Margaritis Schinas, durante il briefing con la stampa a Bruxelles, pone l'accendo sull'ondata di disinformazione che scredita le istituzioni Ue. E chiede alle piattaforme web, ai giornalisti e ai governi di fare fronte comune
“C’è un’ondata di disinformazione tossica, di informazione non corretta e di narrativa dell’odio che prende di mira l’Europa”. Nel primo giorno di votazione per le elezioni europee – i primi ad andare alle urne sono Regno Unito e Olanda – il portavoce capo della Commissione Europea Margaritis Schinas, durante il briefing con la stampa a Bruxelles, pone l’accendo sulle fake news che screditano le istituzioni Ue. Un tema che negli ultimi giorni è tornato alla ribalta con la cancellazione da parte di Facebook di 77 gruppi e pagine (di cui 23 in Italia) usate “come armi” dai partiti e dai gruppi di estrema destra e anti-Ue che secondo il social network hanno violato la policy della piattaforma.
Schinas specifica di non volere “condividere pubblicamente il lavoro che il nostro team dedicato è sempre impegnato a sviluppare”, ma evidenzia che l’intensità del flusso di disinformazione è “maggiore del solito. Anche se non ci illudiamo che questo problema possa essere risolto da Bruxelles – ha continuato – vi assicuro che stiamo facendo tutto il possibile, al meglio delle nostre possibilità“. Ma sottolinea che spesso “ci troviamo soli ad affrontare questo problema. Servirebbe un’alleanza più ampia, con le piattaforme, che si stanno già impegnando, i governi, la società civile, i sindacati, i giornalisti, non solo noi”. Una dichiarazione che arriva dopo l’inchiesta pubblicata da openDemocracy, secondo cui Facebook e Google avrebbero fatto pressione sul gruppo di lavoro Ue per affossare la linea dura contro la disinformazione. Il sito scrive infatti che avevano “alleati potenti al tavolo” dei 39 esperti chiamati da Bruxelles che hanno scritto il Codice di condotta (EU Code of Practice on Disinformation) per le piattaforme online a settembre 2018 (basato sul report del gruppo uscito a marzo, ndr), e hanno utilizzato il loro potere finanziario e i loro legami per annacquare le nuove regole.
Facebook mette offline 77 pagine – A seguito delle segnalazioni effettuate dalla piattaforma Avaaz, Facebook ha chiuso 77 pagine e gruppi che pubblicavano fake news e che negli ultimi tre mesi sono state visualizzate oltre mezzo miliardo di volte. Si tratta di pagine usate “come delle armi” dai partiti e dai gruppi di estrema destra e anti-Ue che però, sottolinea l’organizzazione non governativa, sono solo la “punta dell’iceberg”. “Solo il 20% delle reti segnalate” perché diffondono notizie false e contenuti che incitano all’odio sono state chiuse. I dati sono contenuti nel report prodotto da Avaaz al termine di un’indagine condotta in sei Paesi europei: Italia, Germania, Regno Unito, Francia, Polonia e Spagna. Gli attivisti hanno scoperto e segnalato 550 pagine o gruppi e 328 profili seguiti da circa 32 milioni di persone che contribuivano alla diffusione di contenuti volutamente deviati rispetto alla realtà, ottenendo 67,4 milioni di interazioni (commenti, condivisioni o semplici ‘like’) negli ultimi tre mesi. Di queste, 104 pagine e 8 gruppi Facebook sono stati segnalati in Italia, per un totale di oltre 18 milioni di follower e 23 milioni di interazioni negli ultimi tre mesi.
“Molti di questi, però, sono ancora attivi”, denuncia Luca Nicotra, senior campaigner di Avaaz. La ong è riuscita a ricondurre i profili e le pagine a 14 reti attive nel nostro Paese, il numero più alto registrato nei sei Stati osservati. Tuttavia, fino a oggi sono solo 23 le pagine e i gruppi italiani rimossi da Facebook, oltre la metà delle quali a sostegno di Lega e Movimento 5 stelle. “Il nostro report mostra per la prima volta lo tsunami di disinformazione che sta colpendo l’Europa in vista del voto”, continua Nicotra. “L’indagine è ancora in corso ed è la prima volta che Facebook agisce prima di un’elezione”. “Fra le tecniche più utilizzate ci sono l’uso di pagine che nascono con un nome generico ma diventano pian piano a supporto di un partito politico – spiega l’attivista – gli account falsi e il coordinamento fra pagine con argomenti generici che inseriscono più volte durante la giornata contenuti più politici”. In occasione delle elezioni Facebook ha inoltre messo a punto da qualche giorni la libreria inserzioni, in cui è possibile vedere qual è la somma investita dai politici per la propaganda sulla piattaforma.