“Sono uno spirito libero. Tanto libero da decidere di firmare L’Unità per un giorno. Il quotidiano fondato da Antonio Gramsci è fuori dalle edicole da parecchio tempo a causa di una crisi che ha portato più volte alla chiusura e la testata rischia di sparire. L’editore mi ha chiesto di consentire il suo ritorno in edicola almeno per un giorno, per mantenere accesa la fiammella del quotidiano comunista”. Così, nell’articolo di apertura della Verità di oggi, Maurizio Belpietro spiega perché ha accettato la richiesta dell’editore Piesse di firmare da direttore il numero del 25 giugno del giornale fondato da Gramsci, che da un paio d’anni va in edicola solo un giorno su 365 per evitare la decadenza della testata. Intanto continuano le critiche per la decisione dell’editore, che secondo la Fnsi “sconcerta e preoccupa”. Mentre “fonti vicine all’Unità” fanno sapere alle agenzie di stampa che si tratta solo di una scelta “tecnica” e per la direzione si sta pensando a “un grande nome che guarda a sinistra”.
“Come per la pubblicità a favore dell’eutanasia”, scrive Belpietro, “non condivido praticamente nulla di ciò che vi è scritto, ma a differenza dell’Autorità per la garanzia nelle telecomunicazioni, io non sono un censore. Non minaccio la libertà di stampa con multe pari al 2 o al 5 per cento del fatturato. Nel nostro settore esiste già la magistratura, che spesso punisce i giornalisti con condanne penali e pecuniarie. Poi c’è l’ Ordine dei giornalisti, che vigila sulla deontologia e interviene distribuendo sanzioni e sospensioni a coloro che non rigano diritto”.
Per il presidente della Fnsi la decisione di Piesse “va contro la storia del quotidiano fondato da Antonio Gramsci”. La scelta “sconcerta non per ragioni di carattere professionale, ma perché si tratta di una scelta che va contro la storia del quotidiano fondato da Antonio Gramsci. Ogni giornale ha un’identità precisa e definita che non può essere né snaturata né vilipesa. Soprattutto non possono essere offesi i giornalisti, i lettori e la memoria di quanti all’Unità hanno legato vita e militanza politica, impegno intellettuale e professionale”.
“Belpietro direttore dell’Unità, anche solo per un giorno, è un insulto inaccettabile alla storia gloriosa del giornale di Antonio Gramsci e alla comunità politica che esso rappresenta. #unita”, twitta il segretario nazionale di Articolo Uno Roberto Speranza.
Intanto il Pd, socio di minoranza attraverso la fondazione Eyu, si chiama fuori. “Sulla scelta dell’editore de l’Unità di far firmare il numero in uscita domani da Maurizio Belpietro si precisa che il Partito Democratico non ne era assolutamente a conoscenza”, fa sapere il responsabile comunicazione dem Marco Miccoli . “L’abbiamo appreso dal comunicato del Cdr solo qualche ora fa. Non sfugge a nessuno che, vista la storia del giornale e gli orientamenti politici di Belpietro, la scelta dell’editore Pessina è stata una furbizia di cattivo gusto”.