“Non esiste ancora una cura in “reali condizioni di campo” e la Xylella fastidiosa è una minaccia non solo per i Paesi del Mediterraneo”. Sono queste le conclusioni di due pareri dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) basati su tecniche di modellazione computerizzata, elaborati da un gruppo di esperti scientifici sulla salute dei vegetali, per capire come il batterio si diffonda su brevi e lunghe distanze in diverse condizioni.

Le opinioni confermano, tra l’altro, come alcuni trattamenti sperimentati in questi anni possono ridurre i sintomi, ma non eliminano la Xylella fastidiosa. L’applicazione tempestiva delle misure di controllo Ue  – scrive l’Efsa – resta quindi l’unico modo per fermarlo. La lotta, secondo gli esperti, è complicata dal ritardo con cui si manifestano i sintomi: controllo degli insetti vettori e corretta e tempestiva applicazione delle misure di emergenza attualmente in vigore a livello Ue (taglio delle piante infette e di quelle suscettibili di infezione nel raggio di 100 metri) risultano quindi “decisive”

Le simulazioni condotte dall’Autorità europea suggeriscono che l’eradicazione potrebbe essere ottenuta anche con un raggio inferiore ai 100 metri, ma solo in caso di diagnosi precoce della malattia, controllo degli insetti vettori molto efficiente per adulti e larve, rimozione immediata delle piante. Al contrario, se il vettore è scarsamente controllato, anche nel caso del raggio di taglio attuale, l’eradicazione potrebbe fallire. Ridurre le zone cuscinetto, quelle che separano l’area infetta dall’area indenne, aumenta la probabilità di espansione dell’epidemia. In ogni caso, si legge sul portale dell’Autorità, l’attuazione di aree tampone di “dimensioni diverse per controllare un’area infetta abbia un’efficacia relativa”.

I modelli elaborati al computer hanno poi evidenziato che, sebbene la maggior parte del territorio dell’Unione Europea presenti tipologie climatiche simili a quelle in cui notoriamente il patogeno si presenta in altre parti del mondo, le aree maggiormente a rischio sono quelle nell’Europa meridionale. Tuttavia, si legge sul sito Efsa, “la modellazione ha mostrato anche alcune variazioni a questa regola generale, a seconda della sottospecie in questione”. 

Il batterio Xylella fastidiosa è stato individuato per la prima volta in Europa nel 2013 in Salento, in Puglia, quale responsabile della sindrome di disseccamento rapido degli ulivi. Nel 2015 il batterio è stato identificato in Francia, in Corsica e nella regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra. Nel 2016 è stata la volta delle Baleari, con infezione di ulivi, viti e mandorli, e di una serra in Germania. Le piante nel focolaio tedesco sono state distrutte e il batterio eliminato, operazione resa più semplice dal fatto che si trattava di un vivaio e non di una vasta area, come accade in Puglia o nella Spagna sud-orientale, dove nel 2017 il batterio viene trovato sui mandorli nella provincia di Alicante, con l’area dell’epidemia che oggi supera i 134mila ettari.

Nel 2018, la Spagna ha notificato la presenza del patogeno in un ulivo situato nella regione autonoma di Madrid, e nello stesso periodo un vivaio belga distruggeva tutti gli ulivi in azienda dopo averne trovato uno infetto. All’inizio del 2019 sono stati segnalati due nuovi focolai, uno in Toscana sul Monte Argentario (con ceppo diverso dal salentino) e l’altro nel distretto di Porto in Portogallo su piante ornamentali e spontanee.

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