Cultura

I segreti dell’elemosina, storia di un mendicante scrittore che offre una partita a scacchi in cambio di una moneta

Il bolognese Rafael Antonio Quevedo, senzatetto laureato e scacchista di strada, nipote dell'ex ministro dell’Agricoltura venezuelano, si racconta in un libro autobiografico. Alle spalle ha tanti lavori, da operaio a magazziniere, da apprendista idraulico a commesso. Ma nel 2013 dopo l’ennesima lite con la famiglia ha rotto i ponti e iniziato una nuova vita nell’elegante via D’Azeglio, a due passi da piazza Maggiore e dalla casa di Lucio Dalla

di Ruggero Tantulli

Un’autobiografia senza filtri, ma anche un viaggio nel sottobosco dei clochard, tra invidie e nuove opportunità: è il libro I segreti dell’elemosina – La vera storia di un insolito mendicante, del bolognese Rafael Antonio Quevedo, senzatetto laureato e scacchista di strada. Presenza stabile nell’elegante via D’Azeglio, a due passi da piazza Maggiore e dalla casa di Lucio Dalla, l’autore, classe 1975, mette a nudo uno spaccato di società, capovolgendo i tradizionali punti di vista. Sei anni trascorsi sulla strada, raccontati con la consapevolezza di chi si è sempre sentito destinato a diventare un ‘barbone’, unico modo per sentirsi libero.

Padre spagnolo e madre italiana, Antonio Quevedo nasce a Bologna da una famiglia benestante: come racconta nel libro – 176 pagine, Erreci edizioni, 15 euro -, lo zio (Rafael Isidro Quevedo) è stato ministro dell’Agricoltura in Venezuela. Nonostante i frequenti litigi con la madre e la psicoterapia, conduce una vita ‘normale’: perito elettronico, si laurea in Economia e Commercio e comincia a studiare Ingegneria. Alle spalle tanti lavori, da operaio a magazziniere, da apprendista idraulico a commesso. Ma qualcosa lo porta a spezzare gli equilibri, dando corpo a quello che lui stesso definisce un desiderio di autodistruzione. Dopo l’ennesima lite, infatti, nel 2013 decide di rompere i ponti con la famiglia e comincia una nuova vita, da zero.

Il freddo, le notti passate sulla scalinata del PalaDozza (storico palazzetto del basket) e i primi spiccioli donati dai passanti: l’impatto con la vita da homeless non è certo facile. E ancora, l’alcol, le droghe e i ‘dispetti’ dei mendicanti vicini. Tutto svelato nei minimi dettagli, compresi i segreti più intimi. Un pasto caldo alla Caritas, una sistemazione per la notte e una piccola pensione di invalidità cominciano a cambiare il corso della situazione. Fino alla svolta: da semplice mendicante ad artista di strada, con l’idea di stendere una scacchiera e offrire una partita in cambio di una moneta. Da studente, infatti, Antonio disputava tornei di scacchi e la stoffa gli è rimasta. Tra le boutique della via, dove ormai è di casa, diventa il “mendicante che legge libri e gioca a scacchi”. Il guadagno è di qualche euro al giorno, ma nella via dove passa le giornate, seduto a gambe incrociate, Antonio si sente finalmente realizzato (“Ho passato una vita a fare quello che gli altri si aspettavano da me, ora faccio quello che voglio”).

Così, tra una sfida e l’altra, nel 2015 crea e porta in scena un monologo in sei atti – Scacco matto –, presso il teatro del Navile, sulla vita di strada. E nel frattempo scrive il suo primo libro, Metropoli 2175, uscito nel 2018. Un romanzo cyberpunk ambientato in un’immensa città sovraffollata del futuro, dove un’accozzaglia di punk, squatter e hacker si oppone al sistema dominato da potentati economici. “Ne I segreti dell’elemosina – spiega l’autore, che sogna di fare lo scrittore e il programmatore – racconto la discesa all’inferno e il riscatto attraverso le mie passioni: la lettura, la scrittura e gli scacchi. Ma resto sempre un mendicante”.

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