Come il Big Ben di Enzo Tortora ai tempi del glorioso Portobello televisivo, Google ha detto “stop!”.
Nel conflitto tecnico, economico e politico che vede contrapposti Washington e Pechino – dopo le bombe atomiche nei confronti delle industrie cinesi e degli operatori telefonici loro clienti – arrivano le mitragliate su chi utilizza smartphone Huawei. I singoli utenti, che hanno scelto quel produttore apprezzando le elevate performance dei suoi telefoni cellulari e una sostanziale appetibilità per un prezzo non eccessivo, si ritrovano con un dispositivo sostanzialmente azzoppato.
Le “app” esposte nel Google Play (e fino ad oggi accessibili indiscriminatamente da qualunque telefono con sistema operativo Android) cominceranno ad assomigliare alle prelibatezze nella vetrina della pasticceria che una volta ingolositi i passanti risulteranno essere impossibili da ottenere. L’utente non arriverà nemmeno a mettere il naso contro il vetro perché i sistemi informatici di Google, riconosciuto l’apparato adoperato dall’utente, impediranno di accostarsi al banco in cui sono esposte le applicazioni da adoperarsi nei più diversi modi.
Chi ha un telefono Huawei non perderà le applicazioni finora installate ma sicuramente non avrà più (salvo diversa evoluzione) modo di procedere al loro spesso fondamentale aggiornamento. In caso si scopra una pericolosa vulnerabilità in una “app”, chi si serve di uno smartphone dell’azienda di Shenzen non potrà fare altro che provvedere alla disinstallazione a meno che decida di correre qualche rischio.
Non è finita qui. La barricata che Google ha immaginato va a bloccare l’utilizzo di tutti quei servizi che sono tipici della propria piattaforma. Il primo ostacolo è legato a Gmail, il servizio di posta elettronica che vanta milioni di utenti tra i possessori di telefonini Huawei. L’impossibilità di avvalersi del sistema per la corrispondenza – tanto comodo “in mobilità” – comporta una seria penalizzazione, non meno di quella determinata dall’impedimento ad accedere allo “store” delle applicazioni. L’utente potrà ancora servirsi della propria casella di posta, ma dovrà farlo accedendo al servizio tramite il web browser (ossia il programma di navigazione su Internet) senza poter sfruttare la comodità della app che integra un maggior numero di funzioni utili.
Il fulmine a ciel sereno (a poco serve aver fatto il callo alle follie meteorologiche degli ultimi tempi) stordisce anche gli agnostici delle tecnologie, ma lascia sperare in qualche segnale dal colosso cinese delle telecomunicazioni. Sicuramente Huawei metterà in campo le risorse per assicurare una sorta di “pronto soccorso”, così da garantire la protezione dei dispositivi dalle future insidie, ma sarà difficile che riesca a breve a fornire una copertura ad ampio spettro delle problematiche destinate poco alla volta ad affiorare.
Ci si aspetta una ipotetica HMail (immaginiamo una Huawei Mail in diretta concorrenza a quella di Google) oppure si può ipotizzare la creazione di “app” che accontentino i sempre più esigenti utilizzatori. Possibile, ma non così facile. Occorre tempo per progettare, sviluppare, collaudare e poi bisogna persuadere gli utenti a cambiare le abitudini acquisite con il costante impiego di certe applicazioni.
Il tempo è il vero nemico in un’epoca in cui si è divorati da rapidità e contestualità. La clientela “domestica”, ovvero l’enorme esercito degli utenti finali, potrebbe non avere pazienza di aspettare. Le lusinghe di qualche iniziativa commerciale di altri produttori potrebbe indurre gli utenti a cambiare il telefono e non le app…
Se così fosse, Huawei deve subito battere un colpo.
@Umberto_Rapetto
Umberto Rapetto
Giornalista, scrittore e docente universitario
Tecnologia - 20 Maggio 2019
Cosa vuol dire avere uno smartphone Huawei senza Google
Come il Big Ben di Enzo Tortora ai tempi del glorioso Portobello televisivo, Google ha detto “stop!”.
Nel conflitto tecnico, economico e politico che vede contrapposti Washington e Pechino – dopo le bombe atomiche nei confronti delle industrie cinesi e degli operatori telefonici loro clienti – arrivano le mitragliate su chi utilizza smartphone Huawei. I singoli utenti, che hanno scelto quel produttore apprezzando le elevate performance dei suoi telefoni cellulari e una sostanziale appetibilità per un prezzo non eccessivo, si ritrovano con un dispositivo sostanzialmente azzoppato.
Le “app” esposte nel Google Play (e fino ad oggi accessibili indiscriminatamente da qualunque telefono con sistema operativo Android) cominceranno ad assomigliare alle prelibatezze nella vetrina della pasticceria che una volta ingolositi i passanti risulteranno essere impossibili da ottenere. L’utente non arriverà nemmeno a mettere il naso contro il vetro perché i sistemi informatici di Google, riconosciuto l’apparato adoperato dall’utente, impediranno di accostarsi al banco in cui sono esposte le applicazioni da adoperarsi nei più diversi modi.
Chi ha un telefono Huawei non perderà le applicazioni finora installate ma sicuramente non avrà più (salvo diversa evoluzione) modo di procedere al loro spesso fondamentale aggiornamento. In caso si scopra una pericolosa vulnerabilità in una “app”, chi si serve di uno smartphone dell’azienda di Shenzen non potrà fare altro che provvedere alla disinstallazione a meno che decida di correre qualche rischio.
Non è finita qui. La barricata che Google ha immaginato va a bloccare l’utilizzo di tutti quei servizi che sono tipici della propria piattaforma. Il primo ostacolo è legato a Gmail, il servizio di posta elettronica che vanta milioni di utenti tra i possessori di telefonini Huawei. L’impossibilità di avvalersi del sistema per la corrispondenza – tanto comodo “in mobilità” – comporta una seria penalizzazione, non meno di quella determinata dall’impedimento ad accedere allo “store” delle applicazioni. L’utente potrà ancora servirsi della propria casella di posta, ma dovrà farlo accedendo al servizio tramite il web browser (ossia il programma di navigazione su Internet) senza poter sfruttare la comodità della app che integra un maggior numero di funzioni utili.
Il fulmine a ciel sereno (a poco serve aver fatto il callo alle follie meteorologiche degli ultimi tempi) stordisce anche gli agnostici delle tecnologie, ma lascia sperare in qualche segnale dal colosso cinese delle telecomunicazioni. Sicuramente Huawei metterà in campo le risorse per assicurare una sorta di “pronto soccorso”, così da garantire la protezione dei dispositivi dalle future insidie, ma sarà difficile che riesca a breve a fornire una copertura ad ampio spettro delle problematiche destinate poco alla volta ad affiorare.
Ci si aspetta una ipotetica HMail (immaginiamo una Huawei Mail in diretta concorrenza a quella di Google) oppure si può ipotizzare la creazione di “app” che accontentino i sempre più esigenti utilizzatori. Possibile, ma non così facile. Occorre tempo per progettare, sviluppare, collaudare e poi bisogna persuadere gli utenti a cambiare le abitudini acquisite con il costante impiego di certe applicazioni.
Il tempo è il vero nemico in un’epoca in cui si è divorati da rapidità e contestualità. La clientela “domestica”, ovvero l’enorme esercito degli utenti finali, potrebbe non avere pazienza di aspettare. Le lusinghe di qualche iniziativa commerciale di altri produttori potrebbe indurre gli utenti a cambiare il telefono e non le app…
Se così fosse, Huawei deve subito battere un colpo.
@Umberto_Rapetto
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Palermo, 20 gen. (Adnkronos) - "Qual è il suo sogno quando era piccolo?". "Questa è una domanda interessante, perché i sogni cambiano nel corso della vita, con l'età. Quando ero piccolo mi sarebbe piaciuto fare il medico, poi ho cambiato idea. Quando si è a scuola, crescendo, si studia un po' tutto. C'è un momento in cui bisogna scegliere cosa fare. Alla fine ho scelto il diritto, la legge". Così il Capo dello Stato Sergio Mattarella rispondendo ai bambini della scuola de Amicis di Palermo. "Non ho mai sognato di fare il calciatore perché non ero per niente bravo", ha aggiunto sorridendo.
Palermo, 20 gen. (Adnkronos) - "C'è molto di buono in questo paese, e questo mi conforta sempre". Così il Presidente della repubblica Sergio Mattarella ai bambini della scuola de Amicis di Palermo. "La fatica viene cancellate dal vedere cose buone che si vedono in Italia", ha detto.
Palermo, 20 gen. (Adnkronos) - "Le piacerebbe fare un altro lavoro?". Questa è stata a prima domanda rivolta dagli alunni della scuola de Amicis di Palermo al Capo dello Stato Sergio Mattarella, in visita a sorpresa questa mattina nel plesso. "Io sono vecchio - ha risposto - il mio lavoro non è quello che faccio adesso, il mio lavoro abituale era quello di insegnare Diritto costituzionale all'Università, ma ormai non lo faccio più da tempo. Questo impegno che svolgo ora non è un lavoro, è un impegno per la nostra comunità nazionale. E' faticoso, però è interessante perché consente di stare in contatto con la nostra società, con tutti i cittadini di ogni origine, ed è una cosa di estremo interesse".
Palermo, 20 gen. (Adnkronos) - "La musica, così come le iniziative sui libri, la cultura, sono il veicolo della vita, della convivenza, dell'apertura, della crescita personale e collettiva. E' quello che state facendo in questa scuola. Per me è davvero un motivo di soddisfazione essere qui e farvi i complimenti". Così il Capo dello Stato Sergio Mattarella incontrando i bambini della scuola De Amicis. Nel novembre scorso i bimbi della quinta C furono insultati mentre si esibivano davanti alla Feltrinelli, vestiti con abiti tradizionali africani. "Io ogni anno vado in una scuola per l'apertura dell'anno scolastico, ma non è frequente che vada in altre occasioni. Sono lietissimo di essere qui questa mattina- dice Mattarella- E ringraziarvi per quello che fate. Ringrazio i vostri insegnanti per quello che vi trasmettono e per come vi guidano nell'accrescimento culturale".
Palermo, 20 gen. (Adnkronos) - "Voi siete una scuola che con la cultura, la musica, la lettura, e altre iniziative di crescita culturale, esprime i valori veri della convivenza nel nostro paese e nel mondo, che sempre è più unito, connesso, sempre più senza confini. Ed è una ricchezza crescere insieme, scambiarsi opinioni e abitudini, idee, ascoltare gli altri. fa crescere e voi lo state facendo, per questo complimenti". Così il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella si è rivolto ai bambini della scuola De Amicis di Palermo. Nel novembre scorso i bimbi della quinta c, molti dei quali di origini africane, furono insultati per strada mentre si esibivano in uno spettacolo vestiti con abiti tradizionali. "Cercate di trovare la vostra strada secondo le vostre inclinazioni, auguri a tutti voi e complimenti", ha aggiunto. "Sono lietissimo di incontrarvi in questo auditorium che ci accoglie, ragazzi. Ringrazio la dirigente scolastica e i collaboratori, gli insegnanti e li ringrazio per quanto fanno. Voglio fare i complimenti a voi, siete bravissimi. Avete eseguito magistralmente questi due pezzi", ha detto ancora il Capo dello Stato parlando ai ragazzi che si sono esibiti in un breve concerto. "Non è facile con tanti strumenti ad arco, a fiato, a percussione. Complimenti ai vostri insegnanti e a voi".
Palermo, 20 gen. (Adnkronos) - “Vivere insieme, dialogare fa crescere. Rivolgo un sentito grazie ai vostri insegnanti. Insegnare è un’impresa difficile ma esaltante”. Lo ha detto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, rivolgendosi agli alunni della scuola De Amicis-Da Vinci di Palermo dove si è recato a sorpresa questa mattina. I bambini, lo scorso novembre, furono insultati con epiteti razzisti davanti alla Feltrinelli di Palermo, dove si erano esibiti in uno spettacolo tradizionale. Molti dei bimbi della 5 c, visitata oggi da Mattarella, sono di origini africane. Oggi, tutt’altro che imbarazzati dalla presenza dell’ospite illustre, perché la visita è stata tenuta segreta dalla dirigente scolastica Giovanna Genco, i bambini hanno rivolto al Presidente alcune domande, consegnandogli dei doni. Sulla lavagna di classe spiccava un grande tricolore.
I bambini hanno poi scortato il presidente nell’aula magna dove l’orchestra dei ragazzi delle classi della secondaria ha suonato due brani di Giuseppe Verdi, il coro delle Zingarelle dalla Traviata e il 'Va, pensiero' dal Nabucco.
Palermo, 20 gen. (Adnkronos) - Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella dopo avere incontrato i bambini della quinta C dell'Istituto De Amicis-Da Vinci di Palermo, che lo scorso novembre furono insultati in centro città per il colore della pelle, perché molti di loro sono di origini straniere, si è fermato in classe a rispondere alle loro domande. Sopra la lavagna in classe c'è una bandiera tricolore.