I Verdi sfondano in Germania diventano la seconda forza politica del Paese. Le elezioni Europee sanciscono quello che era nell’aria già da tempo, almeno dopo i risultati dell’autunno scorso in Baviera e Assia: il partito ecologista non ha solo superato il consenso dei socialdemocratici, ma è anche diventato il riferimento per il voto di protesta nei confronti della Grosse Koalition. Il boom dei Verdi ruba voti in egual misura alla Spd e all’Unione di Angela Merkel e frena anche l’ascesa dell’ultradestra AfD. I risultati delle urne sanciscono il tramonto della cancelliera, ma soprattutto mettono in discussione chi era pronto a rubarle la leadership della Germania: da una parte Annegret Kramp-Karrenbauer, oggi numero uno della Cdu, dall’altra Andrea Nahles, la donna che avrebbe dovuto guidare la rinascita dei socialdemocratici.
Secondo i primi exit poll del voto per il Parlamento Ue, l’Unione Cdu-Csu è sì il primo partito con il 27,5%, ma perde ben il 7,8% delle preferenze. Peggio fa l’Spd: ottiene il 15,6%, ben l’11,9% in meno rispetto alle scorse europee del 2014. I Verdi volano invece al 20,5%, con un clamoroso +9,8%, ben oltre le attese che li davano al 17. L’AfD è segnalata al 10,5%: cresce del 3,4% ma non si avvicina nemmeno al 13% che i sondaggi attribuivano ai populisti. Ma a spiegare il successo del partito ecologista è soprattutto l’analisi dei flussi elettorali presentata dalla Ard, prima emittente pubblica tedesca: i Verdi avrebbero sottratto un milione di voti ciascuno sia ai democristiani della Cdu ed alla Spd. Inoltre, a pesare di più sul successo, sono stati i giovani elettori, di età compresa tra i 18 ed i 24 anni: il 33% di loro ha votato per gli ambientalisti. L’affluenza è stata al 60%, la più alta dal 1989.
Al di là dei numeri, il boom dei Verdi che per la prima volta sono il secondo partito in Germania e che hanno registrato il massimo storico, si spiega soprattutto con la loro trasversalità. Da tempo in Germania il partito guidato da Robert Habeck e Annalena Baerbock ha smesso di essere un riferimento solo per la sinistra ecologista, sposando da una linea fortemente europeista ma allo stesso tempo critica nei confronti dello status quo, dall’austerity in Ue alle politiche governo della Grosse Koalition a Berlino. Non a caso, dopo la comunicazione degli exit poll, la co-leader Baerbock ha esultato usando queste parole: “Adesso cambiamo insieme questa Europa”. A suo parere, i tedeschi si sono espressi “per la protezione del clima, per la democrazia, contro il populismo e per i diritti dell’uomo”. Tutti temi che hanno dominato la campagna elettorale e che i partiti della maggioranza che sostiene Angela Merkel, ammettono i loro stessi leader, non sono stati capaci di affrontare adeguatamente.
Dopo la chiusura dei seggi, la Cdu si è affrettata a confermare che la cancelliera continuerà fino alla scadenza naturale della legislatura. La tenuta della Grosse Koalition non sembra essere in discussione. Molto più in bilico sono i vertici dei partiti che la reggono.La leader democristiana Kramp-Karrenbauer ha fatto mea culpa: “Non abbiamo dato le risposte che i cittadini si aspettavano”, ha ammesso. Il commissario Ue Günther Oettinger (sempre Cdu) ha parlato di “risultato deludente” per il suo partito.
Ma è in casa Spd, alla Willy Brandt Haus, che si piangono lacrime amare. Il partito è scivolato al di sotto del 20%, come mai era successo prima a livello nazionale. La numero uno, Andrea Nahles, ha ammesso la sconfitta alle Europee ma deve fare i conti anche con la grana di Brema, la città da sempre feudo dei socialdemocratici dove la Cdu avrebbe scalzato dal primo posto l’Spd per la prima volta nella storia.
I populisti dell’Afd si dicono invece soddisfatti, ma in realtà si sarebbero aspettati qualcosa di più. “E’ stata una campagna difficile e ci sarebbero stati problemi solo se il risultato non fosse stato a due cifre”, ha replicato Alexander Gauland. L’ultradestra ha sfondato nelle zone dove da sempre è più forte, nella Germania orientale e in particolare in Sassonia e Brandeburgo, superando il 20 per cento. Ha pagato inoltre lo scandalo che ha colpito gli alleati austriaci. Il risultato dal voto però dice che i Verdi, specialmente tra i giovani elettori, sono riusciti a intercettare meglio dell’ultradestra il malcontento verso il governo e anche verso Bruxelles, nonostante una posizione dichiaratamente filo-europeista.