Ci risiamo. Tornano le elezioni e a Roma i servizi pubblici vanno in crisi. In particolare i trasporti. Come già avvenuto con le amministrative 2016 e le politiche del 2018, anche in occasione delle europee del 26 maggio oltre mille lavoratori di Atac, la municipalizzata capitolina del tpl, si assenteranno per svolgere, nel loro diritto, i ruoli di presidente di seggio, segretario, scrutatore e, soprattutto, rappresentante di lista. Questo ha portato l’azienda – in regime di concordato preventivo e in attesa del decreto di omologa del tribunale – ad annunciare una “rimodulazione” delle corse per le giornate di lunedì 27 e martedì 28 maggio.

“Il servizio di superficie si normalizzerà a partire da mercoledì 29 maggio”, ha spiegato Atac in una nota. L’azienda si priverà per questi giorni di 1.037 dipendenti, di cui 758 sono autisti di superficie. Va considerato che a fronte di 11mila dipendenti, gli autisti Atac sono poco più di 5mila, dunque a fermarsi sarebbe circa il 15% dei conducenti di autobus e tram. “La rimodulazione del servizio – ha spiegato la municipalizzata – consentirà di coniugare il diritto alla mobilità dei cittadini con quello dei dipendenti Atac che a norma di legge, come avviene sempre in caso di elezioni, hanno fatto richiesta di partecipare alle operazioni di voto nei ruoli di presidente di seggio, segretario, scrutatore e rappresentante di lista”.

Ma non c’è solo il tpl a rischiare di andare in tilt durante le operazioni di scrutinio. Anche in Ama, la società capitolina che gestisce il ciclo dei rifiuti, c’è il rischio di andare in sofferenza. L’azienda non ha diramato cifre ufficiali e, contattata da IlFattoQuotidiano.it, non ha fornito stime su eventuali disagi. Da fonti sindacali, tuttavia, si apprende che ad astenersi dal lavoro, su 8mila dipendenti, saranno circa 400. Anche in questo caso le difficoltà potrebbero arrivare nella già precaria raccolta dell’immondizia, appesa a filo reso ancor più flebile dall’incendio dell’11 dicembre 2018 al tmb Salario e dai danneggiamenti all’impianto di Rocca Cencia.

Il fenomeno si verifica quasi regolamente a Roma. Nel dicembre 2016, in occasione del referendum costituzionale, Atac comunicò “rallentamenti nel servizio” e “una diminuzione delle frequenze sulle metro A e B”. Nel giugno 2016, soltanto nella società dei trasporti le richieste di permessi retribuiti raggiunsero quota 850, nonostante l’allora commissario prefettizio Francesco Paolo Tronca riuscì a ridurre sensibilmente la quota degli scrutatori sorteggiati. Nel giugno 2013 stessa storia: ancora elezioni comunali (quelle vinte da Ignazio Marino) e la bellezza di 1.600 fra dipendenti Atac e Ama impegnati alle urne, con disagi enormi per tutta la cittadinanza. Lo scorso anno, invece, furono più di mille i dipendenti in permesso “elettorale”.

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