Sport

Se Palermo piange (sportivamente), Catania trionfa con la pallanuoto femminile

In tempi in cui il rosanero del calcio sbiadisce, l’altro lato della Sicilia gioisce mostrando tutto lo splendore di un orizzonte, con la o minuscola, rosa. L’Orizzonte, stavolta con la o maiuscola, ha riportato a Catania il tricolore della pallanuoto femminile e proprio a queste donne sembra aggrapparsi non solo la città etnea ma l’intero sport siciliano. Non certo una novità, anzi, un binomio, quello donne-sport celebrato sin dall’antichità.

Nel centro della Sicilia, a Piazza Armerina, è possibile visitare la Villa del Casale. Splendida residenza di età romana costruita tra il III e i IV secolo d.C. Famosa per i suoi mosaici, la villa ne custodisce uno che ha sempre attratto i visitatori: quello delle donne in bikini. Il bikini è una fascinazione moderna per dare un nome agli indumenti sportivi che le atlete indossavano in questa raffigurazione. I pesi, il lancio del disco, la palla, la corsa. Queste le attività che le vedevano impegnate allora e quel bikini nulla aveva a che vedere con i bagni, le piscine o il nuoto.

Meriterebbero un mosaico moderno le ragazze, col costume intero, dell’Orizzonte Catania di pallanuoto, vincitrici del 20esimo titolo italiano che gli ha consegnato la seconda stella. Otto anni dopo l’ultimo campionato vinto, le catanesi tornano sul gradino più alto e rinverdiscono i fasti di quella che fu la squadra delle invincibili con 15 scudetti di fila e 8 Coppe dei Campioni. Dai tempi delle giocatrici storiche come Claudia Vinciguerra, Sabrina Barresi e Flavia Villa per passando per le mitologiche Cristiana Conti, Giusi Malato, Maddalena Musumeci, Tania Di Mario, Cinzia Ragusa, Silvia Bosurgi e Martina Miceli fino ad arrivare all’oggi, sono trascorsi appena 34 anni.

La squadra, fondata nel 1985, dopo alcuni anni di rodaggio ha iniziato la serie vincente nel 1991 e non si è più fermata e anzi, ha contribuito in maniera consistente ai successi olimpici e mondiali del Setterosa, di cui costituiva spesso la colonna vertebrale. Un altro mosaico perfetto è stato questa squadra, laureatasi campione d’Italia 2019, allenata da Martina Miceli e affiancata da Tania di Mario. Gioventù ed esperienza, vivaio e talento che hanno fatto sì che il blasone pesasse nella finale contro Roma. Sul tabellino finale spiccano le due reti decisive di Carolina Ioannou, e i gol di Arianna Garibotti, Roberta Bianconi, Claudia Marletta e Sabrina Van der Sloot. I loro sigilli al successo premiano gli sforzi di una società intera, capitanata dal presidente Nello Russo. Sarebbe banale dire che anche la città ha vinto ma bisogna farlo per spronare le società sportive a eccellere se pur si opera al Sud dove le difficoltà di programmazione sono un freno costante.

L’Orizzonte Catania ha atteso 8 anni per ruggire e riportare l’attenzione sull’Isola, da qualche anno lo fa anche la Virtus Eirene a Ragusa, la squadra di pallacanestro femminile che ha appena perso la quarta finale scudetto della sua storia con Schio. Esempi come questi danno tanto alle città in cui operano, stimolando i giovani, formando dirigenti capaci ed educando i tifosi. Sono un patrimonio che va tutelato anche quando il riflettore si spegne. Nel centro della Sicilia quel mosaico aveva celebrato lo sport attraverso le donne, secoli dopo, le tessere colorate sono state sostituite dai pixel che compongono immagini di festa e meritata gioia. Frammenti che si sovrappongono perché hanno qualcosa in comune, hanno fatto storia e fanno sì che continui.