Dall’inizio di maggio ospedali e strutture mediche sono stati deliberatamente colpiti dai bombardamenti delle forze governative siriane, appoggiate da quelle russe, nelle zone di Idlib e Hama. Physycians for human rights ha ricevuto 18 segnalazioni, che nella metà dei casi ha potuto confermare direttamente.
L’escalation degli attacchi ha costretto a lasciare Idlib almeno 180.000 civili, che vanno ad aggiungersi al milione e mezzo di siriani che hanno urgente bisogno di assistenza umanitaria. Secondo alcune testimonianze raccolte da Amnesty International, tra il 5 e l’11 maggio l’aviazione siriana ha colpito un ospedale ad Hass, uno a Kaferzita e due a Kafranbel: servivano un’utenza di 300.000 persone e ora sono completamente fuori servizio.
Questi attacchi sono avvenuti nonostante il personale medico avesse fornito le coordinate delle strutture tanto alle forze siriane quanto a quelle russe proprio per evitare i bombardamenti. Non è stata la prima volta in questi otto anni di conflitto: era già successo durante le offensive delle forze siriane per riprendere il controllo di Aleppo, di Daraa e della Ghuta orientale.
Si tratta di una vera e propria strategia di guerra: colpire chi soccorre e cura, impedire a chi ha bisogno di soccorsi e cure di accedervi. Il bilancio di otto anni di attacchi contro ospedali e strutture mediche in Siria è terribile: almeno 566 attacchi contro 348 obiettivi, quasi 900 operatori sanitari uccisi.