Lo ha deciso il giudice di Milano Giuseppe Vanore nel processo in cui i tre enti, la Casa Generalizia dell’Ordine dei Frati Minori, la Provincia di Lombardia San Carlo Borromeo e la Conferenza dei ministri provinciali dei Frati Minori d’Italia, erano parti civili
Sono stati in parte prosciolti per prescrizione e in parte assolti nel merito tre frati, ex amministratori di tre enti dei Frati Minori, imputati per appropriazione indebita per un ammanco nelle casse dei francescani da 20 milioni di euro. Lo ha deciso il giudice di Milano Giuseppe Vanore nel processo in cui i tre enti, la Casa Generalizia dell’Ordine dei Frati Minori, la Provincia di Lombardia San Carlo Borromeo e la Conferenza dei ministri provinciali dei Frati Minori d’Italia, erano parti civili. Lo scorso 5 aprile era stata la procura a chiedere il proscioglimento per “intervenuta prescrizione”. Le difese, dal canto loro, con i legali Luigi Petrillo, Angelo Maietta, Manuela Murdolo, Olivia Kissov e Denise Pedrali, avevano chiesto assoluzioni nel merito.
Nel dibattimento sono imputati Giancarlo Lati, ex economo della Casa Generalizia, Renato Beretta, ex economo della Provincia di Lombardia dei Frati Minori, e Clemente Moriggi, ex economo della Conferenza dei ministri provinciali dei Frati Minori. Le indagini erano scattate tra fine 2014 e metà 2015 con le denunce presentate dagli stessi tre enti, nelle quali già si segnalava che i tre frati avrebbero posto in essere “operazioni di investimento, promosse e gestite da un sedicente fiduciario-investitore, tale Leonida Rossi“, persona “sprovvista
di qualsiasi autorizzazione per lo svolgimento di attività finanziarie” e che si sono “concluse con la mancata restituzione dei capitali investiti”. Rossi, 78 anni, italo-svizzero, dopo che era emerso il suo coinvolgimento nell’indagine si era impiccato nella sua villa a Lurago d’Erba, in provincia di Como, nel novembre del 2015.
Il gip Maria Vicidomini in passato non aveva accolto la richiesta di archiviazione della Procura, a cui si era opposta la Casa Generalizia, e aveva ordinato l’imputazione coatta. E da qui il processo in corso. Durante la requisitoria era arrivata la richiesta di non luogo a procedere del pm, per il quale i fatti contestati si fermavano al maggio 2011 e, dunque, sono prescritti. Per le parti civili, invece, le contestazioni arrivavano fino al 2014. Per il pm, tra l’altro, lo stesso dibattimento avrebbe già fornito elementi per escludere le responsabilità degli imputati, ma su questo aspetto si è rimesso alle valutazioni del Tribunale. Sempre il pm ha spiegato anche che “da molti elementi e documenti emerge che anche i vertici dell’epoca erano a conoscenza e, dunque, non si può sostenere che gli economi agissero per profitto personale”.