Dopo i fanghi da depurazione anche gli sfalci e le potature. Ma andiamo con ordine. Già più volte ci siamo occupati dei fanghi di depurazione contaminati utilizzati in agricoltura che, con una inopinata aggiunta al decreto Genova di ottobre-novembre 2018, e in totale contrasto con la posizione assunta dai 5stelle prima di andare al governo con la Lega, sono stati legittimati anche quando contengono sostanze tipicamente industriali e pericolose per ambiente e salute.

Oggi un’importante novità è costituita dalla netta posizione assunta, in una intervista alla Stampa del 17 maggio, da Alessandro Bratti, ex presidente della Commissione bicamerale ecomafia e attualmente direttore generale dell’Ispra (il massimo organo scientifico governativo in materia ambientale), il quale evidenzia che, nella situazione italiana, continuare a utilizzare per l’agricoltura fanghi così contaminati può comportare rischi maggiori dei benefici, creando, in realtà, un sistema mascherato di smaltimento di questi fanghi. E auspica che il ministro per l’Ambiente mantenga la sua promessa di riformulare al più presto tutta la normativa, ricordando giustamente che altri paesi europei, come la Germania, la Svizzera e l’Austria, hanno deciso che “il gioco non vale la candela”.

Nel frattempo, come abbiamo detto, è arrivato per i 5stelle un altro boccone amaro. Infatti nel 2016 l’Italia stabiliva che gli sfalci e le potature sono esclusi dall’ambito dei rifiuti e possono essere utilizzati anche al di fuori del luogo di produzione, ovvero con cessione a terzi; con la conseguenza che ad essi non si applicano i criteri di priorità europei per i rifiuti, secondo cui il riciclaggio deve prevalere sulla combustione. La modifica suscitava la reazione dei 5stelle che, con una interrogazione (primo firmatario Dario Tamburrano), chiedeva l’intervento della Commissione Ue denunciando il contrasto di questa esclusione con la normativa comunitaria, la quale include i rifiuti biodegradabili di giardini e parchi tra i rifiuti organici “al fine di produrre compost e altri materiali basati su rifiuti organici che non presentano rischi per l’ambiente”. Denuncia che veniva immediatamente recepita dalla Commissione, la quale il 21 dicembre 2016 preannunciava l’apertura di un procedimento di infrazione contro l’Italia.

Per evitare questa procedura, il 15 marzo 2018 il ministero dell’Ambiente comunicava agli onorevoli 5 stelle Stefano Vignaroli e Alberto Zolezzi che avrebbe inserito nella proposta di legge europea 2018 una modifica per eliminare, in conformità alla normativa comunitaria, la deroga su sfalci e potature introdotta nel 2016. Tanto che, il 28 marzo 2018, sul suo blog l’onorevole Tamburrano informava che “grazie al M5S l’Italia restituisce al compostaggio gli sfalci e le potature”, dicendosi “davvero felice di aver contribuito a salvare dalle fiamme due milioni di tonnellate all’anno di prezioso materiale organico”; tanto più che “il compostaggio trasforma in preziosissimo concime biologico gli scarti organici e alimentari”. Anzi, nello stesso senso interveniva anche l’Autorità garante della concorrenza, evidenziando che “la disciplina interna, nella misura in cui contrasta con il diritto europeo, si presta a distorsioni a sfavore delle imprese che utilizzano scarti vegetali come input nell’ambito di filiere di riciclo tracciate e controllate”.

Tuttavia, quando si passava all’approvazione della proposta di legge europea, alla Camera passava un emendamento presentato da otto deputati della Lega (primo firmatario Marco Maggioni), che, in sostanza, pur cambiando parzialmente la formulazione del 2016, sconfessava la proposta “europea” del ministero dell’Ambiente e ribadiva, invece, che sfalci e potature “derivanti dalla manutenzione del verde pubblico dei Comuni” sono esclusi dalla normativa sui rifiuti; e possono, quindi, essere utilizzati come combustibile per la produzione di energia, anche al di fuori del luogo di produzione, ovvero con cessione a terzi.

E così Utilitalia, Assoambiente e Cic (Consorzio italiano compostatori), in un comunicato del 13 marzo 2019, “esprimono tutta la loro preoccupazione per le pesanti ripercussioni” di questa scelta ricordando che “la normativa europea è chiara nel definire che i rifiuti biodegradabili di giardini e parchi sono rifiuti organici e che i rifiuti della manutenzione del verde pubblico (foglie, sfalci d’erba e potature di alberi) sono rifiuti urbani”. Mentre la Fiper (Federazione italiana produttori di energia da fonti rinnovabili) in un comunicato del 15 maggio esulta perché “finalmente ok all’impiego delle potature del verde a fini energetici”. Chissà che cosa farà ora la Commissione europea. E chissà che cosa ne pensano i 5stelle.

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