“Ricordo ancora gli occhi di mio figlio che guarda il telegiornale e mi dice: ‘papà, ora ci portano via la la casa’”. Era il 1996, il giornalista Primo Di Nicola a metà degli anni Novanta aveva raccontato su L’Espresso la storia della casa di D’Alema, che pensò bene di querelarlo per “violazione della privacy”, chiedendogli danni per un miliardo di lire. La querela fu poi ritirata, come tutte le altre.
Dopo 45 anni il giornalista è ancora incensurato e come senatore M5S sta portando a casa un risultato importante per la libertà di stampa: dopo 20 anni di inutili tentativi in Parlamento, la sua proposta di legge per introdurre nell’ordinamento italiano l’istituto della “querela temeraria” sta andando in porto. Il testo (scarica) è stato presentato a ottobre dell’anno scorso e incardinato in Commissione Giustizia, dove sono state fatte le audizioni e attende gli emendamenti per andare in aula perché venga approvato già entro giugno.
Si compone di un solo articolo, che interviene così sul codice di procedura civile (art.96):

“Sono fiducioso” racconta Di Nicola al fattoquotidiano.it. “L’abuso delle liti temerarie e delle richieste eccessive è uno dei fenomeni che più toccano la libertà di stampa, la qualità dell’informazione e della democrazia. Investe l’attività dei giornalisti che non si limitano ‘a portare veline’. Va a colpire cioè la parte più vitale del giornalismo, quella che scava e raccoglie notizie che non sono contenute in atti giudiziari con sentenze”.
Innumerevoli i “casi” di palese intimidazione del giornalista. Giovanni Valentini ne ricevette una da Berlusconi per 50 milioni di euro. Altri 15 Riccardo Bocca sull’Espresso. Poi il caso Fiat-Formigli, Gabanelli e tanti altri. “Sono richieste esorbitanti che i potenti di turno, a cominciare dai politici, fanno con l’intento dichiarato di intimidire. E’ del tutto evidente che oggi quando chiedi 500mila o 10 milioni di euro sono cifre che fanno ballare le certezze di tutti gli editori, soprattutto in una situazione come quella italiana dove i giornali vivono in maniera economicamente precaria. Bastano una, due o tre querele come quelle e saltano i bilanci, i posti di lavoro e tutto il resto”.
Se succede nei grandi giornali, ancor più dirompente è l’effetto sui piccoli o le testate online, per i quali anche una richiesta di 5mila euro può determinare la chiusura. “La malafede di queste cause intentate a costo zero dall’effetto potenzialmente micidiale si vede nel loro esito, che finiscono quasi sempre con il proscioglimento del giornalista. Nella maggior parte dei casi senza neppure andare a processo”, dice il giornalista che è stato anche direttore de Il Centro.
Per questo provvedimento i rappresentanti della Federazione nazionale della Stampa hanno chiesto una corsia preferenziale in Commissione. “Il Movimento anche grazie alla collaborazione con le altre forze politiche è riuscito a dargli il carattere di priorità e urgenza, perché non è una battaglia politica ma di civiltà. Il testo in questione ha poi ha il pregio di un solo articolo. Ed è scritto così perché le altre proposte si arenavano perché erano articolate, dentro avevano la diffamazione, la rettifica e altro. C’è il veto su una, si blocca l’altra. Qui invece si parla solo di questo aspetto, questo permette di farla camminare”.
Arriviamo alla ratio del provvedimento. “La proposta dice una cosa sola: in caso di temerarietà della lite, riconosciuta dal giudice, questi ti può condannare ad una cifra pari ad almeno il 50% della pretesa dell’attore. Quell’almeno non è lì caso ma per dire che tu non fissi delle cifre per legge, ma lasci al giudice la libertà di decidere, ma comunque non sotto la soglia di quello che hai chiesto. Così chi avanza una causa di cui non è convinto perché lo fa per scopo intimidatorio sarà attento alla cifra che oggi butta lì come fosse niente. Non significa che la gente non chiederà più risarcimenti, ma che lo farà solo quando ha motivi validi per cui il giudice non dichiarerà che quella lite era temeraria perché infondata, ma che avevi buone ragioni per ritenerla fondata, che si sono rivelate sbagliate. Ma se tu prendi e chiedi soldi dicendo che sei stato diffamato ma non hai elementi solidi per sostenerlo in giudizio, come avviene di solito, a quel punto sai che rischi di lasciare sul campo il 50% della somma che chiedi. Quindi anche in caso di richiesta temeraria la farai di 10mila euro, non di 20milioni”.
La strada sembra in discesa. “Per il Movimento 5 Stelle la libertà dell’informazione è un pilastro del buon funzionamento della democrazia, con questa legge facciamo qualcosa di molto concreto”. Non sempre però, l’obiezione è d’obbligo, sembra la linea prevalente tra liste proscrizione dei giornalisti, gag sui giornali che chiudono, sberleffi. Ancora ai primi di maggio Luigi Di Maio in persona è stato bacchettato dal Consiglio d’Europa per aver esercitato pressioni finanziarie sui media per limitare la libertà (in particolare per aver chiesto alle imprese detenute dallo Stato di smettere di fare pubblicità sui giornali e caldeggiato una riduzione dei contributi pubblici indiretti ai media nella legge di bilancio 2019).
“Un conto – risponde il senatore – sono le polemiche mediatiche, ma quando andiamo alla sostanza dei problemi vedi che ci siamo; lo dimostra il fatto che di questa proposta a difesa dei giornalisti abbiamo fatta una priorità. Certo mi spiace non essere riuscito a incidere come avrei voluto sui temi dell’informazione nel Movimento, portando una diversa sensibilità. Il taglio delle sovvenzioni ai giornali va bene, certo. Ma non l’attacco continuo, cieco e indistinto all’informazione.”.
Media & Regime
Diffamazione, pronta la legge contro le liti temerarie. Di Nicola (M5s): “I potenti che ne abusano ora pagheranno”
In Senato si sono concluse le audizioni del ddl. Un articolo introduce la punibilità di chi chiede soldi al solo scopo di intimidire i giornalisti. "La malafede di queste cause intentate a costo zero dall'effetto potenzialmente micidiale si vede nel loro esito, cioé quasi sempre il proscioglimento del giornalista"
“Ricordo ancora gli occhi di mio figlio che guarda il telegiornale e mi dice: ‘papà, ora ci portano via la la casa’”. Era il 1996, il giornalista Primo Di Nicola a metà degli anni Novanta aveva raccontato su L’Espresso la storia della casa di D’Alema, che pensò bene di querelarlo per “violazione della privacy”, chiedendogli danni per un miliardo di lire. La querela fu poi ritirata, come tutte le altre.
Dopo 45 anni il giornalista è ancora incensurato e come senatore M5S sta portando a casa un risultato importante per la libertà di stampa: dopo 20 anni di inutili tentativi in Parlamento, la sua proposta di legge per introdurre nell’ordinamento italiano l’istituto della “querela temeraria” sta andando in porto. Il testo (scarica) è stato presentato a ottobre dell’anno scorso e incardinato in Commissione Giustizia, dove sono state fatte le audizioni e attende gli emendamenti per andare in aula perché venga approvato già entro giugno.
Si compone di un solo articolo, che interviene così sul codice di procedura civile (art.96):
“Sono fiducioso” racconta Di Nicola al fattoquotidiano.it. “L’abuso delle liti temerarie e delle richieste eccessive è uno dei fenomeni che più toccano la libertà di stampa, la qualità dell’informazione e della democrazia. Investe l’attività dei giornalisti che non si limitano ‘a portare veline’. Va a colpire cioè la parte più vitale del giornalismo, quella che scava e raccoglie notizie che non sono contenute in atti giudiziari con sentenze”.
Innumerevoli i “casi” di palese intimidazione del giornalista. Giovanni Valentini ne ricevette una da Berlusconi per 50 milioni di euro. Altri 15 Riccardo Bocca sull’Espresso. Poi il caso Fiat-Formigli, Gabanelli e tanti altri. “Sono richieste esorbitanti che i potenti di turno, a cominciare dai politici, fanno con l’intento dichiarato di intimidire. E’ del tutto evidente che oggi quando chiedi 500mila o 10 milioni di euro sono cifre che fanno ballare le certezze di tutti gli editori, soprattutto in una situazione come quella italiana dove i giornali vivono in maniera economicamente precaria. Bastano una, due o tre querele come quelle e saltano i bilanci, i posti di lavoro e tutto il resto”.
Se succede nei grandi giornali, ancor più dirompente è l’effetto sui piccoli o le testate online, per i quali anche una richiesta di 5mila euro può determinare la chiusura. “La malafede di queste cause intentate a costo zero dall’effetto potenzialmente micidiale si vede nel loro esito, che finiscono quasi sempre con il proscioglimento del giornalista. Nella maggior parte dei casi senza neppure andare a processo”, dice il giornalista che è stato anche direttore de Il Centro.
Per questo provvedimento i rappresentanti della Federazione nazionale della Stampa hanno chiesto una corsia preferenziale in Commissione. “Il Movimento anche grazie alla collaborazione con le altre forze politiche è riuscito a dargli il carattere di priorità e urgenza, perché non è una battaglia politica ma di civiltà. Il testo in questione ha poi ha il pregio di un solo articolo. Ed è scritto così perché le altre proposte si arenavano perché erano articolate, dentro avevano la diffamazione, la rettifica e altro. C’è il veto su una, si blocca l’altra. Qui invece si parla solo di questo aspetto, questo permette di farla camminare”.
Arriviamo alla ratio del provvedimento. “La proposta dice una cosa sola: in caso di temerarietà della lite, riconosciuta dal giudice, questi ti può condannare ad una cifra pari ad almeno il 50% della pretesa dell’attore. Quell’almeno non è lì caso ma per dire che tu non fissi delle cifre per legge, ma lasci al giudice la libertà di decidere, ma comunque non sotto la soglia di quello che hai chiesto. Così chi avanza una causa di cui non è convinto perché lo fa per scopo intimidatorio sarà attento alla cifra che oggi butta lì come fosse niente. Non significa che la gente non chiederà più risarcimenti, ma che lo farà solo quando ha motivi validi per cui il giudice non dichiarerà che quella lite era temeraria perché infondata, ma che avevi buone ragioni per ritenerla fondata, che si sono rivelate sbagliate. Ma se tu prendi e chiedi soldi dicendo che sei stato diffamato ma non hai elementi solidi per sostenerlo in giudizio, come avviene di solito, a quel punto sai che rischi di lasciare sul campo il 50% della somma che chiedi. Quindi anche in caso di richiesta temeraria la farai di 10mila euro, non di 20milioni”.
La strada sembra in discesa. “Per il Movimento 5 Stelle la libertà dell’informazione è un pilastro del buon funzionamento della democrazia, con questa legge facciamo qualcosa di molto concreto”. Non sempre però, l’obiezione è d’obbligo, sembra la linea prevalente tra liste proscrizione dei giornalisti, gag sui giornali che chiudono, sberleffi. Ancora ai primi di maggio Luigi Di Maio in persona è stato bacchettato dal Consiglio d’Europa per aver esercitato pressioni finanziarie sui media per limitare la libertà (in particolare per aver chiesto alle imprese detenute dallo Stato di smettere di fare pubblicità sui giornali e caldeggiato una riduzione dei contributi pubblici indiretti ai media nella legge di bilancio 2019).
“Un conto – risponde il senatore – sono le polemiche mediatiche, ma quando andiamo alla sostanza dei problemi vedi che ci siamo; lo dimostra il fatto che di questa proposta a difesa dei giornalisti abbiamo fatta una priorità. Certo mi spiace non essere riuscito a incidere come avrei voluto sui temi dell’informazione nel Movimento, portando una diversa sensibilità. Il taglio delle sovvenzioni ai giornali va bene, certo. Ma non l’attacco continuo, cieco e indistinto all’informazione.”.
La Repubblica tradita
di Giovanni Valentini 12€ AcquistaArticolo Precedente
Radio Radicale, martedì 21 scade la convenzione. Giachetti ricoverato dopo 4 giorni di sciopero della fame e della sete
Articolo Successivo
Radio Radicale, stop alla proroga della convenzione con il Mise: non ammesso l’emendamento per salvare l’emittente
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Mondo
Usa: “Telefonata Trump-Putin? Pace mai così vicina”. “Il tycoon pensa a riconoscere la Crimea come russa”. Armi, l’Ue vuole altri 40 miliardi dai “volenterosi”
Cronaca
Tutto ciò che la foto di Bergoglio non dice: le lenzuola, gli oggetti sull’altare, la postura. Lievi miglioramenti ma quadro stazionario
Cronaca
Scontro tra furgone e mini-van di operai e braccianti nel Siracusano: 3 morti e 7 feriti, quattro gravissimi
Kiev, 17 mar. (Adnkronos) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato su X di aver parlato con il presidente francese Emmanuel Macron: "Come sempre scrive - è stata una conversazione molto costruttiva. Abbiamo discusso i risultati dell'incontro online dei leader svoltosi sabato. La coalizione di paesi disposti a collaborare con noi per realizzare una pace giusta e duratura sta crescendo. Questo è molto importante".
"L'Ucraina è pronta per un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni - ha ribadito Zelensky - Tuttavia, per la sua attuazione, la Russia deve smettere di porre condizioni. Ne abbiamo parlato anche con il Presidente Macron. Inoltre, abbiamo parlato del lavoro dei nostri team nel formulare chiare garanzie di sicurezza. La posizione della Francia su questa questione è molto specifica e la sosteniamo pienamente. Continuiamo a lavorare e a coordinare i prossimi passi e contatti con i nostri partner. Grazie per tutti gli sforzi fatti per raggiungere la pace il prima possibile".
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - il presidente americano Donald Trump ha dichiarato ai giornalisti che il leader cinese Xi Jinping visiterà presto Washington, a causa delle crescenti tensioni commerciali tra le due maggiori economie mondiali. Lo riporta Newsweek. "Xi e i suoi alti funzionari" arriveranno in un "futuro non troppo lontano", ha affermato Trump.
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo quanto riferito su X dal giornalista del The Economist, Shashank Joshi, l'amministrazione Trump starebbe valutando la possibilità di riconoscere la Crimea ucraina come parte del territorio russo, nell'ambito di un possibile accordo per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina.
"Secondo due persone a conoscenza della questione, l'amministrazione Trump sta valutando di riconoscere la regione ucraina della Crimea come territorio russo come parte di un eventuale accordo futuro per porre fine alla guerra di Mosca contro Kiev", si legge nel post del giornalista.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo un sondaggio della televisione israeliana Channel 12, il 46% degli israeliani non è favorevole al licenziamento del capo dello Shin Bet, Ronen Bar, da parte del primo ministro Benjamin Netanyahu, rispetto al 31% che sostiene la sua rimozione. Il risultato contrasta con il 64% che, in un sondaggio di due settimane fa, sosteneva che Bar avrebbe dovuto dimettersi, e con il 18% che sosteneva il contrario.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Il ministero della Salute libanese ha dichiarato che almeno sette persone sono state uccise e 52 ferite negli scontri scoppiati la scorsa notte al confine con la Siria. "Gli sviluppi degli ultimi due giorni al confine tra Libano e Siria hanno portato alla morte di sette cittadini e al ferimento di altri 52", ha affermato l'unità di emergenza del ministero della Salute.
Beirut, 17 mar. (Adnkronos/Afp) - Hamas si starebbe preparando per un nuovo raid, come quello del 7 ottobre 2023, penetrando ancora una volta in Israele. Lo sostiene l'israeliano Channel 12, in un rapporto senza fonti che sarebbe stato approvato per la pubblicazione dalla censura militare. Il rapporto afferma inoltre che Israele ha riscontrato un “forte aumento” negli sforzi di Hamas per portare a termine attacchi contro i kibbutz e le comunità al confine con Gaza e contro le truppe dell’Idf di stanza all’interno di Gaza.
Cita inoltre il ministro della Difesa Israel Katz, che ha detto di recente ai residenti delle comunità vicine a Gaza: "Hamas ha subito un duro colpo, ma non è stato sconfitto. Ci sono sforzi in corso per la sua ripresa. Hamas si sta costantemente preparando a effettuare un nuovo raid in Israele, simile al 7 ottobre". Il servizio televisivo arriva un giorno dopo che il parlamentare dell'opposizione Gadi Eisenkot, ex capo delle Idf, e altri legislatori dell'opposizione avevano lanciato l'allarme su una preoccupante recrudescenza dei gruppi terroristici di Gaza.
"Negli ultimi giorni, siamo stati informati che il potere militare di Hamas e della Jihad islamica palestinese è stato ripristinato, al punto che Hamas ha oltre 25.000 terroristi armati, mentre la Jihad ne ha oltre 5.000", hanno scritto i parlamentari, tutti membri del Comitato per gli affari esteri e la difesa.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos/Afp) - L'attacco israeliano nei pressi della città di Daraa, nel sud della Siria, ha ucciso due persone. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale siriana Sana.
"Due civili sono morti e altri 19 sono rimasti feriti in attacchi aerei israeliani alla periferia della città di Daraa", ha affermato l'agenzia di stampa, mentre l'esercito israeliano ha affermato di aver preso di mira "centri di comando e siti militari appartenenti al vecchio regime siriano".