Giù le mani dai dirigenti scolastici. A protestare contro l’obbligo dei controlli biometrici il 16 maggio sono scesi in piazza gli stessi presidi dietro le sigle sindacali dei tre confederali e dello Snals. Oltre duecento capi d’istituto si sono dati appuntamento in piazza Vidoni, sede del ministero della Pubblica amministrazione a Roma per protestare contro la norma in discussione al Senato che impone i controlli della presenza con modalità di rilevazione biometrica.
“Il provvedimento in questione – spiega Roberta Fanfarillo, coordinatrice nazionale dei dirigenti della Flc Cgil – fa parte del ddl “Concretezza”; ha terminato il suo iter alla Camera dove è stato approvato ed ora è arrivato in commissione lavoro del Senato: all’articolo due è previsto il controllo biometrico in tutti gli edifici pubblici comprese le scuole, esclusi i docenti. Questa norma è irrazionale e sproporzionata: è una legge fatta per controllare gli accessi del personale. Peccato che molti plessi abbiano solo uno o due collaboratori scolastici e il dirigente scolastico se non è sede della presidenza non c’è. La figura del preside è quella di un funzionario dello Stato che spesso ha rapporti con i Comuni, con le Asl, deve spostarsi, andare in giro per i plessi, non può essere in un solo luogo”.
Una levata di scudi per far sentire la propria voce anche per la mancata sottoscrizione del contratto: “Ci dicono – spiega Fanfarillo – essere in dirittura d’arrivo: abbiamo firmato l’ipotesi d’accordo il 13 dicembre e da allora è tutto bloccato. Abbiamo stipendi da 30mila euro annui, inferiori a quelli dei dirigenti del nostro stesso livello che guadagnano molto di più. Sembra che vi sia una congiura contro una categoria che non è amata da nessuno. La rappresentazione del dirigente scolastico come manager è la più lontana delle immagini che si possono dare di questa categoria”.
Una situazione quella dei presidi che sembra essere diventata insostenibile a sentire la coordinatrice nazionale della Flc Cgil: “I dirigenti scolastici sono particolarmente stressati perché hanno condizioni lavorative molto difficili; sulla scuola si scaricano tantissime molestie burocratiche. Hanno assegnato alle scuole ad esempio il controllo sulle vaccinazioni così come la procedura di verifica dei servizi per mandare in pensione le persone. C’è di fondo una situazione nella quale i dirigenti scolastici non riescono a far fronte a tutte quelle responsabilità che non sono proprie del sistema scolastico ma che distolgono dal lavoro di garantire il funzionamento di oltre otto mila scuole. Abbiamo delle rilevazioni dello stress da lavoro correlato fatte da esperti che hanno individuato la categoria come una di quelle più a rischio. Abbiamo orari impossibili, siamo oberati di responsabilità come quella sulla sicurezza che ci limita a fare segnalazioni agli enti senza avere potere di spesa. Se un cornicione sta cadendo noi possiamo solo avvisare la Provincia o il Comune e aspettare che trovino le risorse necessarie per intervenire”.