Nonostante i capricci del meteo la stagione delle vacanze si avvicina, e si comincia pensare alle prime giornate in spiaggia. È proprio in questo periodo che si moltiplicano le offerte dei centri abbronzatura che offrono lettini o docce solari, spesso suggerendo che qualche seduta potrebbe servire a “preparare la pelle al sole”. Peccato che in questo non ci sia niente di vero, e non solo perché questo tipo di sedute ha effetti solo sugli strati più superficiali della pelle, e quindi non garantisce una reale protezione.

Il problema è molto più serio. Intanto i raggi emessi dalle lampade sono più intensi e concentrati di quelli solari, proprio per garantire un’abbronzatura in tempi brevi aumentando il rischio di scottature e danni alla pelle. Ma soprattutto, oggi sappiamo che esporsi alle lampade solari significa aumentare concretamente rischio di tumori cutanei. Tanto che in alcuni Paesi, come Australia o Brasile, queste apparecchiature sono state vietate, mentre in molti altri, incluso il nostro, il divieto – in parte purtroppo disatteso – riguarda i minorenni ma anche le donne in gravidanza, e le persone che soffrono o hanno sofferto di neoplasie della cute o altre patologie, non si abbronzano o che si scottano facilmente.

Studi recenti mostrano che cominciare a usare il lettino solare prima dei trentacinque anni, anche se per una sola seduta, aumenta sensibilmente il rischio di melanoma, un tumore in forte aumento in Italia (+34% di casi negli ultimi cinque anni) particolarmente tra i giovani. Non si tratta di un problema da poco, visto
che secondo dati del 2014 circa un terzo della popolazione europea si sottopone più o meno regolarmente a questi trattamenti.

Che l’esposizione alla luce solare non sia priva di rischi, nonostante gli effetti benefici per l’umore e il fatto che serva per consentire al nostro organismo di sintetizzare la vitamina D, lo sapevamo da tempo. L’abbronzatura che tanto ci piace non è altro che una difesa della pelle di fronte all’“aggressione” del sole, e in questo senso possiamo dire che un’abbronzatura sana, in effetti, non esiste. Lo Iarc, l’agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, avverte di limitare esposizione al sole proprio perché questa è sicuramente collegata a un aumento del rischio di tumori della pelle, e di altre patologie soprattutto a carico degli occhi. E per lo stesso motivo, inevitabilmente, lampade e lettini abbronzanti sono classificati come cancerogeni ed è consigliato di evitarli, salvo che per usi medici (per esempio per trattare alcune malattie della pelle) e sotto controllo medico.

Indicazioni molto simili si trovano anche in un ampio documento sui lettini solari approvato nel 2016 dal Comitato scientifico per la salute e l’ambiente della Commissione Europea. Il consiglio dunque è quello di preparare la pelle all’esposizione solare in modo tradizionale, con una corretta idratazione e creme dotate di una protezione elevata, soprattutto per le pelli più chiare. Ricordando comunque che la crema ha un effetto protettivo limitato e che il consiglio più efficace resta comunque quello di limitare l’esposizione al sole evitando le ore più calde e indossando eventualmente una maglietta, senza dimenticare cappello e occhiali da sole. Per quanto riguarda la vitamina D, per stimolarne la produzione è considerato sufficiente esporre al sole per quindici minuti al giorno braccia gambe e viso senza protezione, e ci si può aiutare con un’alimentazione adeguata eventualmente con dei supplementi.

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