la convenzione“. “A dicembre – ha ricordato Crimi – abbiamo fatto una proposta di proroga di un anno a 5 milioni di euro. Perché 5 e non 10? Perché le tecnologie consentono di ridurre i costi. Non solo, voi stessi avete ribadito l’importanza di attività di Radio Radicale che non sono oggetto di convenzione. Allora delle due l’una: o abbiamo pagato troppo la convenzione o Radio Radicale ha svolto altre attività con i fondi della convenzione, che prevede solo le dirette delle sedute parlamentari. Nessuno si è preso la briga di rivedere in 25 anni la convenzione o di prevedere una gara, forse per paura che qualche altro soggetto potesse vincerla”.
A fronte di quella proposta, ha proseguito Crimi, “l’unica risposta di Radio Radicale è stata quella di rinnovare la convenzione per sei mesi. Se avessero accettato, oggi non ci saremmo trovati in questa situazione, ma avremmo un rinnovo per un anno a un costo ragionevole. Voglio ricordare che la convenzione con Radio Radicale è frutto di un bando di gara del ’94, in forza un decreto legge non convertito, ma rinnovato identico subito dopo. Poi rinnovato una terza volta, poi decaduto e reiterato per 17 volte, cioè 34 mesi. Se oggi uno provasse a fare una cosa del genere, ci sarebbe l’insurrezione dei costituzionalisti. C’è, inoltre, Gr Parlamento che trasmette le sedute parlamentari, di fatto c’è una duplicazione. C’è già un canale radiofonico, tutto il resto non è oggetto della convenzione”.
Crimi ha poi precisato che l’archivio della radio “non sparisce il 21 maggio, oggi è in mano a un privato quindi il timore che vada a privati è ingiustificato – ha detto ancora -. Uno dei soci di Radio Radicale è una holding di supermercati. Questo è un dato di fatto. Un ragionamento però si può fare: alcuni colleghi hanno proposto di proseguire la digitalizzazione della parte vecchia. Questo lavoro è però oggetto di una convenzione diversa e ribadisco la massima attenzione a preservarlo. Questo archivio, però, è stato realizzato con soldi pubblici e anche la valorizzazione economica deve tener conto di questo aspetto”.