di Ilaria Agostini

Si chiude male l’agguerrita campagna elettorale dell’uscente sindaco Dario Nardella. Il Consiglio di Stato ha infatti bocciato la Variante al Regolamento Urbanistico (RU), fiore all’occhiello dell’operato della Giunta. Tradotto: l’ordinanza cautelare n. 2590, IV sezione blocca i cantieri sugli edifici storici fiorentini fino alla sentenza nel merito.

La norma introdotta nel RU con l’approvazione della Variante all’art. 13, si impernia su una malintesa idea di “rigenerazione urbana” fondata sulle capacità di attrazione in città di capitali, anche esteri, che agiscono nell’interesse d’impresa appropriandosi della rendita immobiliare. Crediamo invece che la “rigenerazione” debba operare per il soddisfacimento del bisogno di aggregazione e socialità degli abitanti, e per l’innalzamento della qualità degli ambienti di vita urbana.

Nel merito, il variato art. 13 elimina l’obbligatorietà del restauro avviando a “ristrutturazione edilizia” le architetture monumentali notificate ai sensi del Codice dei Beni Culturali (senza neanche le blande “limitazioni” previste per l’architettura storica non notificata). Per i Beni notificati – che vanno dagli Uffizi al Duomo, dal Forte di Belvedere alla villa di Rusciano – la disciplina urbanistica consente dunque trasformazioni molto pesanti: stando infatti alla lettera del Testo Unico dell’Edilizia, art. 3, si tratta di trasformazioni edilizie fino alla demolizione dell’immobile e sua ricostruzione in forme diverse da quelle originali. L’amministrazione rimette alla libera discrezionalità del Soprintendente il destino degli edifici monumentali, recedendo così da un suo compito costituzionale, ossia l’obbligo di dettare – nell’interesse generale – l’efficace disciplina dei mutamenti edilizi e dell’uso di ciascun immobile ricadente nel territorio comunale.

In coerenza con le politiche della Giunta uscente, la variante urbanistica, oggi bloccata, asseconda l’espansione della monocoltura del turismo globale nel centro storico di Firenze. Misure normative di questa natura facilitano infatti l’avvio di nuove intraprese speculative sugli edifici monumentali del centro città e delle colline, nel segno della turistizzazione; e agevolano la vendita di immobili storici di proprietà pubblica, votati a mutarsi in hotel di lusso.

Nella lotta contro la Variante si sono coalizzati tecnici, professori, l’opposizione in Consiglio, movimenti e associazioni. Tra di esse, ItaliaNostra, che ha elaborato il ricorso ora in attesa del giudizio del Tar.

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