La premier inglese e leader dei Conservatori Theresa May ha annunciato le dimissioni: lascerà il 7 giugno, dopo la visita del presidente Usa, Donald Trump, in programma quattro giorni prima. “Provo profondo rammarico per non essere riuscita ad attuare la Brexit”, ha detto May nel discorso con cui ha comunicato il passo indietro affidandone la realizzazione al suo successore alla guida dei Tory, che dovrà essere eletto nelle successive settimane per poi subentrarle come primo ministro a Downing Street. Come hanno spiegato i Conservatori il nuovo nome sarà scelto entro la data del recesso estivo del Parlamento, fissata secondo il calendario di Westminster per il 24 luglio.
Le dimissioni di May erano attese: in ballo c’era solo la data in cui avrebbe lasciato la guida del Regno Unito dopo le tre bocciature dei suoi accordi con la commissione Ue per l’uscita dall’Unione Europea. Chiuse le urne in Gran Bretagna, dove si è votato giovedì per il rinnovo dei rappresentanti britannici al Parlamento europeo, il primo ministro ha ufficializzato il suo addio fuori dal 10 di Downing Street.
“Ho concordato con Sir Graham Brady, presidente del comitato 1922″, responsabile dell’organizzazione del Partito conservatore, che “il processo per la scelta del nuovo leader dovrebbe cominciare la settimana prossima”, ha spiegato annunciando di aver informato la regina Elisabetta. May ha spiegato che rimarrà in carica come premier fino a quando non verrà indicato il suo successore prima di concludere in lacrime: “Ho servito il Paese che amo”.
Il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker ha seguito la dichiarazione della premier britannica, con cui annunciava le sue dimissioni, “non con gioia personale”, poiché a Juncker, ha spiegato la sua portavoce, May “piaceva, trovandola una donna di molto coraggio, meritevole di grande rispetto”. Bruxelles, ha aggiunto Juncker, resta disponibile al dialogo col prossimo premier, ma “la posizione non cambia” e l’accordo di recesso non può essere rinegoziato.
“Ho fatto del mio meglio, purtroppo non sono riuscita a far passare” la ratifica della Brexit, malgrado ci abbia “provato tre volte”, ha detto durante il suo discorso in cui ha di fatto tracciato la sua eredità politica, invitando chi le succederà alla guida dei Tory e del governo a portare a termine l’uscita dall’Ue ma anche a non considerare il compromesso una parola sporca. La premier britannica ha rivendicato quindi la politica di “un Partito Conservatore patriottico”, che nella sua visione deve continuare a mirare a “unire la nazione” e a ridurre anche le ingiustizie sociali, predicando “sicurezza, libertà e opportunità”.
“Lascio l’incarico che è stato l’onore della mia vita, la seconda donna premier, ma certamente non l’ultima”, ha aggiunto con un riferimento ideale a Margaret Thatcher, la dama di ferro dei Tory dal 1979 al 1990. “La nostra politica potrà essere in difficoltà, ma c’è così tanto di buono in questo Paese, così tanto di cui essere orgogliosa”, ha detto ancora. E si è visibilmente commossa esprimendo “enorme gratitudine” per aver potuto ‘servire’ il Paese.
Per il leader laburista Jeremy Corbyn quella delle dimissioni è una “scelta giusta, quanto inevitabile”, ma non crede che un nuovo leader Tory possa fare meglio e torna a invocare elezioni anticipate. La premier – commenta – “ha ammesso ciò che il Paese sa da mesi: che lei non può governare e neppure può il suo partito, diviso e in via di disintegrazione”. Quindi la richiesta del Labour: “Immediate elezioni politiche”.
Per Nigel Farage, capo del partito della Brexit considerato il favorito alle Europee, May ha “valutato male politicamente l’umore del Paese e del suo partito”. Con il suo passo indietro “se ne sono andati due leader Tory che avevano istinti pro Ue”, ha scritto Farage su Twitter, facendo riferimento a May e al suo predecessore David Cameron. Boris Johnson, ex ministro degli Esteri, capofila dei Brexiteers e dato dai bookmakers come favorito alla successione, ha definito “molto dignitosa” la dichiarazione di May e, dopo averla ringraziata per il suo “servizio al Paese”, ha detto: “Ora è tempo di seguire le sue esortazioni: unirsi e portare a compimento la Brexit”.