Domenica 26 maggio si vota, e si vota Europa Verde. Un voto necessario. Necessario a contrastare l’emergenza climatica e ambientale, a mettere in campo un’altra idea di società, di economia, e passatemi l’ardire e l’ardore appassionato, di vita. Siamo europei ed europeisti, Europa Verde è la nostra ragione sociale e la nostra missione morale e politica, siamo il cuore del Vecchio Continente, argine e baluardo ai sovranismi che guardano al futuro con la testa rivolta al passato, a un passato brutto e minaccioso.
Per chi se lo fosse scordato o, peggio, lo leggesse per la prima volta, visto l’ostracismo dei media nazionali, siamo l’unica, vera garanzia di un programma comune, chiaro e condiviso, con tutti i partiti Verdi dei 28 Stati membri della comunità. Europa Verde è uno dei 28 partiti riuniti sotto l’ala dell’European Green Party, unico, vero gruppo transnazionale, come uniche sono le nostre ricette, convinti che solo in questo modo riusciremo a vincere la battaglia: a problemi globali risposte globali e, credetemi, è qualcosa di più di un semplice slogan elettorale perché l’ambiente non ha confini, e neppure i terrapiattisti riuscirebbero a dimostrare il contrario.
Abbiamo un unico orizzonte, noi European Greens: siamo gli unici a gettare lo sguardo oltre il proprio naso e i propri egoismi, gli unici a immaginare un futuro sostenibile che sottragga il pianeta alla furia dell’uomo. Il pianeta sopravviverà, ma l’umanità corre gravi pericoli se non mette in discussione se stessa e i propri modelli produttivi che hanno generato quella che mi piace definire “un’economia insostenibile”, che partorisce veleni, iniquità, migrazioni selvagge, morte. Taranto e l’Ilva sono l’epitome di questa contraddizione: tra la vita e il lavoro si deve scegliere la vita, e poi cambiare i parametri futuri e scegliere l’unica economia possibile, l’economia green. Che vuol dire salute, lavoro, benessere.
Bisogna agire in fretta, non abbiamo molto tempo. Sono grata a Giuseppe Sala, sindaco di Milano, per avere accolto la richiesta di dichiarare lo stato di emergenza climatica e ambientale fatta dai membri del Fridays For Future cittadino. Ma ora bisogna fare, e fare di più in Europa, in Italia e anche a Milano, città modello per il nostro Paese dove le politiche di mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici e contro l’inquinamento sono ancora troppo deboli. Europa Verde si è già mossa con fermezza e, dopo avere fatto richiesta al Parlamento nel corso di una conferenza stampa venerdì scorso, di dichiarare lo stato di emergenza climatica, ha lanciato un tweet storm con l’hashtag #emergenzaclimatica per ribadire tale richiesta, e perché anche in Italia sia dichiarato lo stato di emergenza climatica come hanno fatto Inghilterra, Scozia e Galles. Vedremo. Noi vigileremo, come si diceva una volta, con cauto pessimismo.
Facciamo in fretta, però, per una volta l’urgenza non è cattiva consigliera: bisogna adottare provvedimenti strutturali a medio e lungo termine sulla politica energetica, bisogna passare al 100% di rinnovabili, bisogna che ci siano più finanziamenti per l’efficienza energetica. E bisogna fermare il petrolio abolendo i 19 miliardi di sussidi statali ai fossili, non si può produrre energia con fonti che bruciano vite e seminano lutti. Anche l’agricoltura deve essere affrancata dai veleni, vogliamo sapere che cosa stiamo mangiando, che cosa stiamo bevendo: è questa per noi la vera “sicurezza”. A parole sono tutti d’accordo, lo so, soprattutto quando si avvicinano le elezioni e si sprecano le dichiarazioni di fede ambientalista, ma nessuno, sono pronta a scommettere, affronterà questi problemi il giorno dopo: se il governo, tanto per fare un esempio, avesse investito 7 miliardi in green economy ci sarebbero stati 14 miliardi di investimenti privati e sarebbero stati creati 400mila posti di lavoro ogni anno.
Veniamo al punto: dobbiamo pensare al futuro dei nostri figli e dei nostri nipoti, non è un esercizio retorico. Vogliamo aria pulita, cibi sani, ambienti protetti. E i costi della transizione – perché i costi ci saranno, inutile farsi illusioni – non devono pesare sulle fasce più deboli, ma su chi ha provocato i danni ambientali, e le istituzioni, da par loro, devono incoraggiare azioni per riqualificare i lavoratori impegnati in settori incompatibili con la transizione. Niente di tutto ciò è stato fatto, ecco perché si deve votare Europa Verde. Ecco perché il voto a Europa Verde è un voto necessario.
La nostra, degli European greens, di Europa Verde, è una risposta etica e morale al degrado della politica che vuole scansare il futuro, che vive un presente senza fine e senza preoccuparsi di quello che lascerà alle prossime generazioni. Non mi nascondo dietro un dito: tutti dobbiamo fare la nostra parte, anch’io, anche voi, tutti quanti, bisogna mutare i comportamenti, anche quelli più piccoli, anche quelli quotidiani perché il cambiamento parte anche dal “basso”. I giovani sembrano averlo capito e venerdì torneranno in piazza per chiedere un futuro. Ci saremo anche noi con i nostri bambini, i nostri figli e i nostri nipoti, e con uno striscione chiaro ed esplicito: “non è un gioco, è in gioco il nostro futuro”.
Tutti gli altri, chi più chi meno, sono ladri di futuro e perdonatemi se quest’invettiva mi riporta indietro negli anni, agli anni in cui militavo tra i Radicali, da cui non ho ereditato solo il linguaggio, ma anche il piacere delle libertà. E delle battaglie che si combattono in loro nome. Libertà, verità, trasparenza e lotta alle scorciatoie, ai luoghi comuni, alla retorica del voto utile, che spesso vuol dire mettere insieme persone molto diverse tra loro e poco disposte a fare un passo indietro. Il pericolo c’è, inutile negarlo. All’orizzonte si profilano sagome inquietanti, ma la risposta deve essere politica, alle tenebre dobbiamo contrapporre la luce, al passato il futuro. Abbiamo un programma netto e preciso, siamo nei fatti un’alternativa ai sovranismi, e per questi fatti chiediamo il vostro voto. Un voto a Europa Verde.