Il Partito democratico di fronte alle tensioni tra Di Maio e Salvini sull'ipotesi di sforare la soglia del 3 per cento del rapporto deficit/Pil ha iniziato a parlare di uscita dell'Italia dall'Unione europea. L'ex premier al Corriere: "Si può finire fuori anche senza averlo deciso". L'ex ministro allo Sviluppo economico: "La cagnara continua ha spaventato gli investitori". L'ex vice all'Economia Morando al Sole 24 ore: "Senza correzione di rotta, prenderà il sopravvento la fuga dalla realtà"
Il Pd grida all’Italexit. Se l’ipotesi di uscire dall’Unione europea o perfino solo di discuterne è scomparsa dai comizi elettorali di Lega e M5s, chi ora paventa l’ipotesi che il governo possa trascinare il Paese fuori dall’euro è il Partito democratico. Nei giorni scorsi Luigi Di Maio si è scontrato con Matteo Salvini proprio perché quest’ultimo ha detto di essere pronto a sforare la soglia del 3 per cento deficit/Pil imposta dai trattati, mentre i 5 stelle, in linea con quanto chiesto negli ulimi mesi dal presidente della Repubblica, chiedono di essere più cauti. Tensioni interne che, al di là delle dichiarazioni, non si sono tradotte in atti concreti. Per l’ex premier dem Paolo Gentiloni e il suo ex ministro allo Sviluppo economico Carlo Calenda tanto basta per rendere “il rischio Italexit concreto” perché, dicono, “il governo Lega-M5s è pericoloso” e “si può perfino finire fuori senza averlo deciso”.
L’ex presidente del Consiglio, intervistato dal Corriere della sera, ha parlato di totale “isolamento per l’Italia” a livello internazionale: “Io trovo che sia un fatto davvero colossale”, ha detto, “che un vicepremier dica ‘tireremo dritto sul debito, che sia 130 o 140% del Pil’. Come dire 200 miliardi in più o in meno chi se ne frega. Mi dispiace fare la Cassandra, però non siamo mai stati così isolati e a rischio in Europa. Da essere ai margini, come siamo già, a trovarsi fuori, il passo potrebbe non essere così lungo e il bivio per l’Italia potrebbe arrivare già a fine anno”. E proprio quando gli è stato chiesto di affrontare il tema Italexit, ha aggiunto: “Ho un po’ di timore a pronunciare questo nome, Italexit, però vedo un isolamento totale. E siccome a Bruxelles non ci saranno ribaltoni, checché ne dica la propaganda del nostro governo, alla fine il rischio che a ribaltarsi sia l’Italia è crescente. Si può decidere di uscirne, ma si può perfino finire fuori senza averlo deciso: non credo che David Cameron volesse l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, eppure passerà alla storia per questo”. E ancora: “Se guardiamo ai 27 governi dell’Unione Europea, noi non abbiamo governi amici se non alcuni Paesi come la Polonia o l’Ungheria con i quali non abbiamo alcun interesse comune”. In questo quadro, “chiediamo che il governo vada a casa. Lo facciamo al di là degli interessi di partito perché onestamente se uno guardasse solo a quelli forse avere più tempo sarebbe conveniente. Un governo più pericoloso di questo è difficile immaginarlo. Le due forze che ci governano non sono affatto identiche, sono diverse. Ma sono diversamente pericolose”. Quindi nessun rischio che si alleino Pd e 5 stelle: “In questa legislatura i giochini parlamentari rappresenterebbero un inutile accanimento terapeutico. L’Italia ha bisogno di una svolta e la svolta può partire solo dalla caduta di questo governo e solo in un nuovo Parlamento”.
Ancora più netta la posizione di Calenda, che, intervistato da Radio anch’io (Rai Radio 1) ha parlato proprio di “rischio concreto” che l’Italia esca dall’Unione europea: “La situazione è molto chiara: non c’è un indicatore che stia andando bene, compresi gli investimenti che decrescono dello 0,3 %”, ha esordito. “La domanda estera è l’unico contributo positivo all’andamento del Pil che però resta vicino allo zero. Ora, tutto questo si è fermato, non tanto per i provvedimenti del governo. Si è fermato per il modo di parlare del governo: questa specie di ‘cagnara’ continua che si fa ha spaventato gli investitori. E senza investimenti non c’è espansione. La realtà è che bisogna trovare 25 miliardi di euro, considerata la mancata crescita e il resto. Quota 100 è un provvedimento molto costoso che aumenta in proporzione il debito pensionistico e penso sia molto concreto il rischio di Italexit. Per una ragione di cui non si parla molto. I sovranisti non avranno più del 10,15% del Parlamento ma ci sarà una spaccatura tra Paesi a guida sovranista e paesi a guida diciamo democratica e liberale. E noi entreremo con i Paesi a guida sovranista come Polonia e Ungheria”. E ha chiuso: “L’Italia non è più con i grandi paesi europei ma con Polonia e Ungheria”.
Ma l’evocazione dell’Italexit da sinistra non è una novità. Solo il 15 maggio, dalle colonne del Sole 24 ore, era stato l’ex viceministro all’Economia e ora candidato alle Europee Enrico Morando a parlarne in riferimento alle parole di Salvini: “Già solo fare annunci del genere rischia di aggravare ulteriormente la credibilità del Paese sui mercati finanziari, con le conseguenze immaginabili sullo spread”, ha dichiarato in un’intervista. “L’impressione è che se non ci sarà una correzione di rotta profonda prenderà il sopravvento la fuga dalla realtà, con il conseguente scontro con l’Europa e la possibile Italexit di fatto, anche se non cercata intenzionalmente. Ma io credo che da parte di Salvini il rischio sia calcolato”.