Il presidente della Repubblica alla Sapienza per commemorare il giuslavorista ucciso vent'anni fa dalle Nuove Brigate Rosse. Landini: "Era uno di noi"
“Il terrorismo è stato sconfitto grazie all’unità del nostro Paese, dei suoi soggetti politici, delle sue forze intellettuali, del mondo del lavoro. Le minacce alla democrazia cambiano e così i rischi per la convivenza. In un Paese democratico, quale è il nostro, si deve costantemente rammentare che vi è un patrimonio di valori e di istituzioni che va sempre difeso insieme”. Un messaggio contenuto anche nell’esperienza e nell’insegnamento di Massimo D’Antona, spiega il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che all’università La Sapienza di Roma ha commemorato il giuslavorista ucciso dalle Nuove Brigate Rosse esattamente vent’anni fa. Il capo dello Stato, accolto dall’applauso di un centinaio di studenti al suo arrivo, ha aggiunto che “la Repubblica ha l’obiettivo di colmare le fratture che si aprono nella società, chi detesta la democrazia invece vuole che le fratture si allarghino, che diventino conflitti insanabili, che seminino paure e rancore e che la Costituzione diventi irrealizzabile“. Mattarella ha espresso vicinanza e solidarietà a moglie e figlia del professore “che con grande sofferenza e altrettanta dignità hanno portato in questi anni una ferita che non è possibile sanare”. Quello di D’Antona, ucciso in strada a Roma da Mario Galesi e Nadia Desdemona Lioce, è stato – ha aggiunto Mattarella un “vile e barbaro assassinio di un mite docente, apprezzato dagli studenti, uno studioso impegnato con passione”.
Alla commemorazione di D’Antona anche il segretario della Cgil Maurizio Landini: “La nostra scelta di elaborare una nuova carta dei diritti dei lavoratori – ha detto Landini – è figlia del pensiero che D’Antona ha contribuito a costruire in particolare per la rappresentanza. Poniamo una grande attenzione alla necessità di una legge sulla rappresentanza”. Landini ha aggiunto che “D’Antona è uno di noi, un amico, un punto di riferimento. Dava risposte indicando un orizzonte. Un innovatore profondo ma mai tentato dal determinismo conclamato da chi cancella i diritti e la dignità del mondo del lavoro”. “In materia di articolo 18 – sottolinea Landini – è lecito affermare che fu proprio lui a comprendere, e lo scrisse, che la tutela reintegratoria correttamente intesa è l’unica vera tutela per il lavoratore”. Il giuslavorista romano, ha concluso Landini, “è stato un giurista sensibile, colto e raffinato, con il tono pacato. Si potrebbe dire che la sua figura somiglia a quella del progettista costruttore di ponti, non di muri. Oggi sentiamo la necessità che il suo messaggio non venga travolto da voci indistinte. Fu ucciso proprio nel giorno dello Statuto dei lavoratori. Per questo la Cgil si schiera sempre contro il terrorismo e l’uso della violenza. Per questo siamo sempre più allarmati della violenza a Casal Bruciato come quella dei toni utilizzati dalle destre”.