La politica che diventa baratto, a discapito di tutto: della legge, delle competenze, del bene pubblico. Succede a Legnano, feudo leghista stravolto da un’inchiesta della Guardia di Finanza di Milano per turbativa d’asta e corruzione elettorale con la giunta decapitata. E dalle carte emerge emblematica la storia di una giovane laureata in giurisprudenza che, senza alcuna esperienza, viene paracaduta nel cda della partecipata Aemme Linea Ambiente. Perché? Perché il suo papà, Luciano Guidi, candidato alla carica di primo cittadino per Alternativa Popolare e Lista Civica – Giovani Popolari (ex-Ncd/Udc), “vende” i suoi 1046 voti al leghista Gianbattista Fratus. Quest’ultimo, candidato del centrodestra con 9.196 voti al primo turno, vince le elezioni dopo il ballottaggio con un totale di 10.865 preferenze. Il candidato di centrosinistra, Alberto Centinaio, al primo turno aveva totalizzato 7.717 preferenze. Un “prezzo” pagato come spiega in una intercettazione l’assessora alle Opere pubbliche Chiara Lazzarini, ex presidente della società partecipata Amga spa, perché Martina Guidi arriva nella società per cooptazione, un’assunzione su designazione, senza sapere cosa fare. Dopo che il sindaco aveva costretto alle dimissioni un’altra consigliera.

L’intercettazione: “Senti io volevo chiederti … una serie di cose perché io non le capisco”
È il 7 dicembre del 2018 quando la giovane chiede delucidazioni proprio a Lazzarini: “Senti io volevo chiederti solo questa … una serie di cose perché io non le capisco cioè poi ho provato a leggerle ma non mi è chiara la tempistica … ma noi ieri abbiamo fatto il cda e l’assemblea dei soci”. E la Lazzarini parte con la spiegazione: “Prima si fa il cda, il cda delibera poi sottopone all’assemblea per l’approvazione…”. La neoconsigliera chiede anche di sottoporle dei documenti… “perché ho sempre paura di dire cazzate e quindi non ho detto niente ieri ma allora quando la società per esempio fa la gara per definire qual è la società che fornisce i ticket per esempio no…  e poi senti un’altra cosa operativa… ma io devo firmare quando vado o no?”.

E il sindaco: “Questa l’ho fatta dimettere, metto una mia amica”
Sulla poca preparazione della giovane consigliera, prima impiegata in un studio legale, un paio di mesi prima (il 26 ottobre 2018), parlavano Lorenzo Fommei, direttore generale del gruppo Agma (di cui Aemme fa parte, ndr), e Gianni Geroldi, ex presidente cda Amga. Il primo dice: “Sì sì assolutamente, questi sono … sono sfrontati impuniti ce l’hanno di tutte … poi hanno messo lì, mi hanno fatto, mi hanno chiamato che dovessi fa’ dimette … la Miriam Arduin …sì me l’ha chiesto il Comune di Legnano!!! Il Comune di Legnano ha chiamato e dice … la faccia dimettere … Proprio … per me sta ragazzetta … mi dice, “è avvocato!” Sì è avvocato dei miei…scusi, dei miei coglioni!!! È diventata avvocata a Gennaio 2018, ha 29 anni ora mi dica lei questa, cosa capirà di azienda… quindi … voglio dire mhhh scelte comple … ovviamente però ho saputo che è amica intima della Chiara Lazzarini … quindi!”. Che sia andata proprio così viene confermato dallo stesso Fratus in un’altra conversazione di tre giorni prima con un parente: “…Questa l’ho fa dimettere e metto dentro un’altra mia amica … ” e sempre nella logica dell’esercizio di un potere: “… io li sostituisco con queste due persone che sono gente che conosco, amici e cose varie e quindi da quel punto di vista non hai nessun …. poi scusami ehhh, le cose si fanno … “. Un “accordo politico” come lo definisce la stessa Lazzarini che Fratus aveva preso con Guidi “per il ballottaggio” e di cui era informato anche il segretario federale della Lega Matteo Salvini (leggi l’articolo).  Tra Fratus e Guidi il gip di Busto Arsizio individua un “pactum sceleris” confermato dalla telefonata tra i due il 22 ottobre: “Tua figlia si chiama Martina vero? (…) sto provvedendo alla nomina in Ala”. Il gip lo stigmatizza descrivendo la “totale assenza di ragioni concrete a giustificazione della nomina di una neolaureata” del tutto priva “di quell’esperienza professionale necessaria”che mostrava tutta la sua “ignoranza delle procedure concrete anche solo di redazione di un verbale di cda”.

“Ho fatto un accordo per il ballottaggio”
La nomina della giovane Guidi era mal vista dall’assessore al Personale, Letterio Munafò, che ne discute e si lamenta con la Lazzarini perché “candidata in una lista contraria alla nostra”. La donna però spiega che quella nomina non sarà in quota al partito: “Sono nomine del sindaco… ha detto (riportando quelle che sono le parole di Fratus) “per Aemme Linea Ambiente li scelgo tutti e due io e non li metto in quota ai partiti…”. Alle rimostranze di Munafò la Lazzarini risponde riportando la posizione del sindaco: “No, ma ti spiego perché e l’altro siccome prima del ballottaggio a livello regionale io ho fatto un accordo con Paolo Alli (ex formigoniano di Alternatinva popolare, ndr), Salvini e quell’altro provinciale loro della Lega in cui Paolo Alli e Guidi hanno detto che mi avrebbero appoggiato al ballottaggio e che io in cambio gli avrei dato un posto. quindi io devo mantenere questa promessa e l’ho fatto non do nessun conigliere in quota a nessun partito. Lì scelgo io quindi…”. Per questo e per gli altri episodi che sono costati la misura cautelare il giudice per le indagini preliminari scrive: “Un modus operandi ispirato a logiche di supremazia personale e di controllo totalitario delle amministrazioni pubbliche anche in totale mancanza di qualsiasi giustificazione formale (come per Lazzarini, entrata solo nel marzo 2019 nella qualifica assessorile all’urbanistica) che vale ad escludere l’occasionalità degli episodi passati in disamina dovendosi, invece, ritenere che gli stessi si collochino in un contesto di abitualità, dal quale non hanno mai mostrato di volersi dissociare“.

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