4. Tralasciando le cantanti “di maniera” derivative dal rigore formale dei Sixties e dei primi anni settanta, nessuna figura femminile in ambito rock alternativo ha lasciato un segno tangibile come Lei. Sono state diverse quelle che miseramente hanno tentato di coglierne l’essenza, di sublimarne il tratto, tuttavia senza riuscirci, offrendo semmai copie sbiadite di “un prodotto” semplicemente inimitabile.
5.“Se la mettano via”, le varie PJ Harvey, Florence and the Machine e tutte le darkettone bistrate ancora in circolazione. Non è possibile riprodurre una voce come quella, fondata su toni compatti, caldi, allo stesso tempo aggressivi. Non è possibile nemmeno riprodurne l’iconica figura. “Quella copiona” di Madonna a chi credete abbia fatto riferimento quando nei suoi anni migliori riuscì a sdoganare il look bondage/sadomaso, imponendosi peraltro come benchmark di stile? Le calze a rete strappate, i corpetti di pelle, i capelli cotonati… oltre che a proporli per prima, Siouxsie li portava quando la Ciccone faceva la cameriera a New York. Ci siamo capiti?
6. Susan Janet Dallion, poi Suzie e infine Siouxsie Sioux, incontra nel 1974 Steve John Bailey (Steven Severin) al Roxy Music Concert nel 1974, stringendo un’amicizia destinata a stravolgere inesorabilmente le loro esistenze. Insieme daranno vita ai Siouxsie and the Banshees, un nome che evoca molto da vicino “Cry of the Banshee” film interpretato da Vincent Price e ispirato da un racconto di Edgard Allan Poe, scrittore molto amato da Severin.
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