Meglio pagare 5 euro e beccarsi tre Bo al prezzo di uno o sborsare una cifra (le poltronissime lievitate fino a 2000 euro ai bagarini) per ascoltare un mediocre Bocelli. C’ero al primo dove il trio assolutamente inedito Bolle, Bocelli e Bollani, ha infiammato la platea di 6000 paganti. Tutti i telefoni accessi da sembrare tante lucine che bucavano l’oscurità mentre lo statuario Roberto Bolle svolazzava con Nicoletta Manni, l’étoile de La Scala, sulle note del pianoforte del maestro Stefano Bollani e sugli acuti di Andrea BocelliCon te partirò”….

Caccia all’ultimo biglietto per Tre secoli d’amore, il repertorio messo in scena l’indomani da Bocelli al San Carlo, che si annunciava molto impegnativo. Non ero invitata e neanche ammessa alle prove generali. I politici invece c’erano tutti (non faccio nomi) per l’ennesima passerella in campagna elettorale. Ma mi fido del critico musicale, Stefano Valanzuolo, un’autorità in materia ( lui c’era), in pagella gli ha messo cinque. Ed è stato generoso: “Entrando nel merito artistico, ammettiamo di avere qualche remora a credere che un tenore possa risultare sin troppo eclettico o trasversale senza rischiare in credibilità… meglio focalizzarsi su ruoli e titoli da lirico leggero (più adatti ai suoi mezzi), evitando – anche alla luce dei sessant’anni di età – forzature eroiche. Ha, dalla sua, un timbro gradevole questo sì, ma forse non tutti i mezzi tecnici atti a valorizzarlo in teatro. In altri ambiti d’azione, lo sappiamo, Bocelli si destreggia assai meglio”.  I melomani puri arricciano il naso appena Bo si avvicina alla Grande Lirica.

Avevo visto, pardon, ascoltato Bo a due eventi privatissimi e blindatissimi. Bocelli è un brand, lo paghi (molto) e viene a cantare a casa tua. Capriccio di un miliardario che lo ha voluto nella chiesetta gotica di Saanen, in terra cantonale. Nelle stesse  ore in cui uno “sfiatato” Bo andava in scena al San Carlo, al Museo Archeologico di Napoli si applaudiva la mise en scene dell’Ensemble dell’Accademia Reale del Festival del Barocco Napoletano, terza edizione, che ci invidiano molto anche a Salisburgo. Sinfonie, sonate e villanelle di grande pregio, meno pompate mediatamente, eseguite all ‘ombra del monumentale Toro Farnese. Ideato da Massimiliano Cerrito in sinergia con Paolo Giulierini, direttore del Mann, che ha saputo trasformare il museo da luogo ammuffito a gigante di cultura. Con la bellissima mostra “Canova e l’antico”  ha avuto 110mila visitatori nel primo mese di programmazione. Chapeau! Nelle stesse ore in cui Bo funiculeggiava una straordinaria Simona Molinari, un passato jazz e un presente swing neapolitan ( ha duettato pure con Bocelli), collezionista di vinili vintage, cantava il maldamore con una passionalità da lady Ella (Fitzgerald). E dal Teatro Augusteo parte la sua tournée mondiale “Sbalzi d’amore”.

Si vota per le Europee ma i nostalgici del regno aspettano con core palpitante Carlo di Borbone delle due Sicilie. Per lui un repertorio di Musica Barocca, scelto da Cerrito. Ad accogliere S.A.R nella basilica di San Francesco di Paola tutto il corpo consolare e diplomatico capitanato dall’avvocato Gennaro Famiglietti. Tirati fuori i galloni, rispolverate le onorificenze, lucidati gli argenti l’aristocrazia napoletana si imbelletta. E che a nessuno salti in mente di fargli l’inno napoleonico. La Storia non perdona. De Magistris è ancora rosso di rabbia per la gaffe del coro del San Carlo che davanti ai reali di Spagna (Felipe e Juan Carlos) ha intonato l’inno franchista. E come se la Merkel venisse omaggiata con il saluto nazista. Pensa te che succede…

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