Questa volta consigli di lettura.
Sbagliando s’impara. Lo conosciamo tutti, questo vecchio proverbio che i nostri genitori e i nostri nonni ci hanno sempre ripetuto quando volevano incoraggiarci a non demordere in qualche piccola o grande impresa che da bambini stavamo affrontando. Ebbene, per Francesca Corrado, economista, ricercatrice e formatrice, non si è trattato solo di un proverbio: è stato una vera illuminazione. L’ha preso, ci ha riflettuto, l’ha generalizzato, ne ha considerato tutte le possibili sfaccettature, ha studiato tutto ciò che esisteva sull’argomento, l’ha applicato a se stessa e infine ne ha fatto una scuola, la Scuola di fallimento, una scuola che sta avendo un successo tale che forse nemmeno lei stessa poteva immaginare.
E ora tutte queste esperienze/riflessioni le ha raccolte nel suo primo libro Il fallimento è rivoluzione. Perché sbagliare fa bene (Sperling & Kupfer, 2019). L’intonazione è assolutamente discorsiva, leggibile da tutti, e credo che tutti possano trarre giovamento da questo o quel consiglio, che tutti possano migliorare il proprio mindset. Moltissime le citazioni di psicologi, neuroscienziati, sociologi e compagnia, ma senza mai assomigliare a un testo scolastico.
In particolare, fra le sue stelle polari troviamo due autori molto importanti, che sono anche tra i miei preferiti, Nassim Taleb e Daniel Kahneman. Taleb con i suoi Il cigno nero. Come l’improbabile governa la nostra vita (Il Saggiatore, 2007), sull’impatto – molto più importante di quanto si sia soliti pensare – dell’altamente improbabile, sia sulla nostra vita personale che sulla Storia; e Antifragile. Prosperare nel disordine (Il Saggiatore, 2012), che introduce appunto l’utilissimo concetto di “antifragilità”: non la semplice resilienza, ma la capacità di sopravvivere in un sistema complesso e di prosperare in un contesto volatile e caotico (come il nostro mondo e la nostra vita); il premio Nobel Kahneman con Pensieri lenti e veloci (Mondadori, 2012), un libro meraviglioso che apre davvero nuovi orizzonti per capire come pensiamo. Brava Francesca, i riferimenti sono quelli giusti!
Si parla di “errore” in questo libro, e certamente l’errore ha molto a che fare col gioco. Non a caso Francesca è anche Presidente di PlayRes, un’associazione che si occupa di gioco, di cultura del gioco e dell’uso del gioco nell’educazione e nell’addestramento. Imparare dai propri errori, analizzarli, capirli, introiettarli e non commetterli più è pratica quotidiana di chi nel gioco e nello sport si allena per migliorare le sue prestazioni. Solo per fare un esempio, nel poker i professionisti investono ore ogni giorno nella revisione delle mani giocate in modo meno che ottimale. Ho trovato strano che nel volume lo spazio dedicato a gioco e sport non fosse centrale, così ho interpellato l’autrice. E lei mi ha confidato che il suo prossimo libro sarà imperniato proprio su questo argomento. Bene, siamo in attesa.
Già che parliamo di libri, ne approfitto per segnalare qualche altro titolo più o meno recente che esplora il variegato mondo del gioco. In Stati d’animo (Rrose Selavy, 2017), Beniamino Sidoti, grande affabulatore, gioca con le emozioni e i sentimenti, trasformandoli in geografie interiori da attraversare.
In Guida al gioco da tavolo moderno. Dalle origini agli anni ottanta (Odora, 2019), Roberto Chiavini ripercorre la storia del gioco da tavolo, un vero reference soprattutto per quanto riguarda il war game e i giochi di ruolo.
Quando il gioco ricostruisce i grandi eventi militari e politici, quando cioè siamo nel terreno della simulazione storica, entrano in campo Riccardo e Sergio Masini, autorità indiscusse del settore; e il loro Le guerre di carta 2.0. Giocare con la storia nel terzo millennio (Unicopli, 2018) esplora questo mondo, non trascurando i risvolti sociali e psicologici.
Concludiamo con un paio di best seller della narrativa, gli ultimi due romanzi di Antonio Manzini, che hanno per protagonista il celebre commissario Rocco Schiavone. Fate il vostro gioco (Sellerio, 2018) e Rien ne va plus (Sellerio, 2019) sono ambientati a Saint Vincent e hanno il Casinò come co-protagonista. Il tema del gioco d’azzardo patologico, gli alti papaveri che depredano il casinò senza fare i banditi di strada e naturalmente omicidi, rapine e il lato umano del commissario. Avrei qualcosa da ridire su come è trattato il poker.