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Governo, rinviato l’ok al decreto Sicurezza bis dopo un Consiglio dei ministri fiume. Conte: “Criticità segnalate dal Colle”

Alta tensione nel vertice a Palazzo Chigi. Assente il sottosegretario del Carroccio Giorgetti, che aveva accusato il premier di non essere più "persona di garanzia". Approvati salvo intese la riforma della giustizia onoraria, nuove norme per l'inclusione scolastica e le nomine previste per Guardia di finanza e Ragioneria generale dello Stato: al vertice delle Fiamme Gialle arriva il generale Zafarana mentre sulla poltrona di Daniele Franco a via XX Settembre siederà il suo numero due Mazzotta. Tridico designato come presidente Inps

Le nomine sono arrivate, ma dell’approvazione dei due decreti legge che tanta tensione hanno creato nella maggioranza si riparlerà in settimana, probabilmente mercoledì o giovedì. Dopo le liti e gli attacchi a distanza, è durato fino a notte a Palazzo Chigi l’atteso consiglio dei ministri “in due fasi” chiamato ad avviare l’esame del dl Sicurezza bis e di quello con le misure per la famiglia. Il primo cavallo di battaglia di Matteo Salvini, il secondo voluto da Luigi Di Maio. Che, a sei giorni dalle elezioni europee, prima dell’incontro non hanno smesso di attaccarsi a distanza.

Durante il vertice di governo la tensione è stata altissima: il premier Giuseppe Conte ha fatto presente come alcune criticità del Sicurezza bis siano state segnalate anche dal Colle che si riserva più approfondite valutazioni. A quel punto il ministro dell’Interno ha chiesto una sospensione della riunione per avere spiegazioni sui rilievi mossi dal Quirinale. Il testo “è pronto”, ha detto il segretario della Lega, che ha espresso anche piena disponibilità a concordare eventuali modifiche, se necessario. “Non faccio marcia indietro – dichiara – e sono pronto a arrivare al voto in Cdm”. Anzi, rilancia: “Sto qui tutta la notte, se serve”.

La replica del M5s arriva a stretto giro. “Prendiamo atto delle criticità sollevate sul decreto sicurezza e siamo pronti a risolverle al più presto, lavorando serenamente con la Lega. Questo fa un governo responsabile”, è la posizione del Movimento, secondo quanto riferiscono fonti pentastellate. Le due parti si sono quindi messe al lavoro per trovare un compromesso in una riunione a margine del Consiglio tra il premier Conte, Salvini e Di Maio con l’obiettivo di verificare “con la massima serenità” i punti critici del decreto.

Alla fine il cdm si è concluso con un rinvio dell’esame dei due decreti e il capo del Viminale ha lasciato Palazzo Chigi da un’uscita posteriore evitando i giornalisti. Fonti governative del Carroccio hanno fatto sapere che sono stati “accolti suggerimenti e fatti ultimi miglioramenti a un decreto che combatte camorristi, scafisti e teppisti, dando più forza e tutela alle forze dell’ordine”. “Siamo certi – hanno concluso le fonti – che in settimana ci sarà l’approvazione”.

Giorgetti, il grande assente – Al cdm, il primo dopo quello in cui il premier Giuseppe Conte ha “dimissionato” il sottosegretario leghista Armando Siri indagato per corruzione, non ha partecipato il sottosegretario del Carroccio Giancarlo Giorgetti, che in un’intervista alla Stampa aveva “sfiduciato” il premier affermando che “non è una persona di garanzia, è espressione del M5S”, incassando come risposta l’invito ad affrontare la questione “nelle sedi ufficiali” ovvero proprio in cdm. Dei due decreti, inviati “per conoscenza” al Quirinale, restano solo gli annunci: nessun via libera, nemmeno salvo intese.

Prima della riunione il leader M5s aveva fatto sapere di non aver mai visto il testo messo a punto dal collega e auspicato che “ci siano i soldi e le norme per permettere all’Italia di avviare gli accordi sul rimpatrio di decine e centinaia di migliaia di migranti” e non si tratti solo di una “trovata elettorale” perché in quel caso “si stanno prendendo in giro gli italiani”. Mentre il leghista, commentando le proposte dell’omologo, aveva storto il naso: “Un miliardo per la prima infanzia, per carità… è meglio un miliardo di un pugno in un occhio“, ma “io volo alto, punto in alto”.

Ok ai nuovi vertici di Finanza e Ragioneria, Tridico presidente Inps – Dopo nemmeno venti minuti in compenso è arrivata la notizia che il cdm ha ufficializzato gli attesi rinnovi ai vertici della Finanza e della Ragioneria generale dello Stato: il nuovo comandante generale delle Fiamme gialle al posto di Giorgio Toschi è il generale di corpo d’armata Giuseppe Zafarana, attuale comandante interregionale dell’Italia centrale, mentre a sostituire Daniele Franco – appena entrato nel direttorio della Banca d’Italia con il ruolo di vice dg – sarà Biagio Mazzotta, che era il suo numero due. Via libera poi alla nomina di Pasquale Tridico alla presidenza dell’Inps, di cui finora era commissario.

Poco dopo è arrivato il via libera “salvo intese” al disegno di legge sui magistrati onorari. Il ministro Alfonso Bonafede ha espresso la sua soddisfazione: “Mantenuta promessa e altro punto del contratto di governo messo nero su bianco in un disegno di legge. Ci sarà anche il tempo e il modo di migliorarlo nel percorso parlamentare. La riforma Orlando avrebbe mandato in strada tante donne e uomini che in questi anni sono stati una componente importante del sistema giustizia”. Approvato in via preliminare anche un nuovo provvedimento normativo per l’inclusione scolastica elaborato dai ministri Lorenzo Fontana (Famiglia e Disabilità) e Marco Bussetti (Istruzione), che hanno lavorato alla riforma tenendo conto delle esigenze manifestate da associazioni, famiglie e docenti. Il nuovo testo prevede che mamme e papà siano maggiormente coinvolti nelle scelte che riguardano i figli con disabilità e che lo stesso minore possa contribuire a definire piani e progetti più adeguati per lui.

“Profili critici” nel Sicurezza bis – Lo schema del decreto Sicurezza bis, che ha subito alcune modifiche rispetto alle prime bozze alcune delle quali suggerite dai Cinquestelle, prevede tra il resto multe fino a 50mila euro per chi soccorre migranti e rifugiati in mare e la confisca della nave in caso di reiterazione. Dispone poi la creazione di un “Fondo di premialità” destinato a finanziare interventi di cooperazione e intese bilaterali “per la particolare collaborazione nel settore della riammissione di soggetti irregolari presenti sul territorio nazionale” da parte dei paesi d’origine dei migranti. Per il 2019 è prevista una dotazione di 2 milioni che può arrivare fino a 50 milioni annui. Le Nazioni unite hanno chiesto di bloccarlo perché “il diritto alla vita e il principio di non respingimento dovrebbero sempre prevalere sulla legislazione nazionale o su altre misure presumibilmente adottate in nome della sicurezza nazionale”. 

 Il premier Conte avrebbe proposto in cdm solo “l’inizio dell’esame” del dl soffermandosi su “vari profili critici” emersi già in fase di prima lettura. Criticità che, avrebbe chiarito, sono state segnalate anche dagli uffici del Quirinale e rispetto ai quali il Colle si riserva una più approfondita valutazione.

Per il decreto Famiglia dubbi sulle coperture – La bozza di decreto Famiglia invece istituisce un fondo per le politiche per la natalità da finanziare con i risparmi del reddito di cittadinanza. L’obiettivo è  introdurre un assegno unico per le famiglie con maggiori difficoltà. Nei giorni scorsi la Ragioneria generale dello Stato ha espresso dubbi sulle coperture osservando che “dal punto di vista tecnico-contabile l’utilizzo delle risorse, una volta affluite nell’istituendo fondo, deve avvenire con pagamenti entro l’anno di competenza dell’originario stanziamento di bilancio, altrimenti se utilizzati in anni successivi comporterebbero nuovi e maggiori oneri in termini di fabbisogno e di indebitamento dello da compensare sui saldi di finanza pubblica”. La ragioneria mette in guardia anche sull’entità dei risparmi rispetto agli stanziamenti per il Reddito, che saranno chiari solo a fine anno. Conseguentemente, scrive la Rgs nel suo parere, per la definizione della platea dei beneficiari e dei criteri di utilizzo delle risorse del Fondo per la famiglia “potrebbe delinearsi per l’anno corrente la situazione in cui non sussistano i tempi necessari per l’attribuzione delle risorse in parola al fondo nonché alle operazioni di impegno e pagamento effettivo delle medesime entro l’anno”.