Il giudice, accogliendo l’istanza dell’avvocato Paolo Grasso, e nonostante il parere negativo della Procura, ha concesso di andare a casa a Matteo Di Pierro, collaboratore dell’imprenditore Daniele D’Alfonso, valorizzando il "percorso critico" e la rivisitazione delle condotte contestate
È arrivata la prima scarcerazione di uno dei dodici indagati finiti in cella nell’indagine della Dda milanese su un sistema corruttivo, il quale, con tre interrogatori con i pm, ha chiarito e fornito dettagli utili alle indagini. Il gip Raffaella Mascarino, accogliendo l’istanza dell’avvocato Paolo Grasso, e nonostante il parere negativo della Procura, ha concesso i domiciliari a Matteo Di Pierro, collaboratore dell’imprenditore Daniele D’Alfonso, valorizzando il “percorso critico” e la rivisitazione delle condotte contestate. Nei giorni scorsi era passato dal carcere ai domiciliari, ma per gravi motivi di salute, anche un altro degli arrestati, che poi è tornato libero, sempre su decisione del gip, perché ha necessità di cure specifiche in Svizzera (anche in questo caso i pm avevano dato parere negativo, anche alla revoca dei domiciliari).
Di Pierro, dipendente della Ecol-Service di Daniele D’Alfonso (è in carcere), in tre interrogatori, l’ultimo dei quali finito ieri in serata davanti ai pm Silvia Bonardi e Adriano Scudieri, ha chiarito e ricostruito il ‘capitolo’ dei presunti appalti truccati indetti dall’Amsa, l’azienda che si occupa di rifiuti a Milano. Tra questi la gara per l’affidamento del “servizio di pronto intervento per analisi, rimozione, trasporto, smaltimento e recupero dei rifiuti” a Milano e provincia. Oltre a parlare dei suoi rapporti con i vari dipendenti di Amsa, finiti indagati o arrestati, Di Pierro ha ricostruire punto per punto tutte le vicende che gli sono state contestate dando informazioni utili alle indagini.
Ritenuto il braccio destro di D’Alfonso – imprenditore che avrebbe pagato i politici per ottenere gli appalti e avrebbe persino fatto lavorare, in cambio di ‘protezione’ nei cantieri, componenti del clan dei Molluso – il ragioniere Di Pierro, già nel primo interrogatorio della scorsa settimana aveva precisato di essere stato semplicemente “addetto all’ufficio tecnico” della Ecol-Service con un ruolo subordinato e che non poteva sapere, dunque, in che rapporti fosse il suo datore di lavoro con i suoi ‘sponsor’ esterni e coi componenti della famiglia della ‘ndrangheta dei Molluso. Nei giorni scorsi aveva anche chiarito il capitolo dell’appalto sul ‘servizio neve’ di Amsa e sulla gare di ‘spurgo condotte fognarie-pulizia vasche degli impianti del servizio idrico integrato di Acqua Novara Spà.
Intanto il pm di Busto Arsizio (Varese) Nadia Calcaterra ha dato parere negativo alle istanze di scarcerazione presentate dagli avvocati difensori di Gianbattista Fratus e Maurizio Cozzi, rispettivamente sindaco e vicesindaco dimissionari di Legnano (Milano), arrestati giovedì scorso per corruzione e turbativa d’asta. Il primo si trova ai domiciliari, il secondo in carcere. Il gip Piera Bossi deciderà entro venerdì.