I videogiochi possono essere molto di più di un passatempo, come dimostra il caso curioso di una ragazza statunitense che ha fatto di un titolo storico del gaming una professione molto remunerativa. Non giocando svariate ore online come molti Youtuber, ma usando il gioco come mezzo costruttivo ed efficace per supportare l’insegnamento.
Il gioco in questione è Dungeons & Dragons, o D&D come lo chiamano gli appassionati: è un gioco di ruolo del genere fantasy esordito nel 1974, protagonista nel tempo di diverse revisioni, e tuttora in auge. L’idea originale di Megan Hardy è stata di sfruttare le peculiarità di questo titolo per insegnare ai ragazzi matematica, lettura e come risolvere problemi di logica.
Le lezioni si tengono online, sul sito Outschool, che è una piattaforma di apprendimento per ragazzi fino ai 18 anni. Sono iniziate un po’ in sordina, come rimedio ingegnoso alla necessità di “sbarcare il lunario” in una situazione economica tutt’altro che agevole.
Le lezioni hanno avuto un successo immediato e in poco tempo sono diventate popolari sia tra i bambini che tra i genitori. Ora, 248 lezioni dopo, Megan guadagna compensi a sei cifre. A parte celebrare il successo di un’idea originale, questa notizia suscita interesse per il nesso che Megan ha trovato fra il videogame e l’apprendimento.
Gli studenti di Hardy sono bambini di ogni ceto sociale, con difficoltà di apprendimento, caratteriali o sociali. Usando questo gioco collaborativo come espediente li spinge ad aprirsi e a partecipare attivamente alle lezioni. La ragazza ha spiegato alla stampa straniera che quello che lei offre è una forma alternativa di istruzione rispetto a quella standard. L’impiego di D&D infatti incoraggia gli studenti molto chiusi a combattere l’ansia sociale con il lavoro di squadra, e spinge a costruire amicizie che durano nel tempo, anche dopo avere ucciso tutti i draghi e dopo che i corsi si sono conclusi.
Nella sua esperienza ha visto notevoli progressi nell’atteggiamento degli studenti fra l’inizio e il termine dei corsi, confermati anche dai genitori. Dato che le lezioni si tengono online, molti degli studenti vivono in paesi diversi e si incontrano per la prima volta online. La mancanza di un approccio fisico iniziale e un gioco come Dungeons & Dragons, che richiede di formare delle squadre, concorrono a stimolare la collaborazione. Il resto lo fa l’interfaccia della piattaforma di apprendimento Outschool, declinando lo “spirito” del gioco in un software appositamente creato per l’insegnamento. Oltre ad aprirsi caratterialmente, i ragazzi finiscono per apprendere nozioni di matematica e di logica, e a leggere, senza lo stress di seguire una vera e propria lezione. Tutto questo non significa che un videogame è la soluzione a tutti i problemi degli under 18; indica che, se gestito da professionisti in modo corretto, può essere un aiuto.