Forte revisione al ribasso rispetto a novembre, ma la previsione resta maggiore di quelle di governo, Ocse e Ue "grazie a stime più alte per gli investimenti", che però passano dal +3,4 al +0,3%. La spesa delle famiglie rallenta (+0,5% rispetto a +0,6%), "sostenuta. in misura limitata, dal reddito di cittadinanza", ma costituirà la principale componente a sostegno della crescita. L'Istituto avverte sui rischi: "Tensioni commerciali, Brexit, voto Ue, possibile peggioramento delle condizioni creditizie"
Per l’anno in corso l’Istat prevede una crescita del Pil del +0,3%. Una “forte revisione” al ribasso – di un punto percentuale – rispetto alla previsione rilasciata a novembre scorso, sottolinea l’Istituto, quando però non era ancora noto il brusco rallentamento dell’economia italiana nel secondo semestre 2018. La stima di crescita dell’Istat resta superiore a quella inserita dal governo nel Def , +0,2% tenendo conto dell’effetto di manovra e decreti Crescita e Sblocca cantieri, e anche a quella diffusa martedì dall’Ocse che prevede un aumento del Pil pari a zero nel 2019 (a inizio aprile la stima era addirittura -0,2%). Le stime risultano “lievemente” migliori anche rispetto a quelle rilasciate il 7 maggio dalla commissione Ue (+0,1%) grazie a previsioni più alte per gli investimenti, fa notare lo stesso Istituto.
L’Istat, nella pubblicazione ‘Le prospettive per l’economia italiana nel 2019′, sottolinea inoltre il “deciso rallentamento” a confronto con l’anno precedente (+0,9%). Nel 2019, il Pil è supportato esclusivamente dalla domanda interna (+0,3%). I consumi delle famiglie rallentano rispetto al 2018 (+0,5% rispetto a +0,6%), ma costituiranno la principale componente a sostegno della crescita mentre la spesa per gli investimenti segnerà una decisa decelerazione. L’Istat prevede “un moderato incremento dei consumi delle famiglie”, sostenuto, spiega, “dall’aumento del monte salari e, in misura limitata, dalle misure sul reddito di cittadinanza“. A tal proposito, l’Inps non ha ancora diffuso i dati sulle risorse già caricate sulle card, anche se il presidente Pasquale Tridico parla di un miliardo di euro di risparmi. Infine, l’Istat spiega che “in presenza di un miglioramento del potere di acquisto, l’attuale fase di incertezza porterebbe le famiglie ad assumere comportamenti precauzionali, determinando un aumento della propensione al risparmio“.
Per l’anno corrente il deciso rallentamento delle aspettative sui livelli produttivi dell’area euro e dell’economia italiana sono attesi incidere in misura significativa sulle scelte di investimento delle imprese. Sia gli investimenti in macchinari e attrezzature sia quelli in costruzioni sono attesi evolvere in misura decisamente più contenuta rispetto agli anni precedenti. “Nel 2019, gli investimenti fissi lordi italiani aumenterebbero (+0,3%) beneficiando in misura contenuta anche delle agevolazioni inserite nel decreto crescita”, rileva ancora l’Istat, segnando un deciso rallentamento rispetto al +3,4% dell’anno precedente.
L’Istat precisa che l’attuale scenario di previsione è caratterizzato da alcuni rischi al ribasso rappresentati “da una ulteriore moderazione del commercio internazionale e da un possibile peggioramento delle condizioni creditizie legato all’aumento dell’incertezza e all’evoluzione negativa degli scenari politici ed economici internazionali”. La maggior parte dei rischi al ribasso, aggiunge però l’Istat, non sono imputabili all’Italia: “L’evoluzione di alcuni fattori quali l’acuirsi delle tensioni commerciali, le decisioni connesse alla Brexit e più in generale alla fase di ricostituzione del Parlamento europeo, potrebbero generare un aumento dell’incertezza sui mercati finanziari”, si legge nel documento. L’Istat ha simulato “un peggioramento delle condizioni di incertezza economico politica” che “avrebbe effetti prevalentemente sulle scelte di investimento“, che peggiorerebbero, “ma non si verificherebbe una riduzione significativa del Pil”.
Gli scambi internazionali restano “dinamici”, scrive l’Istituto, I dati relativi al primo trimestre del 2019 indicano un aumento tendenziale degli scambi di beni rispetto al primo trimestre del 2018, più accentuato per le esportazioni in valore (+2%) e minore per le importazioni (+1,5%). Nel corso dell’anno, evidenzia l’Istat, “l’evoluzione del commercio estero sarà condizionata dalla riduzione delle prospettive di crescita del commercio mondiale”. Le esportazioni e le importazioni in volume sono previste aumentare con intensità simili (+1,7% e +1,8% rispettivamente). Il saldo della bilancia commerciale di beni e servizi sul Pil si manterrebbe positivo (2,4%), lievemente inferiore ai livelli raggiunti lo scorso anno (2,5%).
“La decelerazione dei ritmi produttivi – spiega ancora l’Istituto – inciderebbe anche sul mercato del lavoro. Nel 2019 si prevede che l’occupazione rimanga sui livelli dell’anno precedente (+0,1%) mentre si registrerebbe un lieve aumento del tasso di disoccupazione (10,8%)”. A novembre scorso la disoccupazione veniva data al 10,2%. Nel 2018 il tasso è stato pari al 10,6%.