C’erano una volta le auto elettriche che venivano attaccate alle colonnine per ricaricare le batterie. Il futuro invece sarà fatto di vetture che potranno anche cedere energia per l’autoconsumo domestico oppure per tutta la rete. E’ iniziata a Milano la sperimentazione di questo progetto, che durerà 18 mesi, che vede coinvolte Enel X, che fornisce le infrastrutture di ricarica bidirezionale, RSE, società pubblica di ricerca che gestisce la rete e Nissan che fornisce le LEAF, le cui batterie sono compatibili con la tecnologia V2G da nove anni, quando venne lanciata sul mercato. Il progetto prevede l’utilizzo di due auto elettriche da parte di utenti diversi: il privato che ricarica di giorno presso la sede di lavoro; il privato che ricarica la notte a casa; l’auto aziendale, con più utenti che caricano giorno e notte.
In occasione della conferenza stampa, che si è svolta a Milano nella sede di RSE dove si trova il centro di prova per la sperimentazione, Maurizio Delfanti – AD di RSE – ha spiegato che nel 2030 l’energia che useremo sarà generata, per 115 TWh da fonti rinnovabili come l’eolico o il fotovoltaico, che copriranno il 34% del consumo degli italiani. Si tratta di fonti rinnovabili ma intermittenti, che hanno bisogno di essere stabilizzate e introducono un nuovo concetto di flessibilità, come i sistemi di accumulo offerti dalle batterie.
Secondo gli studi di RSE entro il 2030 ci saranno 5-6 milioni di veicoli ad alimentazione elettrica, tra cui 1,6 milioni di veicoli elettrici puri con batterie di 40 kWh che potrebbero generare 64 GWh teorici utilizzabili per servizi al sistema. Alberto Piglia – Responsabile dell’E-Mobility di Enel – ha stimato inoltre che, entro il 2040, la percentuale di EV sul totale dei veicoli sarà pari al 55% e ricorda che, nel 2017 Enel aveva lanciato, a Vallelunga, la Mobility Revolution. Si trattava di un piano, tra l’altro, che prevedeva l’installazione di 28.000 punti di ricarica entro il 2022 e adesso stanno viaggiando a una media di circa 50 punti di ricarica a settimana.
Nel progetto V2G Enel X è un aggregatore, raccoglie l’energia rilasciata dalle batterie attaccate alle colonnine e la mette a fattor comune nel sistema. Ma per farlo servono auto con batterie compatibili con questa tecnologia. Ecco quindi che entra in gioco Nissan. Bruno Mattucci – Presidente e AD di Nissan Italia – evidenzia come In Italia ci siano oggi 38 milioni di veicoli a combustione e 20.000 tra elettrici e ibridi, con 5.000 infrastrutture di ricarica. La stima è che, entro il 2030 si arriverà a circa 4,5 milioni di veicoli elettrici che, insieme, potrebbero creare 200 GWh di energia scaricabile dalle batterie, ben superiori a quei 66 GW che rappresenta il picco di richiesta di potenza elettrica nei momenti di maggior consumo. Sia quelle di RSE che quelle di Nissan sono stime ma i numeri fanno ben capire che la strada è segnata in quella direzione.
Per Nissan questo progetto non è una novità. La casa nipponica è già attiva su questo fronte da tre anni. Nel 2016 c’è stato il battesimo della tecnologia V2G a Copenaghen, dove insieme a Enel X e Nuvve, han lanciato il primo Hub V2G al mondo interamente commerciale. L’anno successivo è stata la volta di Genova dove Nissan, Enel Energia e l’Istituto Italiano di Tecnologia hanno fatto partire il primo progetto pilota di car sharing elettrico aziendale con colonnine di ricarica V2G, presso la sede dell’IIT di Genova. Il 2018 è stata la volta di altre due tappe importanti. Regno Unito con il progetto e4Future che sperimenta la tecnologia V2G su vasta scala grazie anche a un finanziamento di 30 milioni di sterline in tre anni da parte del Governo Britannico e IUK. Seconda tappa del 2018 è stata la Germania, quella finora più importante, dove Nissan LEAF è diventata la prima auto 100% elettrica ad aver superato la fase di prequalificazione come sistema di accumulo di energia elettrica secondo le linee guida dei TSO tedeschi (Transmission Systsem Operator). In questo modo LEAF è stata accreditata per la prima volta in assoluto come riserva di energia per la rete elettrica.
L’esperienza danese ha confermato che con questo sistema innovativo di stoccaggio si può alimentare l’auto e la casa non solo tagliando i costi in bolletta ma addirittura guadagnando: una famiglia di 4 persone che percorre circa 20.000 km all’anno, grazie al V2H può ricavare tra gli 800 e i 1.500 euro. Inoltre, In base alle simulazioni fatte da RSE, sono stati stimati ricavi che coprono dal 30 al 100% dei costi annui di ricarica.
Ma, se per i clienti, l’auto diventa una batteria su quattro ruote dalla quale si può anche ricavare un utile, per Nissan è il modo per sperimentare soluzioni di mobilità alternativa. Mentre la maggior parte dei competitor va nella direzione di offrire servizi come il ride sharing, Nissan si avvicina di più al modello “Amazon”, che offre servizi di cloud storage, dai quali dipendono larga parte dei suoi utili. Si tratta di uno dei tre pilastri su cui si basa la strategia Nissan Intelligent Mobility che è composta dall’Intelligent driving che sviluppa sistemi di ausilio alla guida sempre più intelligenti per raggiungere l’obiettivo di zero incidenti fatali; Intelligent power per sviluppare sistemi di propulsione sempre più eco compatibili per raggiungere l’obiettivo delle zero emissioni e l’intelligent integration: l’auto da mezzo di trasporto a mezzo integrato in un ecosistema più ampio. Auto che comunica con le infrastrutture come parcheggi intelligenti o, appunto, reti di distribuzione intelligenti. Nissan è già attiva in tal senso anche con il progetto sviluppato con Eaton con i quali ha creato il sistema xStorage, che offre una soluzione completamente integrata di stoccaggio energetico domestico. Poiché le batterie hanno un ciclo di vita di vent’anni, decisamente superiore rispetto alla longevità delle auto, questo progetto garantisce, tra le altre cose, una “seconda vita” sostenibile alle batterie, che diventano così un modo in cui il proprietario di casa può trasformarsi da consumatore a produttore di energia, offrendo ai gestori della rete servizi di regolazione della frequenza.
Siamo in un mondo in cui la tecnologia ormai viaggia velocissima, pure troppo visto che nella vita di tutti i giorni non siamo ancora pronti ad implementarla. Per trasformare in realtà il V2G infatti, mancano ancora pezzi importanti come il decreto attuativo della legge di bilancio 2018 che dovrebbe eliminare ancora alcune barriere prima che si possa concretizzare lo sviluppo e la diffusione di questa tecnologia.