È l’unica squadra a essere arrivata in finale negli ultimi due anni. Senza però mai riuscire a conquistare lo scudetto: ha perso contro la Reyer Venezia prima e contro l’Olimpia Milano poi. La Dolomiti Energia Trento ci prova di nuovo partendo dalle retrovie, dopo una stagione giocata in crescendo. Aveva iniziato il campionato con 5 sconfitte consecutive, 7 k.o. nelle prime nove. Non ha ceduto alla tentazione di cambiare tutto, a iniziare da coach Maurizio Buscaglia. E ha avuto ragione. Non a caso è una delle società più all’avanguardia in Italia sotto il profilo manageriale: i risultati si raggiungono costruendo, non sono i risultati che portano a dover costruire. Così la stagione si è chiusa con 10 vittorie nelle ultime 13 e il 6° posto che accoppia Trento con la squadra meno in forma del campionato, Venezia. Molto passerà da Devyn Marble, l’unico dell’impianto della squadra, assieme a Davide Pascolo, che non ha ancora in bocca il sapore amaro della sconfitta in finale scudetto del 2016/17 e la parziale rivincita di dodici mesi fa in semifinale. Almeno in una delle due annate c’erano e ci sono ancora: Toto Forray, Diego Flaccadori, Beto Gomes, Dustin Hogue e Aaron Craft.

L’UOMO IN PIÙ
La sterzata nella stagione di Trento è coincisa con il suo ritorno alla sesta giornata d’andata. Basterebbe scorrere le sue statistiche (12.3 punti, 57% da 2, 39% da 3, 4.7 rimbalzi, 2 recuperi e 4.5 assist) se non fosse che le statistiche non raccontano fino in fondo l’intensità in campo e l’ampiezza dell’impatto che Aaron Craft ha avuto sulla squadra di Buscaglia. Forse ancora maggiore rispetto a due stagioni fa, quando fu protagonista assoluto della cavalcata dei trentini verso la finale scudetto contro Venezia. “Dio ha voluto che tornassi”, ha detto quando è atterrato in Italia a novembre. Un Mr. Wolf in missione sulle Alpi.

LA STORIA
Lui che con Trento ci è praticamente cresciuto, se n’è andato proprio quando l’Aquila Basket ha spiccato il volo. Ora Davide “Dada” Pascolo è tornato alla ricerca dello spazio che l’Olimpia Milano gli aveva tolto. Cresciuto a Udine, la sua carriera da professionista è iniziata qui, nel 2011. Trento giocava in B/1 e Pascolo era alle prime armi. Cinque anni, la doppia promozione fino alla massima serie, la maturità cestistica di questa ala-grande atipica e quindi la separazione. Dopo 18 mesi a Milano voleva già tornare indietro, alla fine è rimasto e ha vinto lo scudetto battendo la sua squadra del cuore. Poi ha fatto il percorso a casa: le Dolomiti, Buscaglia e i minuti per cercare di conquistare un posto al Mondiale in Cina. 

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