Economia

Decreto Famiglia, Tria: “Coperture non individuate”. Di Maio: “Dove destinare i soldi lo decide la politica, non i tecnici”

Tensione tra il ministro dell'Economia e i Cinque Stelle. Il titolare del dicastero: "Non sappiamo cosa sia questo miliardo. Se si spenderà meno di quanto preventivato si saprà a fine anno". Luigi Di Maio: "I soldi ci sono, lo ha certificato l'Inps". E risponde anche sullo sforamento del 3%: "Non è una decisione autonoma dai mercati. Salvini lo sa, non devo spiegarglielo. Ma c'è campagna elettorale"

Nuovo fronte di scontro nel governo, questa volta tra i Cinque Stelle e il ministro dell’Economia. Non c’è solo il rinvio del dl Sicurezza bis ad agitare gli animi di Lega e M5s, ma anche la mancata approvazione del decreto Famiglia nel Consiglio dei ministri di lunedì 20 maggio. Se a frenare il provvedimento voluto dal Carroccio ci sono i dubbi del Colle e le resistenze grilline, sul secondo pesano invece le perplessità di Giovanni Tria. “Le coperture“, ha detto il ministro questa mattina ad Agorà su Rai3, “per ora non sono state individuate. Non sappiamo cosa sia questo miliardo. Se si spenderà meno di quanto preventivato per il reddito di cittadinanza si saprà a fine anno e non adesso. È inoltre chiaro che queste spese non possono essere portate all’anno successivo”. Un’osservazione contenuta anche in un parere della Ragioneria di Stato, dove si giudica invece “fattibile” la Flat tax pur specificando che “dipende da come verrà disegnata, come verrà inserita in una riforma fiscale. Servono scelte conseguenti sul lato della spesa”. Il ministro Tria ha anche parlato della misura introdotta dal governo Renzi degli 80 euro: “Fu una decisione sbagliata”, ha detto, “tecnicamente fu un provvedimento sbagliato e anche il precedente governo cercava di cambiarlo. Nell’ambito della riforma fiscale gli 80 euro saranno riassorbiti”.

Di Maio e M5s contro Tria: “Non si nasconda dietro i numeri”. Alla Camera bocciato emendamento Lega sul bonus bebè
A Tria ha replicato poco dopo Luigi Di Maio, per il quale andare avanti sulle misure per la famiglia è fondamentale mentre il collega del Carroccio spinge sul dl Sicurezza bis. “Il decreto Famiglia”, ha detto al Forum dell’Ansa, “è una priorità politica, i soldi ci sono, l’Inps ci dice che un miliardo quest’anno lo riusciamo a recuperare. Per me quando si decide dove destinare i soldi è la politica che lo decide non i tecnici, fermo restando che ho sempre apprezzato il ruolo da cane da guardia dei conti” di Tria. Ancora più dure le parole del sottosegretario M5s agli Esteri Manlio Di Stefano: “Vorremmo”, ha detto, “che tutto il governo fosse allineato sul provvedimento. E dal ministro Tria ci aspettiamo soluzioni, non ostacoli. Non si nasconda dietro ai numeri, anche perché i numeri ci danno ragione”. Un clima di nervosismo molto chiaro già nella nota diffusa dai 5 stelle alle agenzie in mattinata: “È curioso”, si leggeva, “che il ministro parli di assenza di coperture per il decreto Famiglia, quando il miliardo è stato certificato anche dal presidente Inps, e ammetta poi candidamente che la Flat tax così come proposta si potrebbe invece fare, quando le coperture secondo i tecnici superano i 30 miliardi. E’ lui il ministro dell’Economia, un miliardo per le famiglie lo abbiamo trovato noi e se non ha capito gli possiamo spiegare come”.

Intanto alla Camera è stato bocciato l’emendamento al decreto Crescita che voleva rafforzare in parte il bonus bebè. La proposta, parte del cosiddetto “pacchetto Fontana”, non ha passato il vaglio dell’ammissibilità nelle commissioni Bilancio e Finanze della Camera. Resta invece l’altro emendamento, sempre presentato dalla Lega, che chiede di introdurre una detrazione fiscale ad hoc per l’acquisto di latte e pannolini. I deputati della Lega, secondo quanto viene riferito, hanno già presentato ricorso e contano in serata di vedere riammesso l’emendamento.

Tria: “Lo sforamento del deficit annunciato da Salvini? Siamo in campagna elettorale”
Il ministro dell’Economia ha anche ridimensionato le parole di Matteo Salvini sullo sforamento del 3% nel rapporto deficit/pil: “Il deficit non è una decisione autonoma dai mercati, perché significa prendere denaro a prestito” e “il problema è che il deficit significa che qualcuno sia disponibile a prestarci del denaro a quel tasso di interesse. Inutile pensare di fare un deficit per 2-3 miliardi in più quando poi per fare questo dobbiamo fare interessi aggiuntivi per 2-3 miliardi”.

E il capo del Viminale, ha risposto a una specifica domanda, “lo sa bene e non devo spiegare nulla a nessuno”. Quindi la sua interpretazione della mossa del ministro dell’Interno: “C’è una campagna elettorale in atto”. Ricordando che mancano pochi giorni alle Europee, Tria ha aggiunto: “Mi pare che in campagna elettorale sia difficile che i pariti non battibecchino perché ogni partito cerca voti per il proprio. Smetteranno? Questo non lo so, non lo deve chiedere a me. Lo spero”.

Eppure, ha detto ancora il ministro dell’Economia, “la cosa più importante è quello di ricreare un clima di fiducia intorno ai programmi economici del governo, non è tanto il tetto del 3%. Bisogna convincere chi presta soldi all’Italia a farlo a un tasso non troppo alto”. In questo ‘ecosistema’, ha aggiunto Tria, la stabilità politica “è uno dei fattori importanti della crescita, come quella sociale, e quella finanziaria”. L’Italia, ha aggiunto, ha “bisogno di tutte e tre queste stabilità per creare un ambiente per la crescita”. Alle domande sul clima nell’ultimo Consiglio dei ministri Tria ha inizialmente risposto: “È stato proficuo e abbiamo fatto delle nomine importanti da me proposte. Poi c’è stata una discussione sull’opportunità o meno di fare alcune decreti e si è deciso di non farli e di rinviarli”.

Il clima, ha riferito, “è normale, siamo persone educate”. Poi però ha aggiunto che “dissensi politici evidentemente a volte ci sono, ma questo credo che sia normale”. Nella seconda parte dell’anno, ha aggiunto, “potremo avere una ripresa più forte e dipende anche da quanto riusciamo a creare fiducia negli investitori e fiducia nei risparmiatori, che così possono utilizzare più reddito per i consumi. Per questo non bisogna creare allarmi per il futuro”.