C’è un altro esponente di Forza Italia iscritto nel registro degli indagati della Procura di Milano nell’ambito dell’inchiesta della Dda che il 7 maggio scorso ha portato all’emissione di 43 misure cautelari e che hanno portato all’arresto tra gli altri del vicecoordinatore regionale di azzurro Pietro Tatarella e il sottosegretario all’area Expo della Regione Lombardia Fabio Altitonante . È Lara Comi, eurodeputata, il cui nome già nei giorni scorsi era emerso nelle carte dell’inchiesta per una intercettazione tra Nino Caianiello e Giuseppe Zingale, dg di Afol (leggi l’articolo di Davide Milosa). L’iscrizione della Comi è legata a quella di Marco Bonometti, presidente di Confindustria Lombardia e presidente dell’azienda Officine Meccaniche Rezzatesi (Omr) con sede nel Bresciano. Il reato contestato è il finanziamento illecito. L’europarlamentare, candidata alle prossime elezioni europee, dice che si tratta di un’accusa “assurda” e che continuerà la campagna elettorale.
Fattura da 31mila euro per una tesi di laurea scaricabile online
All’imprenditore, che ieri per ore è stato sentito come persona informata sui fatti, viene contestato di aver pagato 31mila euro per una consulenza tramite anche una tesi di laurea reperibile anche online. Quei soldi poi sarebbero andati a finanziare illecitamente la campagna elettorale della forzista, già coordinatrice del partito a Varese. Si tratta di una fattura emessa nel gennaio 2019 da Omr holding ad una società Premium consulting srl, tra i cui soci figura la Comi, candidata alle prossime europee. Bonometti avrebbe finanziato due studi per l’espansione in Europa dei mercati: i soldi secondo gli inquirenti, sarebbero stati versati in due tranche da circa 15mila euro. I titoli degli studi: “Made in Italy: un brand da valorizzare e da internazionalizzare per aumentare la competitività delle piccole aziende di torrefazione di caffè” (2015) e “Metodi statistici per il web marketing”, una tesi già presente online e firmata dall’allora laureando Antonio Apuzza. Ieri l’imprenditore – che a gennaio auspicava un ritorno alle urne – era entrato a Palazzo di Giustizia di Milano da testimone e sentito come altri convocati dai pm Silvia Bonardi, Adriano Scudieri e Luigi Furno e dall’aggiunto Alessandra Dolci. Bonometti ha negato che la fattura fosse un finanziamento al partito spiegando di aver sostenuto economicamente diverse campagne elettorali senza farne mistero. Altri due imprenditori, probabilmente sempre sentiti nelle ultime ore, sono stati iscritti nel registro degli indagati con l’accusa di finanziamento illecito allo stesso candidato. Finanziamento che sarebbe avvenuto con un meccanismo simile. “La consulenza era regolare e non c’è stato alcun finanziamento illecito – fa sapere l’avvocato Gian Piero Biancolella- . Quale legale incaricato dall’onorevole Comi, posso con decisione contestare che sussista l’illecito ipotizzato. Non vi era motivo alcuno che impedisse che un finanziamento del tutto lecito potesse potesse essere effettuato secondo le modalità previste dalla legge. Non vi era quindi motivo per simulare un contributo elettorale con una prestazione di servizi. In ogni caso la prestazione è stata resa dalla società, nell’ambito dell’oggetto sociale della stessa e nell’ambito delle specifiche competenze”.
I contratti di consulenza sotto la lente degli inquirenti
Nei giorni scorsi era emerso che gli inquirenti indagavano sui contratti di consulenza ottenuti da una società riconducibile all’europarlamentare. In particolare si cercavano riscontri su “contratti di consulenza da parte dell’ente Afol città metropolitana” per un “totale di 38.000 euro”. Il caso di quest’ultima consulenza, sarebbe indicativo – assieme a tanti altri e in base alle intercettazioni –come Caianiello, il “dominus” del sistema corruttivo (leggi l’articolo di Alessandro Madron) e anche di Forza Italia in Lombardia, sarebbe riuscito “con disinvoltura”, “grazie proprio alla collaborazione di alcuni suoi uomini di stretta fiducia, tra i quali l’avvocato Carmine Gorrasi” consigliere comunale a Busto Arsizio, Zingale e Loris Zaffra “ad estendere la sua influenza politica e, parallelamente, quella criminale ben oltre i confini della provincia di Varese”. Secondo gli inquirenti la cifra di 38mila euro sarebbe stata una cifra “preliminare” al “conferimento di un più ampio incarico che può arrivare alla totale cifra di 80.000 euro”. Incarico che avrebbe avuto come contropartita la “promessa di retrocessione di una quota parte agli stessi” Caianiello e Zingale. Per tutta la giornata di ieri, tra l’altro, sono stati ascoltati testimoni e indagati tra cui anche un’avvocatessa ligure citata proprio da Zingale come colei che, tramite l’eurodeputata avrebbe ricevuto consulenze dall’ente per un progetto. Come ha spiegato lo stesso dirigente interrogato dal gip Raffaella Mascarino che si proponeva di lanciare l’Agenzia per la Formazione, Orientamento e Lavoro in Europa.
L’inchiesta, formata da tre tranche, prosegue con gli approfondimenti su tutti i fronti. Uno dei quali è la nomina di Luca Marsico, l’ex socio di studio del Presidente della Lombardia Attilio Fontana, ed ex consigliere azzurro, finito con una delibera di giunta tra i componenti del Nucleo di valutazione degli investimenti della Regione e che è costata al governatore lombardo una informazione di garanzia per abuso di ufficio. Una nomina avvenuta “in quota Lega. Lui mica può rimanere in Forza Italia eh!” come diceva proprio Caianiello.