“Dopo la morte di Giovanni Paolo II piovvero su Joaquín Navarro-Valls riconoscimenti e premi di giornalismo da università e istituzioni mondiali. Per poco più di un anno Navarro servì Papa Benedetto XVI, ma appariva stanco. I giornalisti ipotizzavano qualche riconoscimento, nomina onorifica, anche dalla Santa Sede e invece dalla Segreteria di Stato solo freddezza. Navarro non volle attendere il 6 novembre, giorno in cui avrebbe compiuto 70 anni, per lasciare l’ufficio. Preferì dimettersi piuttosto che farsi giubilare”. Così padre Ciro Benedettini, che per 11 anni, dal 1995 al 2006, è stato il vice di Joaquín Navarro-Valls, ricorda la fine di quell’epoca straordinaria per la comunicazione vaticana.
A due anni dalla morte, il fratello dello storico direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Rafael Navarro-Valls, ha voluto raccogliere in un libro i ricordi di chi ha lavorato accanto all’uomo scelto da papa Wojtyla, nel 1984, alla guida della comunicazione dello Stato più piccolo del mondo. Il volume si intitola Joaquín Navarro-Valls, Il portavoce. Testimonianze dei suoi amici (Rialp) ed è stato presentato proprio nella Sala Stampa della Santa Sede. Una scelta altamente significativa, fortemente voluta da Alessandro Gisotti, attuale direttore ad interim di questo prestigioso ufficio, perché mai prima d’ora quel luogo istituzionale, completamente rinnovato e modernizzato proprio da Navarro, aveva ospitato la presentazione di un libro.
Nella sua testimonianza, che riprende proprio il titolo del volume, padre Benedettini ritorna con la memoria alla fine di quell’era. “Due giorni dopo il ritorno da Valencia, dove aveva accompagnato Papa Benedetto XVI per il V Incontro mondiale delle famiglie, il bollettino della Sala Stampa della Santa Sede l’11 luglio 2006 pubblica la notizia delle dimissioni di Navarro e la nomina del nuovo direttore. Il bollettino riportava anche una sua ultima dichiarazione: ‘Sono consapevole di aver ricevuto in questi anni molto di più di quanto abbia potuto dare e perfino di quanto sia adesso capace di comprendere pienamente’. Il giorno prima aveva lasciato l’ufficio commosso, sottraendosi ai saluti del personale per nascondere le lacrime. Joaquín Navarro-Valls, il portavoce: un grande cristiano, un grande giornalista, un grande comunicatore, un grande servitore della Chiesa”.
Quella di padre Benedettini è tutt’altro che una testimonianza agiografica. Il sacerdote passionista, insieme ai tanti e grandi meriti, mette in risalto anche alcuni aspetti critici della gestione comunicativa di Navarro-Valls. “Per stanchezza o eccesso di zelo o eccessiva sicurezza – scrive Benedettini – ebbe un vero infortunio giornalistico nel luglio del 1996. Il Papa era in Guatemala e ai giornalisti disse che in mattinata, come era previsto, il Papa aveva incontrato Rigoberta Menchù, premio Nobel per la pace e paladina dei diritti delle popolazioni indigene (molto spostata a sinistra) riferendo anche il contenuto del colloquio. Quel colloquio era stato cancellato, ufficialmente per mancanza di tempo. Chi non fa una gaffe? I giornalisti si infuriarono, ma Navarro recuperò ben presto la sua credibilità. E per un giornalista, tanto più portavoce, la credibilità è tutto! Credibilità che tornò provvidenziale nelle ultime settimane di vita di Giovanni Paolo II”.
Navarro-Valls non aveva un manuale di giornalismo a portata di mano per poter risolvere tutte le crisi del pontificato del Papa polacco. Non aveva una ricetta per sanare ogni scandalo come quello che vide protagonista monsignor Emmanuel Milingo che lasciò l’episcopato per sposare la figlia del reverendo Sun Myung Moon, Maria Sung. O le roventi polemiche e proteste suscitate dalla foto di Giovanni Paolo II affacciato al balcone con il dittatore Augusto Pinochet durante il viaggio in Cile. O la tragica sparatoria tra guardie svizzere con tre morti: il neocomandante Alois Esterman, la moglie Gladys e lo sparatore Cedric Tournay che si suicidò. O ancora lo scandalo della pedofilia del clero deflagrato in modo impressionante nell’arcidiocesi di Boston tanto da costringere Wojtyla a rimuovere l’arcivescovo, il cardinale Bernard Francis Law. Ma in tutte queste “crisi” il portavoce di Giovanni Paolo II è sempre riuscito a tenere stretto nelle sua mani il timone della Chiesa cattolica senza far travolgere il Papa e la stessa istituzione ecclesiale dalla tempesta, anche quando la burrasca era davvero forte. Una lezione di grande attualità per i media vaticani.