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Su Fazio Berlusconi ha fatto il Berlusconi. Come ribalta la frittata lui…

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Ha suscitato una certa sorpresa la posizione che Silvio Berlusconi ha preso a L’aria che tira a proposito dell’ennesimo caso su Fabio Fazio, cioè la chiusura del programma di seconda serata del lunedì con tre puntate di anticipo. Una posizione molto liberale, assolutamente avversa a ogni tipo di censura, rispettosissima della legalità (“i contratti si devono onorare”), equilibrata nel giudizio di merito che riconosce il valore del conduttore ma al contempo ne segnala una certa sofferenza sul piano degli ascolti.

In realtà non mi pare ci siano molte ragioni per sorprendersi. Mi pare, al contrario, che Berlusconi abbia fatto il Berlusconi. Se c’è una sorpresa è la sua capacità di interpretare bene ancora la sua parte, cosa che non gli riusciva più da qualche tempo e di cui francamente non lo credevo più capace, in un momento un po’ complicato sia sul piano politico che su quello personale.

E invece rieccolo. Abile nel voltare la frittata: prima sostiene l’improbabile tesi di un suo tentativo di dialogo con Enzo Biagi e compagni, poi, quando Myrta Merlino lo inchioda al tremendo uso dell’aggettivo “criminoso”, cambia versione e sostiene che la colpa era loro, che usavano il servizio pubblico a vantaggio di una parte. Cosa difficile da dimostrare e in ogni caso quale “crimine” configura? Rieccolo nel personaggio dell’imprenditore che crede solo nel mercato e nelle sue regole che non prevedono censura. Come se le cose fossero sempre chiare e nette e non ci fossero nel mitico mercato ambiguità e zone opache. Rieccolo a fare l’uomo di televisione, difensore dello spettacolo e dei suoi interpreti ma attento ai risultati di audience. E anche qui con qualche furbesca omissione, perché un programma del servizio pubblico non si giudica solo in base agli ascolti – e comunque a sentire Emmanuel Macron o Roberto Saviano a Che tempo che fa c’è più gente di quella che guarda Il grande fratello.

Insomma, credetemi, Berlusconi non è cambiato e non cambierà mai, al massimo si sposta un po’, si ricolloca in base a esigenze elettorali che ora lo spingono a cercare consensi moderati. Quello che è davvero cambiato è il mondo attorno a lui e in questo nuovo mondo le sue mezze verità, le sue frittate rivoltate, le sue balle non sono più di moda. Ne vanno di moda altre. Se siano meglio o peggio, più o meno pericolose delle sue, proprio non saprei.

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