Gli arrestati sono un amministratore e un tecnico di una ditta informatica. Ad arrestarli il Ros, il Nucleo speciale tutela frodi tecnologiche della Guardia di Finanza e della Polizia Postale, coordinati dal pool cybercrime della procura di Napoli, coordinato dal procuratore Giovanni Melillo
Due persone sono state arrestate per l’inchiesta del software spia. Si tratta di un amministratore e un tecnico di una ditta informatica. Ad arrestarli il Ros, il Nucleo speciale tutela frodi tecnologiche della Guardia di Finanza e della Polizia Postale, coordinati dal pool cybercrime della procura di Napoli, coordinato dal procuratore Giovanni Melillo.
L’inchiesta è quella sulla informatica Exodus, software spia utilizzato da forze di polizia e procure per le intercettazioni, che avrebbe consentito di carpire in maniera illecita i dati di centinaia di utenti che non avevano nulla a che fare con inchieste e procedimenti penali. Nell’aprile scorso, la procura ha chiesto e ottenuto il sequestro preventivo della piattaforma informatica e delle aziende eSurv, società di Catanzaro ideatrice dell’applicazione, e Stm Srl, che si occupava della commercializzazione. L’indagine dei magistrati partenopei era partita 6 mesi fa. A scoprire l’utilizzo illecito del malware sono stati gli uomini del Nucleo speciale tutela privacy e frodi tecnologiche della Guardia di Finanza, nel corso di una verifica ad un server della procura di Benevento.
Dal decreto di sequestro emesso l’1 aprile scorso dal gip di Napoli Rosa de Ruggiero, è scritto che Exodus avrebbe trasferito “senza cautela e protezione” una serie di “dati sensibili di carattere giudiziario riguardanti intercettazioni telefoniche” su server ospitati all’estero. Proprio per verificare il percorso seguito dai dati – finiti su dei cloud affittati sui server di Amazon, in Oregon – il pool cybercrime della procura di Napoli ha avviato una serie di contatti di cooperazione internazionale, anche per accertare che non vi siano ulteriori tracce di Exodus sul web