A urne chiuse, il verdetto è chiaro: la Lega al 34,3 oltre ogni previsione, il Pd al 22,7, il M5S al 17,7; i cespugli della ex-sinistra disseccati; Europa Verde in Italia non conta nulla mentre i Verdi in Europa crescono. Di tutto ci faremo una ragione. Chi inneggia e chi piange, ma pochi ragionano perché quando si è ubriachi o in crisi di astinenza, la ragione è la prima a morire. A sangue freddo, viene in mente il detto latino: “Quos perdere vult, deus demandat – Quelli che gli dèi vogliono distruggere, prima li fanno impazzire”. Ecco le ragioni.

La Lega ha fatto il pieno e parrebbe la vincitrice, ma così non è perché gli Italiani hanno votato Lega, credendo di votare per il governo italiano, senza tener conto che si votava per l’Europa. La vittoria della Lega, infatti, è “inutile” in Europa e paradossalmente è una condanna perché relega la Lega non solo ai margini per i prossimi cinque anni, ma subirà un trattamento più rigoroso, uguale e contrario alla sua prosopopea strafottente. Già a urne aperte i nuovi capi del nuovo Parlamento Europeo, hanno messo le mani avanti: niente accordi con i “sovranisti” e Orbán ha in corso una procedura di espulsione dal PPE che ora è una mossa obbligata. I “sovranisti” sono stati fedeli a se stessi: ognuno sovrano nel proprio Paese, ma senza nulla. Salvini è crocifisso sulla “flat tax”, a sua volta inchiodata sul “debito pubblico”. Sarebbe stato meglio per lui prendere 10 punti percentuali in meno e forse avrebbe contato di più.

Il M5S paga l’atto di suicidio con la cicuta che ha bevuto nel caso Diciotti, salvando Salvini dal processo e condannando se stesso all’estinzione. Chi si contenta gode. Hanno rinnegato con leggerezza principi e valori insuperabili insieme alla loro manifesta incompetenza e vanagloria. Sono stati un fuoco di paglia, utili a scalzare Renzi e poco di più. Non hanno saputo “fare politica”, non scegliendo il meglio del meglio tra le intelligenze della Società Civile come supporto per i vari Di Maio, Toninelli, Bonafede, Grillo: si sono illusi della loro vanagloria e si sono appesi ai balconi con proclami fuori luogo e decenza. Se riusciranno ad attestarsi tra il 10% e il 15%, devono leccarsi le dita. Peccato, potevano essere il mitico «apriscatole», sono rimasti il pesce in barile. Il cambio di casacca “a sinistra” nell’ultimo miglio non ha convinto me e non ha convinto nessuno. O si è e ci si fa.

Il Pd non ha nulla da festeggiare perché il suo risultato non è merito suo, ma conseguenza di diverse congiunzioni astrali e una incognita. In primo luogo queste elezioni sono state un sospiro di sollievo per respingere il renzismo ancora più lontano dal bosco ceduo del Pd che il cedevole Zingaretti non sa ancora gestire e governare. In secondo luogo, la cicuta bevuta dai 5Stelle e la paura delle sbruffonate rosarianti di Salvini hanno indotto qualcuno a tornare a votare Pd, per metterlo alla prova. In terzo luogo – e questa è l’incognita – parte del successo Pd lo si deve a Calenda e a Pisapia che nulla hanno da spartire col Pd di altri tempi, quello che una volta aveva un programma di sinistra con ideali di sinistra con sullo sfondo Gramsci, Berlinguer, De Gasperi, la Resistenza e l’antifascismo.

Senza Calenda, uomo e pensiero di Confindustria e senza Pisapia, noto sinistrorso da salotto imbottito, il Pd di Zingaretti avrebbe preso la metà scarsa del bottino del 26 maggio 2019. Ora Renzi e Calenda possono pensare di spolpare il Pd e di dare corpo, se ne hanno la forza, a un «macronino mignon» in italica terra.

La vittoria è la condanna della Lega: in Italia non può andare con Berlusconi che è ingestibile e impresentabile e, cosa più verosimile, moribondo. Non può buttare all’aria il governo perché non gli conviene, visto che ha vinto non avendo nemmeno un programma europeo o uno straccio di qualsiasi programma. Salvini cavalca l’onda, non i programmi che non sa nemmeno cosa siano.

Strana gente gli Italioti: hanno premiato l’unico partito che non ha neppure uno straccio di programma europeo e che è stato più assente di tutti in Europa, salvo a gridare contro i burocrati europei, standosene alla larga, al comodo delle spiagge italiane. Gli Italioti se ne accorgeranno e pagheranno amaramente la loro insipienza e la loro superficialità che dimostrano la loro immaturità politica. Non scelgono mai per ragionamento, ma plaudono solo gli slogan rassicuranti del momento.

Non hanno senso democratico, ma cercano con ossessione un capo che li comandi a bacchetta: prima Mussolini (e ho detto tutto!), poi Berlusconi, pregiudicato e ladro, poi Renzi, tronfio e famelico, poi Salvini, che non ha mai lavorato in vita sua, e il suo partito deve restituire 49 milioni al fisco alla faccia di chi lo ha eletto. Domani verrà uno straniero che li legherà ai remi e gli farà danzare il morso della tarantola. Non godete, gente, ma piangete su voi stessi e sui vostri figli perché siete artefici del vostro destino. Amaro.

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