Ha confidato alla madre quelle strane “attenzioni” che le riservava il maestro d’asilo quando la prendeva in braccio e la faceva sedere sulle sue ginocchia. La reazione della donna è stata quella di rivolgersi alla polizia. È iniziata così l’indagine che ha portato all’arresto di un insegnante di scuola dell’infanzia, a Lamezia Terme, con l’accusa di violenza sessuale su minori.
L’arresto del maestro, che ha 64 anni ed è incensurato, è stato disposto dal gip del Tribunale di Lamezia.
Le affermazioni contenute nella denuncia della mamma della bambina sono state successivamente confermate da altre madri, che hanno dichiarato di aver appreso fatti simili dalle figlie, anche loro allieve dello stesso plesso scolastico. Così, tenendo conto dell’estrema delicatezza del caso, sono state avviate le indagini coordinate dal sostituto procuratore Giuseppe Falcone, che ha autorizzato l’installazione di un impianto di videosorveglianza all’interno della scuola.
A distanza di qualche tempo è stato possibile riscontrare quanto dichiarato dalla donna nella denuncia e confermato da almeno altre 3 mamme tutte con figlie di 5 anni. Ad avvalorarle alcuni video attraverso i quali è stato possibile accertare le presunte responsabilità dell’arrestato. Sulla vicenda è intervenuto il Garante per l’infanzia e l’adolescenza della Regione Calabria, Antonio Marziale, che ha parlato degli abusi sui minori come di “un crimine contro l’umanità debole e indifesa, il più turpe” e ha sollecitato l’attuazione di “un ulteriore giro di vite” per contrastare il fenomeno.
E un’altra storia di abusi, questa volta in famiglia, è venuta alla luce in Puglia ai danni di un bambino che aveva soltanto tre quando sono iniziati i soprusi ai suoi danni. La Procura di Lecce ha contestato al padre e allo zio del piccolo l’accusa di abusi sessuali e maltrattamenti. Le violenze sarebbero avvenute durante i giorni in cui il bambino veniva affidato al genitore. I maltrattamenti, persino bruciature di sigarette, venivano inflitti quando il bimbo tentava di ribellarsi.
Anche in questa circostanza determinante si è rivelato il ruolo della madre del bambino, alla quale il piccolo ha raccontato tutto. Le indagini avviate dopo la denuncia della donna hanno consentito di acquisire prove tramite incidenti probatori. Tra le accuse anche quella di pedopornografia perché nel telefonino dello zio sarebbero state trovate anche foto del bambino nudo.