Matteo Salvini lo aveva già detto a marzo, durante una puntata di Porta a Porta, e lo ha ripetuto anche lunedì mattina ospite a Coffee Break su La7: “Grazie alla politica del rigore, dell’attenzione, dei porti chiusi noi abbiamo ridotto del 90% il numero dei morti e dei dispersi in mare. Nel 2019, i corpi senza vita recuperati nel Mediterraneo sono stati due a fronte dei mille degli anni precedenti”. Ma i numeri snocciolati dal ministro dell’Interno, che cita l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), raccontano una realtà completamente opposta a quella che emerge da quelli pubblicati proprio sul sito dell’Unhcr e dall’Organizzazione Mondiale per le Migrazioni (Oim) e relativi alle partenze verso l’Italia.

Innanzitutto, Salvini equipara il dato sui cadaveri recuperati nel 2019, due in totale secondo Unhcr, al numero di morti e dispersi degli anni precedenti. La frase “i corpi senza vita recuperati nel Mediterraneo sono stati due a fronte dei mille degli anni precedenti” presenta tre errori. Prima di tutto, il ministro dell’Interno si riferisce a due dati diversi: i corpi recuperati (due nel 2019 e 23 nel 2018) e l’insieme di morti e dispersi stimati (402 nel 2019 e 2.277 nel 2018). Inoltre, considerando solo i due migranti senza vita recuperati per fornire il numero delle morti totali, ignora il fatto che la maggior parte dei corpi che vengono risucchiati dal Mediterraneo non vengono mai più ritrovati. Infine, su questi numeri non influiscono solo le politiche migratorie dell’Italia, ma di tutta l’Unione europea e, sicuramente, degli altri due Paesi di confine nel Mediterraneo, ossia Grecia e Spagna. Vengono così ignorati, tra gli altri, l’accordo dell’Ue con la Turchia per la gestione dell’esodo siriano che ha chiuso la cosiddetta rotta balcanica e quello dell’ex ministro dell’Interno, Marco Minniti, che con la Libia di Fayez al-Sarraj aveva imposto il blocco delle partenze.

Un altro fattore che vizia il messaggio e i numeri forniti dal capo del Viminale è che i dati si riferiscono ai morti o dispersi complessivi nelle tre principali rotte del Mediterraneo, ossia quella italiana, spagnola e greca, come se i numeri riguardanti le altre due dipendessero dalle politiche migratorie messe in campo dal governo giallo-verde. Dati che il leader del Carroccio ha riportato anche in un tweet con tanto di tabella. Si legge che è effettivamente di due il numero dei corpi recuperati in mare, ma in tv Salvini ha omesso un dato più importante e che rende meglio l’idea della reale portata dei decessi nel Mediterraneo. Il numero totale di morti e dispersi nei primi 5 mesi è di 402.

Per fornire dei dati corretti riguardo all’evoluzione delle morti in mare di migranti diretti verso l’Italia, e quindi soggetti alle politiche migratorie messe in campo da Roma, Salvini avrebbe dovuto far riferimento a quelli che proprio Unhcr mette a disposizione sul suo sito. Numeri che non giustificano il calo del 90% presentato dal leader del Carroccio. Unhcr dice, infatti, che a fronte di oltre 23mila sbarchi, morti e dispersi nel 2018 sono 1.311. Numero che sale a 2.873 nel 2017, quando per metà anno non era ancora in vigore il blocco delle partenze voluto da Minniti, e a 4.578 nel 2016 , l’anno degli sbarchi record (oltre 180mila).

Se si dà un’occhiata alla tabella realizzata dalla piattaforma Missing Migrants gestita dall’Oim, si nota che il “calo del 90% dei morti e dei dispersi in mare” nel Mediterraneo centrale non c’è mai stato. Nello stesso periodo del 2018, il numero totale dei morti è di 384, 68 in più di quelli registrati in meno di sei mesi nel 2019. Nemmeno confrontandoli con i numeri del 2017 (1.427 morti), del 2016 (968) e del 2015 (1.995) si arriva a registrare un calo del 90%, come dichiarato invece dal vicepremier leghista. Anche in questo caso, però, non si tiene conto degli accordi e delle politiche migratorie stipulate prima dell’entrata di Salvini al Viminale e che hanno portato a una riduzione delle partenze e delle morti.

A preoccupare le organizzazioni che si occupano di rifugiati e migrazioni è invece l’alto tasso di mortalità nel Mediterraneo. Proprio l’Unhcr ha denunciato che “nel 2019 una persona ogni 3 ha perso la vita nel tentativo di arrivare in Europa lungo la rotta dalla Libia”: i 402 migranti su 1.120 arrivi. Un tasso di mortalità mai registrato negli anni precedenti.

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