I sostituti procuratori della Corte dei Conti, Antonino Grasso e Alessandro Napoli, hanno ricostruito che Formigoni e gli altri imputati avrebbero fatto parte di un "sodalizio di persone fisiche" a cui sarebbero stati retrocessi quei circa 60 milioni di euro di finanziamenti pubblici erogati, a titolo di funzioni non tariffabili, alla Fondazione Maugeri. La decisione sui risarcimenti nelle prossime settimane. Il legale: "È tutto prescritto"
Sessanta milioni di euro. A tanto ammonta, secondo la procura lombarda della Corte dei Conti, il danno erariale procurato dall’ex governatore Roberto Formigoni, la Fondazione Maugeri e gli altri imputati nel procedimento sulla vicenda dei finanziamenti erogati dalla Regione Lombardia alla Maugeri fino al 2011. E ora la procura contabile chiede al Celeste, che sul fronte penale è già stato condannato in via definitiva per corruzione a 5 anni e 10 mesi e sta scontando la pena nel carcere di Bollate, e altri imputati di risarcire lo Stato.
All’ex numero uno del Pirellone, che si trova in cella dal 22 febbraio, sono stati già sequestrati in via conservativa, lo scorso giugno, dalla Procura regionale della Corte dei Conti 5 milioni di euro, compresi vitalizi e pensione, e in caso di condanna quella cifra potrebbe essere pignorata. La decisione sulla richiesta di oggi, avanzata dai magistrati guidati dal procuratore Salvatore Pilato, sarà depositata nelle prossime settimane.
I sostituti procuratori della Corte dei Conti, Antonino Grasso e Alessandro Napoli, hanno ricostruito che Formigoni e gli altri imputati avrebbero fatto parte di un “sodalizio di persone fisiche” a cui sarebbero stati retrocessi quei circa 60 milioni di euro di finanziamenti pubblici erogati, a titolo di “funzioni non tariffabili”, alla Fondazione Maugeri con sede a Pavia.
Oltre all’ex governatore e alla Fondazione Maugeri, nel procedimento sono stati coinvolti l’ex patron della struttura sanitaria Umberto Maugeri, l’ex direttore finanziario Costantino Passerino, e i collettori delle tangenti a favore di Formigoni, Pierangelo Daccò e l’ex assessore lombardo Antonio Simone, che secondo la ricostruzione del tribunale aveva vacanze pagate e anche l’uso di yacht di lusso.
L’avvocato di Formigoni, Riccardo Marletta, in aula ha eccepito l’avvenuta prescrizione delle condotte del suo assistito nel procedimento davanti alla Corte dei Conti: “La legge prevede un termine di prescrizione che è 5 anni – ha spiegato il legale – che decorre dal verificarsi dell’evento dannoso e che, in questo caso, è riconducibile alle delibere adottate via via negli anni”.