Un ex ispettore già in servizio presso l’Ufficio immigrazione della Questura di Napoli è accusato di aver fatto da trait d'union tra un gruppo di intermediari esterni all’Ufficio, grazie ai quali raccoglieva le istanze di soggiorno dai richiedenti stranieri, e i pubblici ufficiali interni
C’erano anche un ex ispettore della Polizia di Stato e un poliziotto ancora in servizio tra i membri dell’associazione a delinquere finalizzata a favorire l’immigrazione clandestina sgominata dalla Guardia di Finanza di Napoli nell’ambito di indagini della Dda partenopea. Sette gli arresti. Ad alcuni indagati si contesta anche il reato di corruzione di pubblici ufficiali. Le verifiche sono iniziate a seguito di rimesse di denaro inviate ad un cittadino algerino che sarebbe stato vicino ad Abdelhamid Abaaoud, sospettato di essere uno degli organizzatori delle azioni terroristiche perpetrate a Parigi il 13 novembre 2015 e ucciso in un’operazione della polizia francese.
Trovato anche un tariffario nelle perquisizioni
“Ne abbiamo fatto entrare a migliaia“. Questa una delle intercettazioni fatte nel corso dell’indagine contro la banda di cui facevano parte poliziotti e cittadini extracomunitari. Sono state compiute numerose perquisizioni durante le quali è stata anche trovata una agendina nella quale era annotato un tariffario. Secondo l’accusa, vi erano indicate le cifre che i poliziotti percepivano da alcuni immigrati facenti parte dell’organizzazione che, suddivisi per nazionalità (tunisina, algerina eccetera), raccoglievano le richieste e poi corrompevano gli agenti per ottenere autorizzazioni. Gli importi di denaro nel “tariffario” erano compresi tra i 50 euro richiesti per una semplice informazione sullo stato della pratica e i 3mila euro circa necessari per “aggiustare” il conseguimento dei permessi di soggiorno.
Dalle indagini risulta inoltre che l’intermediario era Vincenzo Spinosa, ex ispettore della Polizia di Stato già in servizio presso l’Ufficio immigrazione della Questura di Napoli, che fungeva da trait d’union tra un folto gruppo di intermediari esterni all’Ufficio Immigrazione, sia italiani (tra i quali un avvocato e un commercialista) che extracomunitari, grazie ai quali raccoglieva le diverse istanze di soggiorno dai richiedenti stranieri, e i pubblici ufficiali interni al medesimo Ufficio i quali, di volta in volta, davano indicazioni sugli adempimenti da svolgere e fornivano i suggerimenti necessari alla soluzione dei problemi. Per comunicare lo stato di avanzamento di ciascuna pratica i componenti dell’organizzazione si scambiavano, via telefono, appositi codici alfanumerici convenzionalmente assegnati a ciascun fascicolo.
Le prime indagini legate all’ antiterrorismo
Le indagini sono iniziate nel giugno del 2016 a seguito di una segnalazione di operazione sospetta riguardante un soggetto di nazionalità algerina residente a Napoli. L’immigrato risultava aver effettuato, attraverso alcune agenzie di money transfer del capoluogo campano, diverse movimentazioni di denaro da e verso Paesi dell’Unione Europea (tra cui Francia e Belgio) per importi al di sotto dei mille euro. I trasferimenti di denaro erano però ritenuti potenzialmente riconducibili a contesti di terrorismo di matrice islamica. Infatti tra i soggetti interessati a tali rimesse figurava un connazionale residente in Belgio che avrebbe avuto stretti legami con il noto militante jihadista Abdelhamid Abaaoud, sospettato di essere uno degli organizzatori delle azioni terroristiche perpetrate a Parigi il 13 novembre 2015 e ucciso in un’operazione della polizia francese cinque giorni dopo. Poi è stata accertata l’esistenza di una rete criminale per far ottenere il rilascio e/o il rinnovo di 136 permessi di soggiorno a cittadini extracomunitari attraverso documenti non a norma di legge.