In questi giorni è virale il post su Facebook di una studentessa di Medicina dell’Università di Modena che racconta con parole vivide di aver assistito a una lezione universitaria del dottor Pietro Bartolo, il “medico dei migranti” di Lampedusa. Leggiamo del suo apprendere, dapprima con distrazione, poi con crescente coinvolgimento, come sempre accade davanti a un testimone, dell’esistenza di una carneficina che ha luogo nel Mediterraneo e in Libia. Bartolo racconta di un tappeto di cadaveri stratificati nella stiva di una barca, calpestati e asfissiati durante un naufragio, di donne violentate, di bambini ridotti a scheletri, di corpi scuoiati vivi nei campi libici. Sono immagini che forano il muro dell’indifferenza, che scuotono le coscienze intorpidite.
L’umile e ostinato lavoro del dottor Bartolo è stato un faro per tanti profughi e anche per tanti attivisti che negli anni hanno denunciato e contrastato le politiche italiane ed europee di blocco della migrazione.
Ora il dottor Bartolo è candidato nel Pd alle elezioni europee.
Nel più grande rispetto della figura umana e politica di un uomo che può introdurre un cuneo di verità in qualsiasi luogo egli decida di farlo, credo che occorra interrogarci sull’uso ormai quotidiano di una doppia verità orwelliana, dove una cosa nega l’altra quasi senza contraddizione, offuscando responsabilità e buon senso.
Senza ostilità, senza retorica, con vero stupore, mi chiedo quale schizofrenia sia all’opera perché si realizzi il paradosso per cui chi porta simili testimonianze può essere candidato nel partito i cui esponenti hanno stretto accordi con la Libia e preso attivamente parte alla guerra che ha decimato proprio quelle ong che salvavano i fuggitivi di cui testimonia Bartolo, vittime tra le vittime.
Come è possibile che una forza politica che è stata al governo – e che da quella posizione ha dato avvio al Processo di Khartoum, ha stretto accordi con le dittature di là del Mediterraneo per frenare la migrazione, ha stabilito l’addestramento della guardia costiera libica e la messa a nuovo delle motovedette che riportano i fuggitivi nei lager dove vengono ridotti in schiavitù e torturati, spesso dopo averli contesi in mare alle navi delle ong – abbia candidato chi, con le sue parole e la sua biografia, rappresenta un manifesto vivente contro le politiche che essa stessa ha agito? E senza una parola di resipiscenza?
E come è possibile che tanti elettori possano pensare che questo doppio registro riesca a rappresentare un fronte contro la barbarie xenofoba che vediamo abbattersi sul paese? Una barbarie che proprio da quel partito è stata seminata e che ora dà il suo raccolto, pronto da mietere per un altro governo. Tanto da aprire una querelle sui numeri del respingimento e sui meriti della desertificazione del Mediterraneo: ben sintetizzata da un tweet che l’ex ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda ha indirizzato all’attuale ministro dell’Interno: “Diminuzione sbarchi da gennaio a maggio 2018 -98% (Minniti), gennaio maggio 2019, -91%. In numeri assoluti -32.000 Minniti, – 8.800 tu. Inoltre meno rimpatri, e chiusura centri con 100.000 persone in giro per Italia. Ogni volta che pronunci la parola dati, un dato muore”.
Diminuzione sbarchi da gennaio a maggio 2018 -98% (Minniti), gennaio maggio 2019, -91%. In numeri assoluti -32.000 Minniti, – 8.800 tu. Inoltre meno rimpatri, e chiusura centri con 100.000 persone in giro per Italia. Ogni volta che pronunci la parola dati, un dato muore. https://t.co/4qbydH6sqw
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) May 16, 2019
Non muoiono i dati, muoiono gli uomini, le donne, i bambini. Ma i due politici, impegnati in una tristissima gara, sono del tutto indifferenti al monito dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati: nel 2019, una persona su tre che si mette in mare per attraversare in Mediterraneo muore annegata durante il viaggio.
Ricostruire una cultura di solidarietà, rispetto dei diritti e libertà degli esseri umani, fuori dalle logiche emergenziali che stanno svuotando istituzioni, costituzioni e coscienze, in Italia e in Europa, dovrà essere il compito di tutti e tutte noi fin dal 27 maggio. Di tutte le persone – in qualsiasi lista ora si trovino, o non si trovino – che in questi anni hanno lavorato per l’accoglienza, per il soccorso in mare, per la convivenza, e che si sono esposte perché a naufragare non siano la nostra umanità, la democrazia e il progetto dell’Unione, con il suo impianto di diritti eretto dopo l’immenso crimine europeo della Shoah.
Nota di trasparenza: sono candidata alle elezioni europee con la lista “La Sinistra”