Cosmo Damiano Giancaspro è in carcere, mentre altre 4 persone agli arresti domiciliari. Sei indagati a piede libero: tra loro Amedeo Bottaro, primo cittadino di Trani, accusato di peculato, falso, abuso d'ufficio e oggetto di un sequestro di 46mila euro. L’indagine della procura di Tran ipotizza i reati di bancarotta, riciclaggio peculato e abuso d'ufficio in concorso con pubblici ufficiali. Il sindaco: "Dispiaciuto ma sereno, mai illegittimità"
Da un lato la bancarotta e riciclaggio dell’ex patron del Bari Calcio, dall’altra i reati contro la pubblica amministrazione con i vertici del Comune di Trani coinvolti. Correvano su un doppio binario gli affari di Cosmo Damiano Giancaspro, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti della procura tranese. L’ex proprietario del club biancorosso, fallito sotto la sua gestione e condannato alla Serie D, era infatti finito in affari con l’amministrazione comunale di Trani. E il sindaco Amedeo Bottaro – accusato di peculato, abuso d’ufficio e falso – avrebbe “favorito Giancaspro nell’affidamento di appalti di opere e servizi” come “contropartita dell’intervento finanziario, in forma occulta, a vantaggio della Vigor Trani mediante l’utilizzo di prestanome”.
Per questo sono scattate le manette per Giancaspro, già ai domiciliari da settembre con l’accusa di bancarotta fraudolenta per il fallimento della società Finpower, e altre quattro persone, tutte ritenute suoi prestanome, sono finite ai domiciliari. Si tratta del’ex vicepresidente del Trani, Alberto Altieri, di Michele Bellomo, Michele Amato, Emanuele Mosconi. Un “comitato di affari illeciti“. spiegano gli investigatori, che andava a caccia di appalti in cambio delle sponsorizzazioni alla squadra locale realizzate “con liquidità provenienti da distrazioni presso altre società riconducibili al gruppo societario di riferimento, tra cui la Football club Bari 1908″.
Indagati a piede libero, invece, il sindaco Bottaro, eletto nel 2015 in una coalizione di centrosinistra guidata dal Pd e oggetto di un sequestro di 46mila euro, il dirigente dell’Area Affari Generali e Istituzionali del Comune di Trani, Leonardo Cuocci Martorano, il segretario generale del Comune di Trani, Carlo Casalino, l’istruttore amministrativo Pasquale Ferrante e il consigliere comunale Diego Di Tondo della lista Emiliano. Le accuse, a vario titolo, sono di bancarotta, riciclaggio, auto-riciclaggio, peculato e abuso d’ufficio in concorso con pubblici ufficiali.
Gli inquirenti parlano dei cinque arrestati come di “aderenti ad un sodalizio finalizzato alla commissione di vari e gravi reati contro il patrimonio e la pubblica amministrazione”. I contatti tra Giancaspro e la pubblica amministrazione, come ha spiegato il pm Silvia Curione in conferenza stampa, sono iniziati nel settembre di tre anni fa. Il gruppo “pretese un segno tangibile da parte del sindaco di Trani che fu rappresentato in quel momento storico dalla gestione dello stadio comunale, attraverso alcuni funzionari pubblici che risultano indagati”. In sostanza, stando alla ricostruzione della procura, “venne revocato il vecchio affidamento alla società di calcio del Trani, si da un affidamento temporaneo senza gara al gruppo Giancaspro alle loro condizioni e si elabora il bando per un affidamento definitivo”.
Per quanto riguarda l’affidamento dello stadio, il sindaco Bottaro, secondo la ricostruzione degli inquirenti, “dà disposizione agli uomini di Giancaspro di predisporre il bando, loro stessi diranno ‘a nostra immagine e somiglianza’ sulla scorta della presunta incapacità dei dipendenti del Comune a occuparsi di questa questione”. In “ossequio all’accordo” con il sindaco, Giancapro, attraverso le sue società compresa, all’epoca, la Fc Bari, e altri imprenditori “hanno finanziato” la squadra di calcio locale.
“C’è dunque questa delibera di giunta che costituisce un vero e proprio peculato”, ha aggiunto il pm Curione. Alle accuse, il sindaco ha risposto con un post su Facebook: “Sono molto dispiaciuto ma serenissimo come tutte le persone perbene. Mi sono interessato delle sorti della società del Trani così come avrebbe fatto qualsiasi sindaco mosso dall’amore verso la squadra di calcio della sua città ma senza mai compiere illegittimità di qualsiasi natura. Lasciamo lavorare i magistrati. Ai cittadini dico abbiate fiducia nel vostro sindaco”.
Nel capo d’imputazione si legge che il gruppo Giancaspro stava lavorando anche alla “creazione di una newco a partecipazione mista, pubblico-privata, che si sarebbe occupata della commercializzazione dell’energia elettrica e del gas, un progetto di efficientamento energetico della città, l’organizzazione di eventi nell’ambito dell’estate tranese, mediante collusione con pubblici ufficiali compiacenti e predisposizione di bandi di gara su misura”.
Tra i soldi arrivati nelle casse della Vigor Trani, ha concluso il pm, “circa 88mila euro vengono dal Bari Calcio, dai soldi dei parcheggi dello stadio che venivano distratti in contanti”. Oltre al denaro degli incassi dei parcheggi nelle partite casalinghe della Fc Bari, Giancaspro e i suoi presunti sodali avrebbero autoriciclato e riciclato nella Vigor Trani Calcio somme sottratte a diverse società riconducibili al gruppo (Football Club Bari 1908 Spa, Albicocco Srl, Apulia Re Srl, Kreare Impresa srl, Stella Power srl).
Dagli atti emerge che a gestire la società sportiva tranese era di fatto Giancaspro, il quale “decideva quando e a quali calciatori o componenti dello staff dovessero essere pagati gli stipendi, stabilendo anche le modalità di pagamento” e “decideva di cambiare i vertici della società individuando i ruoli gestionali sulla scorta di precise strategie”. Le indagini hanno rivelato anche il progetto di “acquisire la squadra molfettese del Borgorosso, con l’intento di intavolare affari anche con il Comune di Molfetta”.